Potrebbe essere questo il “tesoretto” a disposizione degli studi odontoiatrici per i prossimi mesi dato dalle cure da terminare e quelle programmate. L’analisi di Roberto Rosso
Come per le principali attività produttive italiane, anche i dentisti guardano al futuro con molta preoccupazione.A confermarlo sono i dati di una recente indagine condotta da Key-Stone con l’Università di Pisa, e in particolare con il supporto del prof. Filippo Graziani, su un campione rappresentativo di studi odontoiatrici italiani di oltre 2mila titolari di studio dentistico.
Secondo i dati rilevati, due dentisti su tre ritengono che vivranno una situazione di riduzione di ricavi di tipo strutturale, dovuta a problemi economici o timori dei pazienti che si possono riflettere sulla domanda o per carenze organizzative che non consentono all’offerta di esprimersi pienamente per problemi di saturazione.
Ma sarà veramente così?
Probabilmente nel medio e lungo periodo i problemi ci potranno essere, ad incidere sarà certamente la situazione economica degli italiani e quella sanitaria con relative preoccupazioni di contagio in studio, ma nel breve?Potrebbe non essere negativa, e comunque sarà molto più positiva di altre attività. Per affermarlo abbiamo fatto questa considerazione. Se per bar, ristoranti, negozi di abbigliamento che da questa mattina hanno riaperto, la vera variabile sarà quella di quanto i cittadini avranno voglia o l’esigenza di tornare subito a prenotare una cena al ristorante o ad acquistare un capo di abbigliamento, per i dentisti la situazione è differente.
La chiusura più o meno forzata degli studi odontoiatrici è stata repentina, ovvero da un giorno all’altro gli studi hanno dovuto rimandare a data da destinarsi gli appuntamenti. Quindi lo studio non deve aspettare il cliente, come capita per il ristoratore, ma può contare su un numero di pazienti che devono per forza tornare in studio.
Di fatto il giorno di riapertura dello studio è come se rappresentasse il 9 marzo, giorno in cui è stato decretato il lockdown.
Ovviamente questi due mesi di inattività hanno lasciato strascichi economici non da poco e non hanno consentito l’accesso di nuovi pazienti, ma gli studi odontoiatrici italiani, a differenza di altre attività, possono godere di un “tesoretto”, ovvero i pazienti con le cure iniziate, senza considerare quelle ancora da iniziare prima dell’emergenza sanitaria.
Ma quanto vale questo “tesoretto”?
“Ovviamente non possiamo dare delle cifre certe ma avanzare stime che si basano su dati statistici che derivano dal nostro monitorare l’andamento degli studi odontoiatrici italiani” dice ad Odontoiatria33 Roberto Rosso (nella foto).I dati, ci spiega, derivano da un’approfondita analisi, realizzata su un campione di oltre 80.000 pazienti, provenienti dalla base dati YouDentist.Rosso, spiega che, nonostante circa il 50% dei trattamenti odontoiatrici (ortodonzia esclusa) abbia una durata inferiore a un mese, oltre il 30% degli stessi prevede che il paziente rimanga in cura per almeno 90 giorni, con picchi che superano i sei mesi. Questo, dice, “porta a misurare che il ‘portafoglio’ medio di ‘lavori in corso’ dei dentisti è di circa 112 giorni”. Quindi, dalla data di riapertura lo studio per circa 2 mesi avrà la garanzia di lavorare sui pazienti già acquisiti.
E quanto può valere questo “tesoretto” formato dai pazienti in cura?
“Premesso che sono proprio i lavori più lunghi quelli ad avere un maggior impatto economico anche rispetto al singolo accesso –spiega Rosso-, sulla base degli ultimi dati Istat rielaborati da Key-Stone il fatturato medio italiano ponderato per giorno medio naturale (non quindi per giorno lavorativo), sia pur sulla base di 11 mesi, è di circa 29 milioni di euro (cioè poco più di 754 euro per studio).Scattando una fotografia del settore in un qualunque momento dell’anno, che non sia esattamente un momento di picco, negli studi dentistici ci sono ‘lavori in corso’ pari a circa il 50% del portafoglio medio, ovvero ci sono pazienti con trattamenti in corso che verranno mediamente conclusi entro 51 giorni.Considerando il valore medio di questi 51 giorni di trattamenti ancora da concludere è circa il 6% di questi coperti da attività di urgenza svolte nel periodo di lockdown, possiamo oggettivamente affermare che alla ripresa del lavoro dello studio almeno 1,2 miliardi di euro si rimettono in moto nel settore (più di 30.000 euro di lavori da concludere mediamente per studio dentistico)”.
Se ripartire potendo contare su di un certo numero i pazienti è comunque un aspetto positivo, questo potrà bastare per dare fiato allo studio?
“Questo aiuterà certo dal punto di vista della liquidità ma il problema causato dal lockdown, oltre al mancato fatturato, è stato quello della totale assenza di nuove visite. L’arresto delle nuove visite durante il lockdown con la conseguente carenza di nuovi pazienti per il periodo di alcuni mesi successivi alla riapertura, è la vera incognita economica del 2020 e potrebbe esserlo anche nel 2021”, dice Rosso che poi aggiunge. “Il tesoretto da 1,2 miliardi di euro potrebbe, poi, da un certo punto di vista essere un aspetto quasi controproducente sotto il profilo della motivazione a cambiare, dando per scontato che lo studio dovrà comunque fare una riflessione sulla necessità di rivedere il proprio modello gestionale in funzione del cambiamento che certamente il Covid-19 comporterà nella nostra società. Ma in questo momento è decisamente l’aspetto positivo a cui i dentisti possono aggrapparsi per poter attivare le strategie necessarie per riorganizzarsi”.
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