Con l’odontoiatria tradizionale, ora si dice analogica, poteva capitare (o capita ancora) che il dentista mandasse l’impronta al laboratorio con la generica richiesta di realizzare un apparecchio ortodontico, confidando nell’esperienza dell’odontotecnico. Lo ha ricordato il prof. Massimo Gagliani, Coordinatore scientifico per l’area odontoiatrica di EDRA commentando, durante il Dentistry Summit EDRA, i dati di un sondaggio online per capire l’incidenza del digitale negli studi odontoiatrici. Potete rivedere la tavola rotonda a questo link.
Tra gli aspetti che abbiamo voluto sondare, anche quanto gli odontoiatri demandino ad un operatore che sta davanti al computer la progettazione di una terapia ortodontica, ma anche l’inserimento degli impianti nel caso il dispositivo da realizzare sia una dima chirurgica. Per cercare di capirlo, abbiamo preso come riferimento il dispositivo che più di altri è oggi il simbolo dell’applicazione pratica delle tecnologie digitali: l’allineatore trasparente. Allineatori che in questo caso, perché prodotti industrialmente, sono dispositivi classificabili come dispositivi medici realizzati per pazienti specifici come ci ha spiegato la dott.ssa Marcella Marletta, già Direttore Generale della Direzione dei Dispositivi Medici del Ministero della Salute, durante il Dentistry Summit EDRA.
So bene che gli ortodontisti studiano il caso e programmano gli spostamenti direttamente attraverso appositi software e poi inviano i file al centro di produzione per farsi realizzare le mascherine trasparenti necessarie per correggere le disfunzioni del singolo paziente. Oppure il service (l’azienda che produce industrialmente gli allineatori) propone una terapia e poi il clinico, dopo aver valutato, conferma ed autorizza la fabbricazione.
Ma avviene sempre così?
Attraverso il sondaggio abbiamo tentato di capirlo.
L’81% degli odontoiatri titolari di studio che ha risposto al sondaggio dice di prescrivere allineatori trasparenti e per la loro realizzazione si affidano nel 68% dei casi ad un service e nel restante 32% ad un laboratorio odontotecnico.
La domanda successiva è stata questa: “Per la pianificazione della terapia per gli allineatori, ti affidi al service/laboratori?”
Si affidano a service e laboratori il 40%, il 32% ha risposto “dipende, mentre non si affida per la pianificazione della terapia a service o laboratori il 28%. Quindi una buona parte demanda ad altri, un odontotecnico o un operatore che sta davanti ad un computer e tramite software guidato dall’intelligenza artificiale decide gli spostamenti realizzando le varie mascherine necessarie.
Sulla questione del chi fa cosa c’è una certezza, ad essere responsabile è sempre l’odontoiatra, anche se la progettazione clinica è realizzata da altri.
A ricordare che è sempre dell’odontoiatra la responsabilità, era stato il presidente nazionale CAO Raffaele Iandolo in questa video intervista, ma anche gli esperti del SIOF confermavano questo e consigliavano prudenza.
Chiarito che tutti gli iscritti all’Albo degli odontoiatri sono legittimati a prescrivere terapie ortodontiche e che è l’odontoiatra prescrittore ad essere responsabile, non sarebbe utile normare la figura che sta davanti al computer a progettare il caso? Non per noi pazienti, visto che in tribunale eventualmente portiamo l’odontoiatra, ma proprio per l’odontoiatra stesso?
Chi sta davanti al computer a spostare virtualmente i denti o a mettere virtualmente gli impianti, certamente si sarà formato (dove, come, attraverso chi?) sia dal punto di vista clinico che informatico, poi l’Intelligenza Artificiale del software fa il resto. Ma basta?
Con l’avvento delle nuove tecnologie, in ambito sanitario, sono nate nuove figure professionali con propri profili e percorsi di studio, come il bioingegnere, il biologo specializzato in biotecnologie. Figure non necessariamente sanitarie ma che lavorano in ambito sanitario magari per realizzare direttamente in sala operatoria, attraverso una stampante 3D, tessuti da impiantare.
La figura deputata a supportare l’odontoiatria al computer nella progettazione degli allineatori o a determinare la posizione virtuale degli impianti in funzione dell’anatomia del paziente e della tipologia di protesi da realizzare, potrebbe essere indubbiamente una di queste figure professionali legate alla facoltà di biologia (ovviamente prevedendo una formazione specifica per gli ambiti odontoiatrici), oppure, credo meglio ancora, una nuova figura che, magari dopo l’abilitazione da odontotecnico, si specializza attraverso un corso universitario in tecnologie odontoiatriche.
Se ne parla da tempo, ma mi sembra poco convintamente, soprattutto sugli obiettivi finali.
Entro il 2024, la dott.ssa Marletta ci ha detto che verrà emanato un regolamento specifico per App e Software legati ai dispositivi medici, ma l’obiettivo sarà quello di tutelare i pazienti. All’odontoiatra andrà bene essere responsabile di quanto fa un software, anche se è lui (l’odontoiatra) a dover dire se pigiare o non pigiare il bottone “enter” per lanciare la stampa?
Non sarebbe meglio poter condividere quelle responsabilità, o almeno avere la certezza che chi sta davanti a quel computer ne sappia non solo di informatica ma anche di anatomia, di clinica, funzione, gnatologia, odontotecnica e di quant’altro serva, ed abbia un titolo che certifichi che ne sa di tutto questo?
Ma sicuramente sulla nostra pagina Facebook mi spiegherete perché non serve, visto che di proposte simili non mi sembra di averne sentite.
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