Non sono mai stato un amante dei reality. Per pura curiosità, subito scemata, ho visto qualche puntata del primo Grande Fratello e poco altro. Non mi interessano i fatti privati degli altri e tanto meno quelli finti creati da più o meno ispirati sceneggiatori con l’obiettivo dello share o dei click. Però rispetto chi li guarda così chi compra le riviste di gossip.
Quindi, per “puro dovere professionale” e sfruttando una clausura forzata da positività mi sono deciso a guardare la puntata che avevo registrato, per ora l’unica, di La Dottoressa Smile andata in onda su RealTime mercoledì 21 dicembre in seconda serata.
Tecnicamente la trasmissione è stata presentata non come reality ma come il primo smile makeover (“ristrutturazione del sorriso”), suona bene.
Se vogliamo questo è l’ultimo, in ordine cronologico, di tutta una serie di programmi che in questi anni hanno portato sugli schermi varie professioni (ristrutturare casa, come vestirsi, organizzare matrimoni, il ritocchino dal chirurgo estetico etc) per raccontare momenti di vita delle presone. Alcune trasmissioni hanno avuto anche un discreto successo.
Quello di fare conoscere la quotidianità odontoiatrica poteva essere un’occasione per cercare di contrastare i luoghi comuni sui dentisti, sulle cure odontoiatriche, magari anche lanciando qualche messaggio utile per mantenere in salute i denti dei telespettatori. Un’occasione per dare una visione “umana” della vostra professione cercando, anche, di allontanarsi dall’immaginario del dentista con la barca ed il macchinone, e da quel “mi fa male e mi fa spendere”.
Il format è stato però costruito sui luoghi comuni della professione odontoiatrica, e non solo, a cominciare dalla rappresentazione data dalla protagonista, la dott.ssa Annapaola Manfredonia, laureata in medicina, specializzata in odontostomatologia, iscritta all’Albo dei medici ed a quello degli odontoiatri a Napoli.
Elegante professionista ripresa nella sua villa con giardino con vista mozzafiato sul Golfo di Napoli, mentre consuma la prima colazione servita “dall’indispensabile” cameriera peruviana (almeno sembra) che l’accompagna a fare la spesa per il party che sta organizzando o mentre si reca in studio con autista o taxi, non si capisce bene, ed ancora mentre brinda con le amiche a prua di uno yacht in mare. Poi c’è Rosa, l’ASO nel suo ruolo di “cuscinetto” tra dentista e paziente, con tanto di siparietto in cui dentista ed ASO ironizzano sulle richieste, buffe, dei pazienti. Anche se per i pazienti quelle richieste non sono buffe.
Poi ci sono i pazienti.
Ida, donna cinquantenne napoletana, mamma di 4 figli che ha dovuto “tirare su” da sola con mille difficoltà, trascurando il suo sorriso e quindi perdendo molti denti, anche frontali. Ancora piacente, dice la sorella, e apprezzata dagli uomini vuole finalmente tornare ad avere un bel sorriso.
Gustavo, commercialista napoletano con uffici nel centro direzionale di Napoli con problemi di dimensione verticale e gengive per colpa, dice la dottoressa, di due circolari precedentemente realizzati. Ma per Gustavo, il dramma, è il terrore per il dentista.
Infine Lucrezia, 23 anni da 10 fidanzata con Antonio che sogna di sposarsi ma per via di un diastema che non accetta, non sorride mai quando viene fotografata. “Problema fondamentale” per chi vuole sposarsi. Ma non si è mai decisa ad intervenire nonostante abbia sentito molti dentisti negli anni.
Non molto chiare, almeno per me, le soluzioni cliniche adottate.
Ad Ida, dice la dott.ssa Manfredonia, la soluzione poteva essere l’implantologia (“ma ci vuole tempo” dice), oppure una protesi “innovativa realizzata negli Stati Uniti”, soluzione poi adottata. D’altronde nell’imaginario patinato vuoi non mettere anche il mito anni ’80 d’oltre Oceano dove tutto e meglio e più bello.
A Gustavo invece vengono sostituiti i vecchi ponti con altri in “resina acetalica cristallizzata per fare guarire le gengive”, ha spiegato la dottoressa.
Per Lucrezia una soluzione con faccette sottilissime che non prevede di “limare i suoi denti” e consente, anche, di allargarle il sorriso.
Nei 35 minuti di spettacolo vengono alternati momenti di vita di studio, qualche momento clinico, con i racconti personali dei protagonisti e la vita sociale/mondana della dottoressa, impegnata ad organizzare una mega festa nel suo giardino sul golfo.
Quale il messaggio che si coglie terminata la visione?
Certamente quello certificato dal sorriso positivo e soddisfatto dei tre protagonisti/pazienti.
Non manca anche il momento romantico “strappalacrime” con Antonio inginocchiato di fronte alla sorridente Lucrezia in lacrime con in mano un mazzo di rose ed un anello di fidanzamento.
Ovviamente l’obiettivo del programma non era quello della divulgazione scientifica ma lo spettacolo. E quello è stato ben costruito, se piace il genere.
Il messaggio, certamente semplice, che esce alla fine è sicuramente positivo: non si deve avere paura del dentista e se si trascura la salute orale si hanno grossi problemi, che però si possono risolvere, proprio dal dentista. E la protagonista, la dott.ssa Manfredonia, comunica professionalità e rassicura.
Sulle scelte cliniche dite voi, ma i telespettatori non hanno le vostre competenze e giudicheranno con lo stesso metro con sui commentavano i vestiti nel reality sul matrimonio o il nuovo aspetto delle protagoniste curate dallo stylist di turno.
Certo vengono esaltati tutti quei luoghi comuni legati alla vostra professione, però lo stesso viene fatto quando si rappresenta Napoli (a cominciare dalla musica di sottofondo non certo quella di Pino Daniele o Liberato) coi i suoi vicoli colorati pieni di umanità, le donne di servizio ed anche il marito, inutile.
Sul fronte odontoiatrico ovviamente si poteva fare meglio, anche solo scegliendo qualche immagine meno cruenta e lanciando qualche indicazione clinica che aiutasse a capire e dando consigli. Ma so bene, come lo siete voi, di essere di parte.
Allora, per avere un parere laico ho chiesto a mia figlia (23 anni) di vederlo e darmi una impressione.
“Fatto bene, è come tutti gli altri programmi simili”, mi dice smontando le mie attese e quando le chiedo come ha percepito la parte odontoiatrica della professione del dentista mi dice: ma quello era il corollario, lo sfondo, i protagonisti di questi programmi sono sempre i fatti personali.
Vedremo se la serie avrà un seguito, ad oggi era annunciato come un programma test.
Io comunque continuo a ritenere che male non fa. Se non ha umanizzato la vostra professione almeno gli ha dato un momento di visibilità, e in un periodo in cui si guarda solo all’apparenza questo non è da poco. E comunque ha consentito di protesizzare, credo gratuitamente, tre pazienti. Una cedenza settimanale del programma potrebbe attivare una forma di odontoiatria sociale.
A questo link potete rivedere la puntata, armandovi di buona volontà visto le continue interruzioni pubblicitarie.
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