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28 Gennaio 2024

L’avvocato che voleva fare il dentista, per svago

di Norberto Maccagno


Nelle scorse settimane è tornata a fare notizia la vicenda di un avvocato -anche laureato in Spagna in odontoiatria ed iscritto dal 2017 all’Albo degli odontoiatri di Torino- che mesi fa si era visto rifiutare l’Iscrizione dall’Ordine degli avvocati di Milano perché la doppia iscrizione sarebbe incompatibile. Ovviamente ne avevamo parlato su Odontoiatria33.

L’avvocato dentista aveva presentato ricorso contro la decisione, ricorso respinto nei giorni scorsi dalla Cassazione confermando che il doppio status è incompatibile. Sottolineo, incompatibile per l’Ordine degli avvocati non per quello degli odontoiatri, perché l’incompatibilità per gli odontoiatri dell’iscrizione in un altro Albo è stata eliminata con il Decreto Bollette.

La mia curiosità per la vicenda non è tanto per gli aspetti legali ma per il fatto che un avvocato ha voluto laurearsi anche in odontoiatria e per di più in Spagna dove l’impegno economico per farlo non è secondario.Questo il motivo dichiarato della necessità della doppia iscrizione: proseguire degli studi per completare il percorso formativo. L’avvocato dentista ha sostenuto di essersi iscritto alla facoltà di odontoiatria per una "personale saltuaria attività di svago culturale, di studio in ambito universitario postlaurea", precisando anche di non trarre alcun guadagno dall'attività di dentista.  

Sulla questione formazione post universitaria e iscrizione all’Ordine ho chiesto a chi ne sa di formazione universitaria, e mi è stato spiegato che secondo il MIUR, per accedere alle scuole di specializzazione, basta la sola laurea e questo dovrebbe valere anche per i Master. L’abilitazione e l’iscrizione all’Ordine, mi è stato detto, potrebbe essere richiesta solo per i corsi pratici sui pazienti, ma non certo per quelli teorici. 

Ovviamente ognuno si svaga come crede, poi parlando della cosa con alcuni vostri colleghi mi fanno notare che l’intenzione dell’avvocato dentista poteva essere quella di fare il CTU. E qui mi chiedo: se un avvocato che ne sa anche di odontoiatria è certamente un vantaggio, un CTU bravissimo in teoria ma che non ha mai esercitato, non ha mai messo in pratica quella teoria, può giudicare la perizia o l’imperizia del dentista chiamato in causa dal paziente? Ma comunque il problema non si pone, sembra che si sia cancellato dall’Albo degli Odontoiatri ed abbia optato per la professione di avvocato. 

La vicenda, però, mi riporta ad una mia considerazione che si ripresenta ogni anno quando consulto i dati FNOMCeO sugli iscritti all’Albo degli odontoiatri che Odontoiatria33 richiede per darne notizia. Grazie a quei dati, sappiamo che gli iscritti a gennaio 2024 sono poco più di 64 mila. Di questi, qui il dato è più approssimativo perché non esiste un elenco preeciso, 44-46 mila i reali esercenti, stando a recenti dati del Servizio Studi ANDI su elaborazione dati ENPAM.   

Gli altri 10 mila circa che cosa fanno
Gli oltre 24mila iscritti all’Albo dei medici ma anche a quello degli odontoiatri, esercitano entrambe le professioni? 

Perché (ovviamente è un mio personale parere) ad un Albo ad un Ordine professionale dovrebbero essere iscritti solo coloro che esercitano la professione e non chi la vorrebbe o potrebbe esercitare ma fa altro.
E questo vale per un medico iscritto anche all’Albo degli odontoiatri che fa solo il medico, così come l’iscritto anche a quello dei medici ma che fa solamente la professione odontoiatrica. Ancora di più se è in pensione e non svolge più nessuna delle due professioni. Ma vale anche per tutte le altre professioni regolamentate: l’ingegnere che insegna, il farmacista che fa il giornalista etc. 

Peraltro, un doppio iscritto dovrebbe raccogliere il doppio dei crediti ECM, quelli richiesti per agli iscritti all’Albo dei medici e quelli richiesti agli iscritti all’Albo degli odontoiatri. Ma tralascerei questo aspetto, per molti sarebbe già un successo raccogliere quelli richiesti per legge per almeno una delle due professioni. 

Se per esercitare una professione protetta è obbligatorio essere iscritti ad un Ordine professionale, non sarebbe corretto imporre per chi non esercita la professione, l’obbligo di cancellarsi per poi eventualmente iscriversi nuovamente quando tornerà ad esercitarla?
Un giornalista (invento un esempio) laureato in medicina magari 40 anni fa, che non ha mai esercitato, se è iscritto all’Albo tecnicamente può prescrivere farmaci, diventare direttore sanitario di una Srl. Ovviamente non lo farà mai, però l’iscrizione gli consente di farlo. 

Posso intuire le varie motivazioni, anche quelle pratiche ed anche il senso di appartenenza che si vuole manifestare rimanendo iscritti, ma l’Ordine non è un club. 

So bene che di tutti i problemi che toccano il settore questo non è neppure ascrivibile alla voce problemi. Però parlando di trasparenza, il mio “cruccio” potrebbe avere un senso? Se un paziente scrive sul sito della FNOMCeO, nell’elenco dei medici abilitati all’esercizio della professione, il cognome del giornalista medico che da 40 anni fa il giornalista, lo trova e fino a qualche mese fa trovava anche l’avvocato laureato in odontoiatria. E poi, se fosse iscritto solo chi esercita, finalmente sapremmo quanti sono i dentisti che esercitano la professione. Informazione non di poco conto se si vuole fare una programmazione seria e non solo per capire il numero dei futuri dentisti.  

Mi piacerebbe sapere voi come la pensate. Postate il vostro parere commentato questo DiDomenica sulla pagina Facebook di Odontoiatria33.


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