Giudicata poco professionale se troppo promozionale ma utile se offre informazioni anche sui costi. I dati da un sondaggio di Odontoiatria33
Dal 2014, quanto Odontoiatria33 cercò di capire quanto la pubblicità influenzasse le scelte del paziente nel decidere da quale dentista affidarsi per le cure, sono cambiate le norme che la regolamentano con l’introduzione dei commi 525 e 536 della legge di Bilancio 2019.
Norme che consentono la pubblicità sanitaria solo se informativa e non suggestiva o promozionale e che hanno contribuito, se non ad eliminare completamente promozioni ed offerte, a ridurre quelle più aggressive come il prendi tre paghi due o la rottamazione della dentiera.
Per cercare di capire se in questi 8 anni l’atteggiamento dei cittadini verso la pubblicità è cambiato, abbiamo nuovamente interrogato i lettori di Dica33 proponendo un sondaggio online raccogliendo, sostanzialmente, risultati molto simili a quelli ottenuti nel 2014: ovvero la pubblicità promozionale è giudicata poco professionale mentre è apprezzata quella informativa che permette di conoscere le caratteristiche dello studio.
A confermare che il potenziale paziente la pubblicità certamente la guarda, ma non la considera determinante nello scegliere il dentista a cui affidarsi, l’84% del campione che ha risposto di no alla domanda se sceglierebbe il proprio dentista attraverso una pubblicità. Ad ammettere, invece, di averlo scelto attraverso questo strumento il 2%.
Però la guardano e la apprezzano se il messaggio permette di ottenere delle informazioni utili nella scelta.
Il 51% la ritiene utile per capire i servizi offerti dallo studio, mentre il 13% la apprezza per conoscere le tariffe applicate, mentre il 36% la giudica poco professionale.
Ricerca di informazioni sullo studio o sul professionista, magari per trovare conferma al consiglio del parente o dell’amico (la prima fonte utilizzata per scegliere il proprio dentista, come raccontiamo in questo nostro approfondimento), che il cittadino trova e ricerca non tanto nei box pubblicitari sui giornali o sui cartelloni affissi per strada ma sul web, sui social.
Se negli ultimi 12 mesi, l’85% dei lettori di Dica33 hanno indicato come ad essere utilizzati come primaria fonte d’informazione sui problemi di salute orale e generale sono stati i dentisti, gli igienisti dentali, i medici (meno i farmacisti solo il 15% li ha indicati come primaria fonte di informazione), ma al secondo posto c’è Google, Facebook, i social, i blog ed il web in genere indicato dal 37% del campione. Strumenti di comunicazione che, anche sui temi legati alla salute possono oggi spostare le convinzioni dei cittadini e sono difficili non solo da regolamentare ma anche da monitorare ed eventualmente contrastare quando violano quanto regolamentato. Come aveva evidenziato il presidente nazionale CAO Raffaele Iandolo.
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