Si stanno recuperando le posizioni perse, più attenzione a igiene, estetica e prevenzione. Aumenta il divario tra chi può permettersi le cure e chi invece no ed è costretto a ricorrere all’estrazione
La fine dello stato d’emergenza e il lento ritorno alla normalità, pur sapendo che la pandemia non è ancora finita ed i tanti casi di contagio di queste settimane lo dimostrano, ci invitano a cercare di fare una prima analisi di quanto il Covid abbia inciso sulle prestazioni odontoiatriche e di conseguenza, sulla salute orale degli italiani. Lo facciamo con Roberto Rosso (nella foto), presidente di Key-Stone, società di analisi di mercato specializzata nel settore odontoiatrico.
“Da tempo, almeno una volta all’anno, realizziamo una ricerca sulla popolazione rappresentativa del target dei pazienti che si rivolgono ai dentisti italiani (età media compresa tra i 20 e i 75 anni) e questo ci consente di analizzare il periodo che va da fine 2019, pre lockdown, nell’immediato post lockdown e di quello post vaccinazione che segna un graduale ritorno alla normalità”, dice ad Odontoiatria33 Roberto Rosso.
“Attraverso una ricerca svolta con SIdP a ridosso del lockdown della primavera 2020, quando gli studi avevano ridotto l’attività garantendo le sole urgenze, si è rilevato un peggioramento della salute orale degli italiani in particolare per quanto riguarda gengive, carie e problemi dovuti all’impossibilità di risolvere rotture o inconvenienti legati alla protesi” spiega Rosso.
Nella fase post lockdown abbiamo poi assistito ad un forte recupero delle prestazioni anche perché, la chiusura repentina degli studi aveva interrotto cure in atto e quindi gli studi avevano a disposizione “un tesoretto” da cui ripartire, come Roberto Rosso ci aveva spiegato in questo approfondimento .
“Ora che la situazione si può dire stabilizzata –continua Rosso- possiamo fare alcune considerazioni basandoci sull’analisi dei dati”. La prima, ci spiega, è il notare come dai dati rilevati nell’ultima ricerca fatta a gennaio 2022 su circa 1800 pazienti, vi sia un incremento della attività per l’igiene orale e le visite di controllo. Che insieme sono il 50% circa delle prestazioni eseguite dagli studi.
“Un dato che può essere motivato –dice il presidente Key-Stone- certamente da una maggiore attenzione dei pazienti verso la salute orale ma anche per il lavoro che igienisti dentali ed odontoiatri hanno fatto e stanno facendo per motivare il paziente e per le attività che gli studi svolgono attraverso i richiami che portano, anche, ad una maggiore fidelizzazione dei pazienti verso lo studio. Se poi aggiungiamo il dato delle cure effettuate (carie e devitalizzazioni) notiamo come la quasi totalità dell’attività dello studio (87%), in termini di numero di trattamenti, sia concentrata su prevenzione e piccole cure”.
Altro dato interessante è constatare come siano in crescita le prestazioni finalizzate all’estetica come lo sbiancamento (+24% sul 2018), agli allineatori trasparenti (+130% sul 2018). Dobbiamo altresì valutare, dice Rosso, “che molti pazienti considerano la seduta di igiene professionale con finalità soprattutto estetica e non tanto di prevenzione”.
Anche i dati delle vendite di materiali utilizzati per il “polishing” post igiene orale, informa, confermano il trend di crescita registrando addirittura un +16% sulle vendite del 2018, con un enorme incremento proprio per le “polveri prophy” con un +30% sempre sul 2018.
Tra i dati più interessanti, ma negativi, il notevole incremento dei pazienti che dichiarano di essersi sottoposti a estrazioni dei denti (+7%) rispetto al periodo pre covid.“In prevalenza sono pazienti con bassa scolarizzazione ed appartenenti ad un tessuto sociale più umile”, spiega Rosso secondo cui il dato confermerebbe le difficolta di una parte della popolazione di poter pagare cure e riabilitazioni, visto che l’aumento di estrazioni non corrisponde ad un aumento della protesica che rimane stabile rispetto al periodo pre covid.
Sul futuro Rosso ovviamente non si sbilancia. “La situazione geopolitica non consente di fare delle valutazioni. Possiamo però certamente affermare che il mercato si è ripreso sugli standard 2019, le persone sono tornate dal dentista e si stanno recuperando le posizioni perse durante il periodo di confinamento totale e anche nel post lockdown, quando i pazienti avevano timore di andare dal dentista”.
“Anche sul fronte economico i segnali non sono così negativi. Nonostante le difficoltà, i lavoratori sembrano aver mantenuto il posto di lavoro e la pandemia e il crollo dei consumi hanno permesso di risparmiare. Risparmi che molti sembrano voler destinare a migliorare o ripristinare la propria salute orale”.
Ciò che fa riflettere, conclude Rosso, è che “una riduzione di quasi il 20% di accessi agli studi dentistici durante il 2020, con la procrastinazione di alcune cure, ha notevolmente peggiorato la condizione di salute media degli italiani, in particolare per situazioni infiammatorie non curate, come le gengiviti segnalate da una gran parte di coloro che hanno riscontrato problemi odontoiatrici, con una diretta conseguenza sull’aumento della necessità di estrazioni e di cure parodontali più in generale”.
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