Un DiDomenica che capita l’8 marzo non poteva non parlare di donne, ma non poteva essere un uomo a farlo.
Alla fine noi siamo quelli (non è più vero o forse ancora si) che portano una mimosa, un sorriso, dicono “oltre le gambe c’è di più” ma poi si stravaccano sul divano e neppure guardandola esclamano: “amò, che hai preparato per cena? Apparecchia tu, io sono a pezzi”. E lei che ha avuto una giornata peggiore della tua, invece di mandarti a calci dal kebabbaro dice: “certo, non ti preoccupare”.
Per parlare di odontoiatria al femminile allora ho chiesto a tre donne di farlo al posto mio:
Sandra Frojo: odontoiatra, titolare di studio, presidente CAO Napoli;
Francesca Ibertis: odontoiatra contitoalre di uno studio associato con la sorella ed altri collaboratori, presidente ANDI Asti.
Simona Chirico: odontoiatra collaboratricie in alcuni studi, ricercatrice, coordinatrice del sito Dentistry33.
A me il compito di indicare qualche dato.
Per quanto riguarda gli iscritti all’Albo dei medici, secondo ai dati FNOMCeO al 3 marzo, se si considerano gli under 54 la professione è già al femminile visto che sono più le iscritte donne degli iscritti maschi. Considerando tutti gli iscritti, 212.941 i maschi, 168.241 le donne.
L’odontoiatria sta recuperando, è ancora colorata di azzurro, ma il rosa avanza.
Dei 62.898 iscritti all’Albo degli odontoitri (doppi sicritti compresi) le donne sono 17.158, ma le percentuali cambiano drasticamente se si guardano in dati per fasce di età.
Tra i 60-69 anni la presenza delle donne è del 18%, tra i 45-49 sale al 36%, tra i 40-44 al 42%, in quella 35-39 arriva al 45,7%, in quella tra i 30-34 al 42,8% mentre tra i 25-29 le iscritte donna arrivano al 48%.
Nelle stanze del "potere", invece, le donne sono di fatto assenti: nessuna nel Comitato Centrale della FNOMCeO (se non una tra i probiviri) e neppure nella CAO nazionale ci sono donne. Ed a livello degli Ordini provinciali non va meglio. Sui 106 Ordini, i presidenti medici sono solo 11 mentre i presidenti CAO sono 5. La riforma Lorenzin, se entrerà in vigore già per le prossima tornata elettorale, dovrebbe fare cambiare un po’ la situazione prevedendo delle quote rosa. Ma ad oggi la professione è ancora governata da soli uomini… e forse un po’ lo si vede.
Sotto i tre contributi che meriterebbeo ognuno un DiDomenica tutto loro. Ma cosa ci volete fare, anche questo giornale è diretto da un maschietto.
Serve uno schock
Di Sandra Frojo
La Giornata internazionale dei diritti della donna ricorre l'8 marzo di ogni anno, per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche. Oggi mi appare come un appuntamento comandato, che non mi piace. Se sfogliamo articoli e comunicati degli ultimi decenni, appare subito chiaro che è un cliché che si ripete ogni anno, una volta all'anno senza grandi risultati. Lo specchio di un Paese che è il peggiore in Europa dopo Malta per il 'gender gap' sul lavoro: il divario è di quasi 19 punti rispetto agli uomini. Nella classifica mondiale l’Italia era alla 70ntesima posizione siamo scivolati al settantaseiesimo. Le attività professionali delle donne sono di 15 punti in meno rispetto alla media europea.
Veniamo alla nostra rappresentanza: siamo fuori dal Comitato Centrale, fuori dalla Commissione Albo Odontoiatri della FNOMCeO. Riconosco passi in avanti nelle Commissioni ordinistiche, ma l’impatto rimane molto basso. Questa è la realtà della marginalità delle donne medico ed odontoiatra in Federazione e negli Ordini provinciali.
Serve dare un urto, una scossa, è difficile cambiare le regole del gioco ma è necessario accelerare con numeri significativi. Le donne scelgono di essere medici ed odontoiatri con cifre che fanno giustamente parlare di una onda rosa che avanza.
Per andare dove?
