La notizia della sentenza del tribunale di Sassari che ha sospeso la decisione dell’Asl, imponendo di riammettere nelle “graduatorie provvisorie specialisti ambulatoriali branca odontoiatrica” una laureata in odontoiatra senza specialità, mi permette di tornare sulla questione laurea odontoiatrica equiparata ad una specialistica.
Come tutte le sentenze anche questa si riferisce al singolo caso preso in esame e consentirà alla dottoressa di rientrare nella graduatoria e fare le sostituzioni quando uno dei pochi odontoiatri che lavorano negli ambulatori pubblici dell’ATS andrà in ferie o sarà in malattia.
Peraltro, tutti gli odontoiatri senza diploma di specialità possono nuovamente partecipare ai concorsi per entrare nelle graduatorie, il problema era nato lo scorso anno per la modifica dell’Accordo Collettivo Nazionale per la disciplina dei rapporti con gli specialisti ambulatoriali interni che a differenza degli anni precedenti aveva introdotto il requisito della specialità odontoiatrica così come indicato dalla Legge Balduzzi. Contratto poi modificato dopo le proteste di CAO e Sindacati. Ma come speso capita in Italia, la modifica era arrivata quando i termini per presentare le domande di rinnovo erano scaduti, e così chi era in graduatoria da anni ma senza specialità, non ha potuto rinnovare la domanda.
La vera novità, importante ma puramente formale, introdotta dalla sentenza arriva dalle motivazioni date per accogliere il ricorso, come hanno spiegato in modo chiaro su Odontoiatria33 il presidente nazionale CAO Raffaele Iandolo ed il segretario sindacale ANDI Palermo Francesco Spatafora.
Della questione del riconoscere la laurea odontoiatrica come specialistica ne abbiamo parlato molte volte in questi anni riportando le posizioni di chi è a favore e di coloro che sostengono che, invece, i diplomi di specialità sono uno strumento che permette al laureato di formarsi su una branca specifica dell’odontoiatria ma che conferisce alla laurea in odontoiatria ancora più dignità ed importanza, al pari di quella in medicina.
Il tribunale di Sassari, nelle motivazioni con le quali ritiene che la laurea in odontoiatria e protesi dentaria sia già specialistica, ha colto certamente una delle storture di una norma, quella dell’obbligo di specialità per accedere ai concorsi pubblici, indubbiamente scritta per il laureato in medicina senza considerare che l’odontoiatria non è più una branca della medicina ma una professione specialistica distinta. E poi per odontoiatria, ricordano i giudici, non ci sono diplomi di specialità che consentano di dare quel “plus” rispetto al solo laureato in odontoiatria in considerazione delle prestazioni offerte dal SSN. Ma, mi ripeto, ne abbiamo già parlato più volte così come della utilità (limitata) del diploma di specializzazione senza uno sbocco pubblico.
Giusto ricordare, come ha fatto il presidente Iandolo, che certamente la sentenza porta un punto a favore di chi vuole vedere riconosciuta la laurea odontoiatrica come specialistica per lavorare nel SSN, ma perché questo principio venga introdotto occorre modificare una Legge, la Balduzzi.
Giustamente CAO e sindacati, prendendo come esempio il parere dei giudici, sono tornati a pressare il legislatore chiedendo di modificare la legge. E come le altre volte che si è toccato l’argomento, torno a domandarmi perché nel pressare il legislatore al fine di cambiare la norma, non si chiede, anche, di potenziare l’assistenza odontoiatrica pubblica incrementando le ore dedicate o, almeno, riassegnando le ore che negli anni sono rimaste vacanti per via dei pensionamenti?
Più ore vuole dire fare lavorare più odontoiatri che invece oggi sono “parcheggiati” nelle liste di attesa, ponendo il “posto” pubblico non più solo una possibilità lavorativa anche per gli odontoiatri. Altrimenti si permetterà a tanti di vedersi inseriti nelle graduatorie, senza però essere mai chiamati.
E poi ci sarebbero anche i pazienti che vorrebbero rivolgersi all’ASL per effettuare le cure di cui necessitano ma si trovano di fronte a liste di attesa annuali causate non tanto dal fatto che mancano gli odontoiatri, ma perché mancano gli ambulatori pubblici aperti. Ma anche di questo, sia io che voi lettori ne abbiamo parlato spesso, ed il leggere che il dibattito sui nuovi Lea è oggi concentrato più sul tariffario dei rimborsi per l’assistenza specialistica ambulatoriale che su quali prestazioni poter erogare, non fa presagire nulla di buono. Almeno per i pazienti che il dentista privato non possono permetterselo.
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