Mentre scrivo questo DiDomenica, le delegazioni presenti alla Cop27, l’annuale conferenza delle Nazioni Unite sul clima, non sono ancora riuscite a raggiungere un accordo su di un documento comune. Ma anche se lo raggiungono, l’impressione è che comunque, poi, ognuno continua a fare cosa vuole.
Come capita a casa nostra.
Il Piemonte in tema di raccolta differenziata è più virtuoso della Germania ed infatti, a differenza di quanto avviene nella Capitale da noi mucchi di “monnezza” per strada non ci sono. So bene che a Roma la questione è più complessa, ma quando ci vado, nei cassonetti, vedo tutti i tipi di rifiuti insieme.
Certo, per cercare di non desertificare il nostro pianeta e ripulire un po’ l’aria, servono regole condivise ed applicate da tutte le nazioni, ma in attesa che questo avvenga si può partire dal nostro quotidiano che messo insieme al quotidiano di tutti gli altri, diventa una bella montagna di rifiuti in meno da smaltire.
Come sappiamo bene bastano piccoli gesti che però comportano sacrifici, altrettanto piccoli, ma se lo fanno gli altri è meglio.
Come tutti i loro coetanei, i miei figli sono sensibili ai temi ambientali, ne parlano, si indignano, sono contro il carbone, il nucleare, la CO2, ma poi tutte le mattine buttano il vasetto di plastica dello yogurt nel contenitore dei rifiuti indifferenziati sotto il lavandino della cucina, perché uscire sul balcone per metterlo in quello della plastica, “fa fatica”. Un giusto compromesso sarebbe lo yogurt, magari prodotto dal contadino nelle vicinanze, venduto nel contenitore di vetro e travasato alla mattina in un una tazza nella quantità che serve. Ma qui andiamo troppo avanti e quindi torniamo al settore dentale.
In vista del Cop27, la FNOMCeO e l’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE) hanno presentato un documento indicando alcuni temi che dovrebbero essere considerati dal Governo: come il risparmio energetico, l’uso più consapevole ed appropriato di certi esami, l’ambulatorio verde e la conoscenza degli effetti del cambiamento del clima anche su patologie non letali, che però incidono sui costi del SSN.
La dimostrazione che tutto serve e tutti noi possiamo fare la nostra parte per il bene di tutti a cominciare dal nostro.
Così come possono e devono farlo i dentisti. Su Odontoiatria33 ne abbiamo parlato molte volte. Il prof. Massimo Gagliani in un suo recente Agorà del Lunedì aveva citato un lavoro scientifico in cui veniva indicato che un solo studio odontoiatrico di medie dimensioni, che lavori otto ore per duecentoventi giorni/anno su due postazioni lavorative, produrrebbe circa milleduecento chilogrammi di rifiuti plastici/anno. Ovvero più di una tonnellata. Magari ci si potrebbe impegnare a ridurre questa mole di monouso, in cambio di uno sconto sulla tassa sui rifiuti.
Tiziano Caprara ci aveva in più occasioni raccontato come si può gestire uno studio odontoiatrico considerando l’ambiente, recentemente FDI ha realizzato delle guide ad Hoc con consigli per l’odontoiatra nella gestione dello studio green.
Peraltro, una gestione green dello studio, se spiegata ai pazienti, può diventare anche un’efficace azione di marketing.
Però alla fine si torna alla questione del vasetto di yogurt dei miei figli, si deve rinunciare a qualcosina, cambiare le nostre abitudini per ritrovarselo poi.
Un bell’esempio odontoiatrico potrebbe essere quello dello spazzolino da denti. Ne parlava decenni fa nei suoi spettacoli Beppe Grillo prima di dedicarsi alla politica.
AltroConsumo, in una inchiesta pubblicata sulla rivista Salute ad agosto, ha calcolato che ogni anno, in Italia, sono 3.700 tonnellate i rifiuti di plastica derivanti dagli spazzolini, l’equivalente di 150mila bottiglie di plastica da un litro e mezzo. Altroconsumo ha analizzato 34 spazzolini di varie marche in commercio rilevando che “nessuno è davvero amico dell’ambiente”: troppi i componenti in plastica non riciclabile, a partire dagli inquinanti cappucci che, come ci aveva spiegato la prof.ssa Gianna Maria Nardi, non tengono lontano i batteri.
Per AltroConsumo, lo spazzolino ideale “dovrebbe avere il manico in plastica riciclata, la testina cambiabile, un imballaggio fatto da un solo materiale (carta o plastica riciclata). Uno spazzolino che racchiuda tutte queste caratteristiche non lo abbiamo trovato nella nostra analisi sul mercato, dove abbiamo considerato le marche e i modelli più diffusi (Aquafresh, Colgate, Elmex, Gum, Mentadent, Meridol, Oral-b, Sensodyne e Tau-marin) e anche gli spazzolini che per il tipo di materiale utilizzato sembrano più sostenibili (Alcea, Alverde della catena specializzata Dm, Colgate, Edu.care, Jordan, Ocean87, Oral-b, The humble co, Zebra di Tiger) e i pochi spazzolini per i quali è possibile sostituire solo la testina (Io Coop, Ocean87, Silver Care)”.
Solo uno spazzolino di quelli considerati dall’inchiesta, risulterebbe realizzato in plastica riciclabile: quello di Jordan. Sinceramente non so se vi siano dei problemi per fabbricare spazzolini totalmente di plastica riciclabile, ma credo che considerare e spiegare anche questi aspetti quando prescrivete ai vostri pazienti lo spazzolino da utilizzare, sicuramente sareste ancora più apprezzati e magari “consiglierebbe” le aziende produttrici a realizzare strumenti più sostenibili.
Tutti parliamo della necessità, di vivere in un ambiente più ecosostenibile, ma poi fatichiamo ad adoperarci in prima persona per farlo. In questi anni Associazioni di settore, le Società scientifiche hanno evidenziato la necessità di farlo. Perché non confrontarsi con l’industria per chiedere materiali che oltre alla salute orale dei pazienti, puntino anche alla ecosostenibilità del sistema, ed anche alla sostenibilità della gestione dello studio.
Perché, poi, i prodotti green costano di più degli altri ed allora si torna al vasetto di yogurt nell’indifferenziata.
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