Occupiamoci anche di Previdenza infatti il gender pay gap fra i sessi risulta essere importante. Premesso che a livello normativo i contratti non prevedono una differenza salariale nei generi, va notato che esistono meccanismi basati sulla presenza, determinanti sia per la retribuzione che per la carriera, così come meccanismi di accesso alla pensione basati sull’anzianità contributiva che continuano implicitamente a penalizzare le donne che dedicandosi maggiormente degli uomini al lavoro di cura scontano percorsi lavorativi più discontinui.
Non è colpa solo degli uomini, sia chiaro. A noi donne manca declinare il potere come fattore culturale.
L’Odontoiatria è una professione nata per noi donne
Di Francesca Ibertis
Mi sono laureata in Odontoiatria e Protesi Dentaria nel 1992 a Torino, era il 2 di novembre, il giorno dei morti, ed ho da sempre considerato in modo scaramantico che quella data fosse decisamente propizia alla mia professione futura. A quei tempi nel mio corso di laurea su 40 studenti le ragazze erano 7, con un rapporto maschi/femmine, quindi, di 6 su 1.
Da allora ho visto il mondo dell’odontoiatria femminilizzarsi sempre di più e questo è un processo a mio avviso naturale e scontato.
Il mestiere dell’odontoiatra, più ancora di altre professioni sanitarie, sembra adattarsi perfettamente a quelli che sono i punti di forza del mondo femminile.
Ci attribuiscono un’innata capacità di accudimento e abilità nello stabilire rapporti empatici, questo rende più semplice per i pazienti affidare un ambiente così intimo e personale come la propria bocca alle cure di un odontoiatra donna.
Sappiamo cogliere con facilità i messaggi del non verbale, cosa molto utile per comprendere quei pazienti che fanno fatica ad esprimere apertamente aspettative, dubbi e a volte paure.
Negli anni abbiamo anche acquisito più autorevolezza e spirito imprenditoriale, caratteristiche queste storicamente attribuite agli uomini, più per ragioni culturali che non per reale predisposizione. Le donne inoltre hanno il non indifferente vantaggio fisico di una mano più sottile, poco ingombrante e adatta ai movimenti fini e precisi, una grande resistenza a posizioni di lavoro forzate e più flessibilità fisica dei colleghi uomini.
Posso dire infine che nella la sezione provinciale ANDI di Asti le quote rosa sono molto ben rappresentate sia come socie attive che come membri del consiglio direttivo, essendo il presidente ed il vicepresidente due donne.
L’orgoglio di essere odontoiatra, donna, pronta a gettare le basi per un futuro più rosa
Di Simona Chirico
In una ricorrenza come l’8 Marzo, reputo importante che ognuna di noi rifletta su quella che oggi è la condizione della donna, non soltanto nella quotidianità, ma anche, e soprattutto, sul posto di lavoro. Quello dell’odontoiatria è stato, per molti anni, un mondo prettamente maschile, ma il cambiamento in atto è sotto gli occhi di tutti.
La presenza femminile sta crescendo, non soltanto all’interno degli studi professionali, ma anche nelle società scientifiche italiane e nel mondo accademico.
Inoltre, sono sempre più le donne che nello svolgimento della professione sono apprezzate per le loro capacità e sono viste come punti di riferimento.
Questa tendenza rappresenta una speranza e una opportunità per tutte noi giovani odontoiatre che vogliamo dare una impronta concreta e tangibile della nostra professionalità e della nostra voglia di partecipare attivamente nel migliorare sempre di più la nostra professione.
Credo che l’essere donna è e sarà sempre un orgoglio, perché noi donne, se crediamo davvero in quello che facciamo e mettiamo tutte le nostre forze, abbiamo davvero una marcia in più.
Personalmente, come giovane odontoiatra che si è da poco affacciata alla professione, rappresenta un motivo di gioia e soddisfazione avvertire la stima e la fiducia dei colleghi con cui ho il privilegio di collaborare, sia in studio, sia come gruppo di ricerca che in rivista.
In quanto donna, sono consapevole che ogni passo in avanti va conquistato, dimostrando sempre più professionalità, mediante lo studio, l’aggiornamento costante e la voglia di migliorarsi giorno dopo giorno. Solo così, potremo dimostrare di essere all’altezza del ruolo che ricopriamo attualmente, gettando le basi per un futuro più in rosa.
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