Emendamenti, proposte di legge, anni di denunce, richieste, comunicati e parole invocando la necessità di tutelare i pazienti dai presunti pericoli che “il capitale” porterebbe nelle bocce dei pazienti.
Quante volte abbiamo letto su Facebook o sentito in tavole rotonde, assemblee sindacali, dentisti che riportando l’esperienza di colleghi denunciavano situazioni “non chiare” capitate all’interno di studi in mano a Catene?
Sempre voci, esperienze riportate oppure denunciate alla stampa ma in forma anonima, come ha fatto il dentista intervistato dal Resto del Carlino nel 2016. Che, però, non ha voluto metterci la faccia.
A dimostrate e ricordare che già oggi le norme consentono di tutelare i pazienti, e come si deve comportare un vero odontoiatria che ha ben chiaro quali sono i doveri deontologici, non poteva che essere una donna: la dottoressa Anna di Modena (nome di fantasia, l’Ordine ha preferito non fornirmi il nome).
La dottoressa ha deciso dopo tanti anni di attività (così riporta la stampa locale) di provare a collaborare in un centro odontoiatrico della sua città. Ci ha lavorato qualche settimana, si è guardata un po’ intorno, ha notato cose che ha ritenuto non conformi alle norme e con il pragmatismo che solo le donne hanno, è uscita dal Centro e si è rivolta alle autorità competenti per denunciare quanto secondo lei non andava. A seguito della denuncia sono scattati i controlli che sembrerebbero averle dato ragione, visto che hanno portando la sospensione dell’autorizzazione sanitaria del Centro e la conseguente chiusura.
A questo link la notizia della vicenda.
Dottoressa che non voleva essere complice, non voleva che i pazienti di quel Centro rischiassero la propria salute.
Dottoressa che non ha fatto altro che applicare quanto la Deontologia medica indica, quanto il suo compito di direttore sanitario gli imponeva, quanto il suo essere medico gli diceva: lavorare in uno studio a norma.
Perché non si è comportato allo stesso modo quel dentista professionista da 25 anni, con due lauree di cui una presa all’estero, che 3 anni fa ha raccontato al Resto del Carlino come nel Centro dove ha lavorato, “venivano imposte terapie e materiali per logiche imprenditoriali in funzione del guadagno”?
Perché quel dentista ha permesso che in quel centro i pazienti non venissero curati come secondo lui avrebbero dovuto essere curati, ed invece che alla stampa non si era rivolto all’Ordine, ai Nas?
Spesso si sente dire: ma chi lavora in quei Centri ne ha bisogno, tiene famiglia, la colpa è del capitale che impone cure veloci, le terapie da prescrivere, i materiali da utilizzare.
La dottoressa Anna ha invece ricordato che chi accetta compromessi è complice non vittima. E lei non voleva essere complice, lei con il suo gesto ha deciso da che parte voleva stare: da quella dei pazienti o anche solo non voleva rischiare sanzioni.
La legge Concorrenza del 2017 impone agli studi odontoiatrici organizzati in società, che devono ottenere l’autorizzazione sanitaria, di dotarsi di un direttore sanitario “esclusivo” e la recente norma Boldi obbliga il direttore sanitario ad essere iscritto all’OMCeO dove lo studio esercita l’attività.
Norme che hanno reso ancora più complicata la possibilità per alcuni Centri di cambiare il direttore sanitario come “calzini”. Inoltre le responsabilità del direttore sanitario sono aumentate ed i rischi in caso di contestazioni sono alte. Certo se l’Ordine controlla e sanziona, ma anche in questo caso le vaie OMCeO stanno lavorando. La decisione della CCEPS sul caso dell’iscritto a La Spezia è solo una delle conferme.
Maggiori doveri e responsabilità, e difficoltà di trovare un direttore sanitario alternativo, non farà altro che conferire ai direttori sanitari più autorità nei confronti della proprietà. Non si potrà più giustificare con un “io non sapevo, io l’ho segnalato ma non mi ha ascoltato”.
Di fatto l'Ordine controlla il direttore sanitario che controlla la proprietà. Se sgarra l'iscritto, rischia la sospesione dall'Ordine, se sgarra la proprietà rischia la denunica all'Asl o al Nas e la chiusura. Quindi conviene a tutti fare le cose come vanno fatte, come credo che vengano già oggi fatte nella maggioranza delle strutture dove già operano seri professionisti.
La dottoressa Anna ha ricordato come ci si deve comportare se ci si imbatte in eccezioni negative, che a contare sono i fatti e le azioni concrete.
Certamente mi direte: “ma non ha fatto altro che il suo dovere”. Probabilmente anche lei mi direbbe la stessa cosa, però, dopo la notizia della sospensione dell'autorizzazione del Centro, mi sarei aspettato qualche reazione positiva in più da parte dei suoi colleghi, qualche nota ufficiale. Salvo alcuni "complimenti" postati su Facebook da alcuni presidenti CAO, nulla. Non dico che sarebbe dovuto arrivare un invito a cena, una targa, un busto commemorativo nella sede dell’Ordine, una medaglia al valore, ma credo che sottolineare il suo gesto con una nota ufficiale, non avrebbe stonato.
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