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01 Giugno 2016

La stampa scientifica ieri e oggi. Il racconto di Carlo Guastamacchia, ex direttore dalla ''schiena dritta''


L'odontoiatria moderna è in continua evoluzione non soltanto per quanto riguarda le tecniche e i materiali, ma anche per la ricerca nell'ambito delle varie specialità che accresce la conoscenza delle patologie e affina le possibilità terapeutiche.

In un'epoca nella quale le modalità di comunicazione sono molto cambiate, l'editoria scientifica ha il non facile compito di una divulgazione corretta ed efficiente dei risultati ottenuti senza mai perdere di vista l'obiettivo di offrire ai lettori un valido e costante aggiornamento e agli autori l'opportunità di condividere i loro studi e le loro esperienze cliniche. Abbiamo chiesto un parere su questi temi al professor Carlo Guastamacchia che, come a molti è noto, ha diretto per 42 anni Dental Cadmos passando il testimone al professor Giovanni Lodi nel 2011.


Sulla base della sua esperienza, come ritiene si sia modificata la comunicazione negli ultimi anni?

Dobbiamo distinguere nettamente due ambiti diversi: quello tecnologico e quello comportamentale. Dal punto di vista tecnologico non ci sono dubbi: la comunicazione, in assoluto, ha oggi potenzialità di accelerazione e diffusione un tempo impensabili. Questo vale sia nel rapporto odontoiatra-paziente sia in quello tra odontoiatri. Che poi tali potenzialità siano sfruttate appieno è tutto un altro discorso. E qui si entra nel comportamentale.
Infatti molti colleghi (e ancor più molti pazienti) fanno un uso della tecnologia molto "random" e accedono ai loro computer, smartphone e altri strumenti di lettura solo sporadicamente, senza sistematicità. Ne consegue che quanto potrebbe essere sveltito in modo fulmineo viene, per comportamenti molti criticabili, addirittura rallentato... ed è un imperdonabile difetto.

Come è cambiatala professione dell'odontoiatra negli ultimi decenni?

Devo stare molto attento, perché parlare di "cambiamento" può, quasi fatalmente, far pensare a "peggioramento"; infatti il corso di Odontoiatria ha indubbiamente arricchito la capacità di approccio a una precoce e ben esercitata manualità, ma non ha fornito all'odontoiatra quella capacità di ampia consapevolezza professionale che nasceva dall'aver frequentato prima il corso di Medicina. Al dunque: troppo spesso si dimentica (e non lo si insegna) che quella dell'odontoiatra è una "professione intellettuale" prima che una capacità, quasi artigianale, di costruire manufatti ineccepibili. Purtroppo ai congressi vediamo orgogliosamente mostrare grandi risultati frutto di ottime diagnosi e manualità, con la sistematica elusione, però, riguardo al contesto umano dello specifico paziente. Qui, ancora una volta, è la comunicazione a essere ignorata: gravissimo problema, questo, al tempo stesso umano e soprattutto clinico.

Quale percorso formativo e professionale l'ha portata a diventare direttore scientifico di Dental Cadmos?

Per spiegare molti particolari credo sia indispensabile sapere perché ho scelto di fare l'odontoiatra. In un colloquio con Padre Gemelli lui mi consigliò questa opzione dopo che gli ebbi dichiarato quali erano le mie tre passioni: la medicina, la psicologia e l'attività imprenditoriale individuale. Padre Gemelli vide giusto e ancora oggi sono orgoglioso della strada intrapresa. Amavo molto anche scrivere e per tanti anni collaborai con riviste odontoiatriche, bollettini ufficiali di varie "parrocchie" (cliniche) universitarie. Secondo me, però, colleghi e studenti avevano bisogno di un dialogo aperto e libero che andasse oltre la pubblicazione di lavori scientifici. Iniziando la collaborazione con Dental Cadmos "inventai" perciò le due novità che più mi stavano a cuore e che ebbero subito grande successo: l'editoriale e le lettere al direttore.
Fu la prima rivista di settore, e non solo in Italia, ad avere queste caratteristiche e non fu uno sforzo da poco farla accettare dall'establishment.

Che cosa si aspettano oggi i lettori da una rivista scientifica?

