I dati ISTAT sulla spesa odontoiatrica indicano una ripresa a doppia cifra rispetto al 2020 ma anche sul periodo per pandemia. Abbiamo chiesto a Roberto Rosso un parere e la tendenza futura sulla base dei dati attuali
Dopo la contrazione della domanda dovuta al lock down del 2020, gli italiani sembrano essere tornati dal dentista e non solo per continuare le cure interrotte, come aveva ipotizzato Roberto Rosso (presidente dell’istituto di ricerca Key-Stone) ad Odontoiatria33 all’indomani della riapertura dopo il lock down.
A certificarlo sono i dati pubblicati da ISTAT sulla spesa media sostenuta nel 2021 dalle famiglie italiane per i servizi dentistici che è cresciuta del 22% rispetto al 2020: passando da 276 euro spesi nell’anno delle chiusure causa Covid ai 338 euro del 2021.
Un incremento che non sembra essere condizionato dalla necessità degli italiani di continuare le cure interrotte visto che registra un più 11% anche rispetto al 2019.
Per capirne di più e per ipotizzare lo scenario presente e nell’immediato futuro abbiamo chiesto un commento a Roberto Rosso (nella foto).
I dati ISTAT mi sembra confermino quanto aveva ipotizzato?
Il dato è coerente con le dinamiche del mercato che già ho avuto modo di esporre in diverse occasioni pubbliche e attraverso dei contributi scritti. I trattamenti odontoiatrici sono indispensabili per la popolazione, spesso irrinunciabili, anche se procrastinabili. Nell’ultimo decennio, la domanda odontoiatrica è diventata “sistemica”, ossia strettamente correlata, e dipendente, dall’andamento dell’economia generale del paese e da fenomeni sociali, come l’indice di fiducia; si tratta di macro-fattori che condizionano la spesa delle famiglie e, di conseguenza, quella odontoiatrica. Ciò vale soprattutto per i trattamenti più rilevanti sotto il profilo economico, le nostre ricerche, infatti, dimostrano che l’abitudine a rimandare le cure nei momenti di bassa fiducia avviene generalmente quando la spesa è superiore a circa 1.200/1.500€ e non vi è urgenza di trattamento, quindi in modo particolare in ambito protesico. Ma tornando alla domanda, essendo i trattamenti odontoiatrici ritenuti ormai indispensabili da gran parte della popolazione, ciò che è successo nel 2021 è un rimbalzo che potremmo definire “fisiologico” rispetto a quanto perduto nel 2020. Se infatti facessimo la media del biennio 2020-2021 della spesa media otterremmo poco più di 305€, valore allineato al dato medio del 2019, che risulta comunque al di sotto di quello del 2018. Ciò significa che, premesso che la spesa odontoiatrica complessiva è strutturalmente in leggero calo da anni, per ragioni legate al progressivo miglioramento della salute orale degli italiani e per l’impatto del terzo pagante, il settore ha recuperato in gran parte i trattamenti perduti a causa della pandemia, e che si sarebbero comunque dovuti realizzare.
Quindi prevede un ulteriore aumento della domanda anche nel 2022?
Dai dati in nostro possesso, relativi ai consumi dei materiali a volumi, il mercato del 2022 ha notevolmente rallentato la propria crescita e, pur non presentando attualmente un segno negativo, si sta assestando sui valori 2021. Difficilmente, però, la domanda odontoiatrica di quest’anno potrà avere un significativo ulteriore sviluppo, poiché la protesi è ancora a rilento, anche se sta migliorando la situazione dell’implantologia, il che lascia presupporre una lieve ripresa. Anche il mercato degli allineatori, che aveva sostenuto il 2021 con oltre 150.000 nuovi casi, per un fatturato stimato in oltre mezzo miliardo, ha chiuso il primo semestre su circa gli stessi livelli dei primi sei mesi 2021. Il mercato sta quindi consolidando la crescita dell’anno scorso, nonostante le incertezze relative a un inverno che si prospetta carico di possibili minacce di breve periodo, causate essenzialmente dall’attuale grave situazione geopolitica e dal conseguente impatto sull’economia di alcuni comparti industriali, sull’inflazione e sull’aumento dei costi delle utenze che va ben oltre il dato medio dell’inflazione stessa.
Facendo un semplice calcolo, considerando circa 26 milioni di famiglie e la spesa media in cure dentistiche di 338€, possiamo affermare che il settore odontoiatrico del 2021 è stato di 8,7 miliardi circa?
Non esattamente, Key-Stone rielabora i microdati di ISTAT che consentono una misurazione più accurata e una proiezione sull’universo complessivo della popolazione italiana. Ma occorre sempre considerare che ISTAT analizza la spesa delle famiglie e chiede a un campione di circa 32.000 italiani di escludere dalla spesa dei servizi dentistici quelle relative a protesi e ortodonzia, se distinguibili (spese, queste, che vengono aggregate con altre voci di spesa in “Attrezzature e apparecchi terapeutici”). A ciò si aggiunga che non è chiaro come venga considerata nell’immaginario dei rispondenti la spesa intermediata da soggetti terzi (convenzioni e assicurazioni dirette). Per cui si ribadisce il ruolo fondamentale e direi indispensabile dell’Istituto Statistico Nazionale per la valutazione dei trend di mercato, anche se tale informazione necessita di essere integrata da ulteriori dati provenienti da specifiche fonti se si vuole giungere a dimensionare il mercato non limitandosi alla “spesa diretta delle famiglie”. Questo è un impegno che da anni Key-Stone porta avanti, rielabora i dati ISTAT stimando una parte certamente mancante per poter arrivare a stimare il business complessivo. Le elaborazioni per il 2021 sono ancora in corso, ma possiamo già affermare che il mercato abbia superato i 9 miliardi, con un una tendenza di crescita superiore al 15%, un trend probabilmente riscontrabile dalla maggior parte degli studi dentistici italiani.
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