Era il 2009 quando pubblicai sul Giornale dell'Odontoiatra una inchiesta in cui per la prima volta si indicavano dei numeri su quanti fossero gli italiani che si recavano all'estero per studiare odontoiatria. Come spesso accade nel nostro settore il fenomeno divenne subito il problema centrale della professione, la causa del calo dei pazienti, "il barbaro" da combattere nonostante molti di quegli studenti (se non la totalità) fossero e lo sono ancora oggi, figli di dentisti italiani che laureandosi possono dare un futuro allo studio di famiglia.
Il problema si è nel tempo sgonfiato e l'inchiesta pubblicata ieri da Odontoiatria33, in cui si evidenza l'ennesimo calo -anche se contenuto (poco più del 10% in due anni)- del numero di riconoscimenti di titoli esteri, riduce la questione ad una opportunità per alcuni e non ad un problema per la professione.
Un problema che è sempre stato visto come aumento della pletora (anche se essendo figli d'arte lo sbocco professionale era assicurato) e non come disparità tra studenti che studiano in Italia e quelli che si formano all'estero a cominciare dal numero di anni necessari per laurearsi: 6 in Italia 5 in Spagna e Romania. Inoltre nel tempo è emerso anche la disparità di qualità della formazione: in Spagna si comincia quasi da subito a fare pratica in Italia dal terzo anno, negli atenei attrezzati, in altri forse neppure al sesto.
Più volte ho evidenziato come, dal mio punto di vista, il problema della pletora, dei giovani laureati e del futuro della professione come la conosciamo oggi debba passare attraverso un progetto unico che porti gli studenti ad interessarsi alla libera professione e non solo all'attività clinica. Date opportunità a chi inizia la professione di entrare in studio, toccare con mano l'attività libero professionale. Date alternative concrete e meglio remunerate ai giovani laureati. Cominciate a lanciare messaggi positivi verso l'esercizio della vostra professione, non credo che oggi svolgere la professione di avvocato, architetto,commercialista sia poi tanto più semplice che aprire uno studio odontoiatrico. Certo fare il dentista negli anni '80 era tutto diverso, come era diverso fare qualsiasi altra attività. Ma i giovani laureati di oggi sono nati negli anni '90 e di quell'epoca faticano persino a riconoscere una canzone dei Bee Gees,de i Boney M, degli Chic di Donna Summer , figuriamo se fanno paragoni tra la redditività dell'odontoiatria del tempo con quella attuale. Oggi il loro metro di paragone è il pilota della Ryanair che guadagna 10 euro l'ora o l'amico avvocato con il contratto a progetto in un call center per vendere abbonamenti alla pay tv, e sono convinto che se gli darete la possibilità di provare, si convinceranno che gestire uno studio odontoiatrico oggi può dare buone soddisfazioni. (Vai alla notizia)
Direttore sanitario
Non serviva il Ddl Concorrenza per poter affermare che chi è deputato al controllo, se deve controllare 11 strutture contemporaneamente, probabilmente non riesce a farlo al meglio. E così la vicenda del direttore sanitario sospeso dalla CAO di Roma non dovrebbe essere una caso ma la normalità. La considerazione piuttosto è quella sulle differenti responsabilità tra il direttore sanitario e proprietà dello studio in tema di pubblicità: il primo è stato sanzionato la seconda no. Un'altra considerazione è su quanto vale in termini di remunerazione la responsabilità del direttore sanitario: qualche centinaia di euro al mese o come un amministratore delegato di una azienda? Quel direttore sanitario, se verrà sospeso (in caso di ricorso la decisione spetta alla CCEPS), non potrà lavorare per 4 mesi mentre il centro odontoiatrico continuerà a lavorare trovando un nuovo direttore sanitario. (vai alla notizia)
Il sorriso dimenticato
Tra le tante malattie il morbo di Alzheimer è forse la più "crudele" in quanto cancella i ricordi delle persone e fa sentire un estraneo chi per una vita è stato accanto al malato. Il servizio che la dott.ssa Costanza Micarelli ha realizzato in occasione della Giornata Mondiale dedicata alla malattia porta l'attenzione su come anche un aspetto del quotidiano, l'igiene orale e la salute orale, possa essere determinante per le persone colpite da questo male. (vai alla notizia)
Incostituzionale
L'articolo 3, perché verrebbe meno l'uguaglianza dei cittadini; l'articolo 32, perché non sarebbe più garantita la tutela della loro salute; gli articoli 117, 118 e 119, perché la parte della Legge Concorrenza riguardante l'odontoiatria (i commi 153, 154, 155, 156 dell'articolo 1) inciderebbe indebitamente sulle determinazioni regionali in materia di tutela della salute e di organizzazione dei sistemi sanitari.
Sono questi i motivi, secondo la CAO, di incostituzionalità della Legge sulla Concorrenza. Il presidente CAO ha scritto alle regioni chiedendo di porre il problema in quanto la FNOMCeO non può farlo. Vedremo cosa decideranno le Regioni. (Vedi al notizia)
Norberto Maccagno
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