Sebbene ancora resista alle conseguenze dei cattivi stili di vita e ai ritardi nella prevenzione, "complice" anche l'invecchiamento della popolazione, il nostro Paese conta oggi un esercito di malati cronici, quasi 4 italiani su dieci: circa 23,6 milioni di pazienti cui sono prescritti tanti farmaci e che spesso vanno dal medico causando un peso gravosissimo per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Allo stesso tempo aumenta il divario Nord-Sud in termini di assistenza sanitaria e accesso al Ssn, con riflessi pesantissimi anche sull'aspettativa di vita. È la fotografia scattata dal Rapporto Osservasalute 2016, illustrato alla Cattolica di Roma alla presenza del ministro Lorenzin. Un'approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle Regioni italiane coordinata da Walter Ricciardi, Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Direttore dell'Osservatorio e Ordinario di Igiene all'Università Cattolica, e da Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico dell'Osservatorio. "Il Sud - denuncia l'indagine - dispone di minori risorse economiche, è gravato dalla scarsa disponibilità di servizi sanitari e di efficaci politiche di prevenzione". Questa disparità di accesso all'assistenza si riflette in modo sempre più evidente sulla salute delle persone: al Sud è molto più alta la mortalità prematura sotto i 70 anni di vita, indicativo secondo l'Oms dell'efficacia dei servizi sanitari. La responsabilità delle diversità, secondo Osservasalute può essere dovuta alle conseguenze delle politiche e delle scelte allocative delle regioni: per esempio, gli screening oncologici coprono la quasi totalità della popolazione in Lombardia, ma appena il 30% dei residenti in Calabria. La carenza di risorse, comunque, non basta a spiegare le differenze tra Nord-Sud e Isole.
Osservando l'indicatore sulle risorse disponibili in termini di finanziamento pro capite emerge che molte regioni del Nord migliorano la loro performance senza aumentare la spesa, mentre alcune regioni del Mezzogiorno, alle quali si aggiunge il Lazio, peggiorano la performance pur aumentando le risorse rispetto alla media nazionale. Una popolazione sempre più vecchia, con diminuzione di nascite sotto il tasso di sostituzione, ma si riduce il numero dei centenari. E se il miglioramento degli stili di vita, anche se timido, è incoraggiante, sono in aumento i consumatori di alcolici. Gli altri elementi evidenziati nel Rapporto riferiscono di una realtà italiana alle prese con una popolazione sempre più vecchia, con diminuzione di nascite sotto il tasso di sostituzione. Gli stili di vita non migliorano, mentre peggiora la prevenzione. Il Rapporto è frutto del lavoro di 180 ricercatori distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali (Ministero della Salute, Istat, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale Tumori, Istituto Italiano di Medicina Sociale, Agenzia Italiana del Farmaco, Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie, Osservatori Epidemiologici Regionali, Agenzie Regionali e Provinciali di Sanità Pubblica, Assessorati Regionali e Provinciali alla Salute).
Odontoiatria e disabilità
Gli indicatori sui bisogni sanitari non soddisfatti per motivi economici evidenziano una situazione di difficoltà delle famiglie con persone con limitazioni nelle attività quotidiane, nell'avere una visita medica o un trattamento terapeutico, nell'affrontare spese mediche e nel sottoporsi a cure odontoiatriche.
La differenza riscontrata dall'Osservatorio tra persone con e senza limitazioni nelle attività è notevole, con differenze maggiori al Meridione dove si riscontrano quote di oltre il 15-20% di persone con limitazioni nelle attività che dichiarano di aver dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie o alle cure e alle visite mediche per motivi economici. I dati non permettono di distinguere se si è rinunciato ad un servizio dopo averne usufruito di un buon numero o se si è rinunciato dopo non averne mai usufruito. Resta, comunque, il fatto che si tratta di un servizio che l'intervistato riteneva necessario.
Le differenze osservate non sono tutte direttamente imputabili a differenze di reddito, ma alla limitata capacità delle famiglie con persone con limitazioni nelle attività quotidiane di convertire il reddito in soddisfazione dei propri bisogni. Volendo, poi, escludere problemi di barriere architettoniche per l'accesso ai luoghi di cura o non ritenendoli la causa principale, il problema della rinuncia alle cure tra le persone con disabilità si rivela di rilevanti dimensioni, soprattutto nel Meridione. Il tema dell'equità nell'accesso alle cure sembra rivelare aspetti sempre più gravi, con svantaggi evidenti proprio verso chi ha maggiori bisogni.
L'indicatore descrive una situazione di generale difficoltà delle famiglie di ottenere una prestazione odontoiatrica necessaria a causa di difficoltà economiche.
Molto marcata è la differenza riscontrata tra persone con e senza limitazioni nelle attività quotidiane.
A livello nazionale, lo scarto è di 14 punti percentuali ed è massimo in Puglia (+27,9%) e minimo nella PA di Trento (+1,1%). Si evidenzia un gradiente Nord- Sud ed Isole con tutte le regioni del Meridione che mostrano una quota di oltre il 20% di persone con limitazioni nelle attività quotidiane che dichiarano di aver dovuto rinunciare alle cure odontoiatriche. Tali differenze non sono direttamente imputabili a differenze di reddito, che non sono così ampie, ma alla limitata capacità delle famiglie con persone con limitazioni nelle attività quotidiane di convertire il reddito in soddisfazione dei proprio bisogni.
"L'accesso alle cure odontoiatriche -commentano da Osservasalute- rappresenta il vulnus del nostro SSN. Le persone con limitazioni nelle attività quotidiane mostrano livelli di mancato accesso inaccettabili".
Osservasalute che consiglia come "andrebbero incoraggiati programmi di odontoiatria sociali su tutto il territorio nazionale, dato che il problema del mancato accesso, anche se più marcato al Meridione, interessa di fatto tutte le regioni ad eccezione o in misura minore nelle PA di Trento e Bolzano e in Toscana dove programmi di questo tipo sono già consolidati".
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