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26 Gennaio 2023

Vedere “più grande” aiuta ad offrire una terapia parodontale non chirurgica migliore

La prof.ssa Nardi, l'uso degli ingranditori durante la terapia parodontale non chirurgica non deve essere considerato dagli igienisti dentali un optional. Tre i parametri da considerare nella scelta dell'ingranditore

di Prof.ssa Gianna Maria Nardi


Nella formazione del professionista, l’aggiornamento scientifico e la scelta tecnologica rappresentano i punti chiavi per raggiungere la massima efficienza, che si traduce poi nella qualità dell’efficacia del risultato. 

La terapia parodontale non chirurgica è una pratica clinica indispensabile per il mantenimento in salute delle persone assistite, che sia in prevenzione primaria, sul paziente sano, o in prevenzione secondaria per riportare i tessuti parodontali infiammati in condizioni di salute. I follow-up di terapia parodontale non chirurgica diventano assolutamente indispensabili in prevenzione terziaria, per il mantenimento di terapie riabilitative come le terapie implantari, protesiche o chirurgiche parodontali. Inoltre l'approccio alla cosmesi dentale è una necessità per la vita di relazione ed anche per questo la terapia parodontale non chirurgica è fondamentale. Tecnologie sofisticate di ablatori pizoelettrici o magnetostrittivi, air polishing e stumentazione manuale permettono il successo della prevenzione di tutti i livelli di prevenzione.

Per migliorare la qualità della prestazione erogata di terapia parodontale non chirurgica, l’utilizzo dell’ingrandimento e di una illuminazione appropriata diventa fondamentale, in quanto il punto di vista del campo operatorio viene magnificato, rendendo più agevole e preciso l’accesso e riducendo al minimo il rischio di errore, oltre a consentire una postura di lavoro, che migliora il comfort del professionista.

Come scegliere però il sistema ingrandente ideale?

Non ci si deve fermare all’indice di ingrandimento, ma si deve tenere conto di tre parametri, oltre alle reali ed effettive esigenze del professionista:

  • Qualità delle lenti.
  • Leggerezza. 
  • Ergonomia.

L’innovazione e la sofisticatezza tecnologica applicata si è espressa anche per gli ingranditori, ormai  in grado di soddisfare  qualsiasi tipo di esigenza con un’offerta che va dal galileiano al prismatico al periscopico fino al caschetto senza cingitesta.

La scelta della strumentazione non può essere causale, ma deve essere personalizzata rispondendo ai bisogni dell'operatore. Rivoluzionario il nuovo occhiale periscopico, che permette di lavorare in posizione eretta, senza inclinare la testa per salvaguardare la salute del professionista nel corso degli anni. L’applicazione di una luce coassiale da 55.000 a 220.000 lux che illumina l’area di lavoro, seguendo lo sguardo del professionista ottimizza ulteriormente la potenzialità delle ottiche.( Admetec e Dr-Kim ). Un caschetto senza cingitesta con due luci, integrabile con un ingrandimento con distanza di lavoro regolabile e una telecamera che permette anche a collaboratori e assistenti di condividere lo stesso punto di vista dell'operatore e documentare un caso dall’inizio alla fine, diventa di certo un ausilio indispensabile sempre per rispondere al binomio efficienza/efficacia.

L'uso degli ingranditori durante la terapia parodontale non chirurgica non deve essere considerato dagli igienisti dentali un optional, ma una necessità al pari della strumentazione meccanica  o manuale per permettere una migliore visibilità nelle zone di  difficile visibilità come le zone dei retro-molari o in condizioni di affollamento dentale. Inoltre l'opportunità di documentare i casi con videoriprese, porta ad un perfetto monitoraggio delle condizioni cliniche del cavo orale prima e dopo il debridment parodontale.
Tanti i colleghi tutor e/o docenti che erogano formazione che devono abituare gli studenti ad un approccio alla professione di qualità con l'uso di innovazione tecnologica che favorisca l'abitudine nella pratica clinica quotidiana alla qualità.      


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