Insegnare a utilizzare le nuove metodiche diagnostiche e terapeutiche, dalla diagnostica per immagini alle biotecnologie e al Total Face Approach, e favorire un circolo virtuoso di informazioni che, in un percorso bidirezionale e continuo, parta dal laboratorio e arrivi alla poltrona del paziente. Questo l’obiettivo del congresso “Ricerca traslazionale e pratica clinica”, organizzato dalla clinica odontoiatrica Irccs Istituto ortopedico Galeazzi, da venerdì 20 a sabato 22 gennaio 2011 a Milano, presso l’Atahotel Executive. “Al centro del dibattito” spiega Roberto Weinsein, presidente del congresso e direttore della clinica odontoiatrica Galeazzi “c’è l’implantologia più moderna, con tutte le conquiste della ricerca oggi disponibili. L’intento che ci siamo posti è di affrontare i più innovativi concetti della riabilitazione orale, affiancando alla base teorica un’impostazione pratica, che scandagli le modalità di utilizzazione delle nuove tecnologie e promuova il “come si fa”. Quando si insegna, d’altra parte, è giusto partire dalla pratica, ma occorre prestare attenzione a che il “fare” sia supportato da solidi concetti scientifici”. Il percorso formativo parte con un corso precongressuale dal titolo “Integrazione fra anatomia clinica e diagnostica per immagini”, che si terrà il giovedì dalle 13.30 alle 18.30. “L’idea” spiega ancora Roberto Weinsein “è di formare i professionisti all’utilizzo in odontoiatria delle ultime metodologie diagnostiche basate sulla radiologia digitale, che vanno dalla radiografia tradizionale alle nuove tecnologie - tra cui anche l’imaging cone beam. Quello che è importante trasmettere è la capacità di leggere l’immagine, anche attraverso i suoi bianchi e neri, di capire cioè la corrispondenza tra una determinata anatomia e la sua rappresentazione radiologica. Vorremmo in sostanza insegnare ai partecipanti un metodo efficace di elaborazione delle immagini, in modo che inizino a “vedere” in modo tridimensionale la patologia. Il punto è fondamentale, perché da un lato questo tipo di diagnostica consente una completa programmazione clinica (mentre l’immagine a due piani dà una visione solo limitata del problema), dall’altro, però, si tratta di un sistema, per il paziente, invasivo. Sviluppare un corretto approccio allo strumento permette allora anche di limitarne l’utilizzo e di tutelare con più efficacia l’assistito.” Sempre alle nuove tecnologie, con una particolare attenzione alle frontiere della ricerca scientifica, è dedicata la prima sessione del congresso “Dal laboratorio alla clinica: quali biotecnologie l’odontoiatra può realmente utilizzare nella pratica quotidiana” che si svolgerà il venerdì, dalle 8.45 alle 18.30. “L’obiettivo del congresso” continua Weinstein “è anche quello di fare il punto sulla ricerca in ambito biotecnologico, per capire innanzitutto dove è arrivata e quali elementi possano già oggi trovare applicazione clinica. Il tutto, però, con un occhio al futuro, a metodologie e tecniche che presto sarà possibile utilizzare, ma anche ai sogni, a quello che ora è solo una speranza.” A valle del dibattito c’è la medicina traslazionale, “una metodologia di ricerca che prevede uno stretto collegamento tra le scoperte e le sperimentazioni del laboratorio e l’applicazione effettiva nella pratica in studio. A essere messo in atto con questa impostazione è un ciclo continuo, che parte dall’osservazione clinica, passa per il laboratorio e ritorna all’osservazione sulla base dell’applicazione nel quotidiano. Obiettivo di questo approccio è la valutazione dell’efficacia, efficienza e sicurezza delle metodiche biotecnologiche per tessuti molli e impianti.” Ultima tappa del congresso è il “Totale Face Approach (TFA). Un moderno approccio diagnostico/terapeutico in implantologia e ortognatodonzia”, che si terrà il sabato, dalle 9 alle 14. “Si tratta della proposta della nostra scuola” conclude Weinstein, “messa a punto da Tiziano Testori, responsabile del reparto di Implantologia e riabilitazione orale presso il servizio di Odontostomatologia dell’Istituto ortopedico Galeazzi. La storia dell’implantologia è stata caratterizzata da diverse fasi: all’inizio l’approccio era quello di inserire l’impianto dove poteva essere messo; poi a determinare l’intervento è stata la protesi (con l’implantologia protesicamente guidata), successivamente è arrivata l’implantologia a carico immediato. Ora l’innovazione è di farci guidare, nella scelta del tipo di impianto e della collocazione, soprattutto dalla forma del volto del paziente, per realizzare con più efficacia l’obiettivo di mantenerne le caratteristiche o di migliorarlo. Alla base di questa impostazione c’è la multidisciplinarità, che vede lavorare lo specialista in chirurgia maxillo-facciale accanto all’ortodonzista, al protesista e all’implantologo.”
Resta solo da capire se i professionisti sono pronti a questo nuovo approccio. “Gli odontoiatri sono da sempre caratterizzati da un lavoro solitario, nello studio monoprofessionale, ma è anche vero che stanno sempre più sviluppando una propensione al rapporto con altri specialisti. Fare rete o anche raggrupparsi in un’unica struttura è la naturale evoluzione di una tendenza già in atto e che, a mio parere, trae origine dalla necessità, per le attività cognitive e relazionali, di un contatto diretto. È vero che attraverso internet è possibile raggiungere informazioni e persone delocalizzate e disperse, però il mezzo informatico non sarà mai in grado di sostituire quell’immediatezza, quella ricchezza informativa che solo la comunicazione umana, la parola può dare.”
§§#§§#txt122/01/2011
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