Oggi la carta stampata rallenta il dialogo in modo determinante: lettore e rivista devono trovare il modo di sveltire la comunicazione anche con altri mezzi, come i social network che, tuttavia, non sono così facili da gestire come può sembrare a prima vista. A chi è attento ai particolari non sfuggono, poi, elementi di grande sospetto o comunque di perplessità. Ogni rivista è al centro di un complesso caleidoscopio cultural mercantile che comprende ECM, webinar, pubblicità fortemente intrusiva. Il cosiddetto "impact factor", inoltre, è un cavallo di Troia davvero imbarazzante perché pretende di offrire una certificazione e una categorizzazione dei lavori molto discutibili. Nessuno ignora le frequenti campagne informative, anche recenti, volte a mettere in guardia i lettori sulla correttezza di tante conclusioni pubblicate. Non per ragioni sentimentali ma per amore di obiettività colloco Dental Cadmos "super partes". È stato impostato un ottimo schema di pubblicazione con l'introduzione della peer review, anche se a mio parere è un peccato che siano scomparse le sistematiche lettere al direttore: presentando apertamente quel che ciascuno ricava dalla lettura, esse rimangono pur sempre l'interfaccia più utile.

Ci racconta un aneddoto curioso relativo alla sua direzione della rivista?

Ne avrei a non finire, ma ce ne sono due di cui vado più orgoglioso. Il primo riguarda l'aver pubblicato, 30-40 anni fa, articoli di implantologi italiani, molto criticati dall'establishment ufficiale che riteneva non scientifico proseguire sulla strada dell'implantologia: lo sbalorditivo, tra il curioso e il malinconico, è che parecchi di questi critici sono poi stati i più attivi in campagne e corsi per promuovere l'implantologia! Il tempo ha dimostrato che avevano ragione gli implantologi italiani... e il sottoscritto, che concedeva loro spazio sulla rivista. Ma per questi "convertiti" mi sento autorizzato a dire che il proverbio più adatto sarebbe "meglio mai che tardi"!
Il secondo aneddoto oggi può davvero sembrare frutto di fantasia, ma è la pura verità. Un giorno fui chiamato dal direttore della clinica dove ero assistente volontario. Mi disse di smetterla con i miei editoriali critici nei confronti di certi comportamenti da "baroni": qualcuno di loro, infatti, voleva querelarmi per diffamazione.
Non aggiungo altro. Ne sto ancora ridendo, ma mi rattristo anche perché questa è la pura verità.

Per finire, può illustrarci la sua esperienza come self-publisher?

In sintesi: straordinariamente stimolante come autore, deprimente come editore- promotore. Il mio caso è emblematico perché ho fatto il self-publisher per una mia rivista e un mio libro mettendoli entrambi a disposizione gratuitamente per chiunque li volesse. Ebbene, il risultato è stato assai modesto. Questo significa che il ruolo dell'editore è molto ampio, sia come elaboratore e produttore sia come promotore e distributore. Resta tuttavia il problema di come meglio sintonizzare autore ed editore. Secondo me oggi le due posizioni sono troppo isolate l'una dall'altra e troppe impostazioni dell'autore vengono poi banalizzate da edizioni eccessivamente "piatte". Ma è un discorso che andrebbe approfondito, con la certezza che ne potrebbe sortire un modo nuovo di promuovere la diffusione capillare ed economicamente accettabile della cultura odontoiatrica.

A cura di: Giulia Ottaviani, Matteo Biasotto per Dental Cadmos

 

Chi è... Carlo Guastamacchia

Laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Odontoiatria e Protesi dentale, Carlo Guastamacchia ha conseguito la libera docenza in Odontoiatria nel 1965 e ha sempre esercitato la libera professione a Milano. Oltre all'impegno profuso nella direzione della rivista Dental Cadmos, è stato un innovatore in molti ambiti della professione. Tra i risultati salienti della sua brillante carriera ricordiamo l'introduzione in Italia dell'ergonomia odontoiatrica, l'insegnamento agli odontoiatri a lavorare seduti, con il paziente reclinato e con il riunito sopra il petto del paziente.

Ha introdotto e insegnato in Italia l'uso dell'alta velocità di aspirazione (AVA), dei vassoi e della videocamera. Il suo insegnamento ha sempre privilegiato la prevenzione tant'è che ha fondato e diretto per 35 anni la Rivista di Prevenzione e Assistenza Dentale. È inoltre autore di numerosi articoli e libri scientifici.

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