Sabato 18 novembre sarà celebrata la Giornata dell'antibiotico, un'iniziativa che ha come obiettivo la sensibilizzazione sulla minaccia rappresentata dalla resistenza agli antibiotici e dall'uso prudente degli antibiotici stessi. Dati recenti confermano che nell'Unione europea il numero di pazienti infetti da batteri resistenti è in aumento e che la resistenza agli antibiotici rappresenta una delle minacce più temibili per la salute pubblica.
La resistenza agli antibiotici è divenuta un'emergenza di sanità pubblica, che determina aumento della spesa sanitaria, allungamento dei tempi di degenza, fallimenti terapeutici e aumento della mortalità. Anche gli odontoiatri possono fare la loro parte anche perché, spesso, sono indicati tra le categorie mediche che più "facilmente" prescrivono antibiotici anche se si potrebbe evitare. Ne abbiamo parlato con il prof. Roberto Mattina (nella foto), professore Ordinario Microbiologia Università Milano.
Prof. Mattina, quali indicazioni può dare al dentista per prescrivere un antibiotico? Per quali patologie non si può farne a meno?
L'Odontoiatra quasi sempre prescrive gli antibiotici in modo empirico/ragionato. Per questo motivo il dato epidemiologico, riguardante l'eziologia delle più frequenti infezioni di interesse odontoiatrico e soprattutto l'eventuale resistenza che questi batteri hanno sviluppato nei confronti degli antibiotici, è pressoché sconosciuto. Le patologie che in campo odontoiatrico necessitano sicuramente di adeguata terapia antibiotica sono i processi infettivi acuti come ad esempio l'ascesso gengivale e la perimplantite.
E' luogo comune che il dentista prescriva sempre lo stesso antibiotico, come si sceglie l'antibiotico in base al sintomo, ci sono strumenti che aiutano il dentista nello scegliere il farmaco più adatto?
La scelta dell'antibiotico che l'odontoiatra deve fare si basa sui seguenti elementi:
Quali sono le complicanze cliniche da valutare prima di prescrivere un antibiotico? Quali le domande da porre al paziente?
L'odontoiatra deve innanzitutto chiedere al paziente se è allergico a qualche antibiotico. E' importante per il successo della terapia antibiotica e per rallentare l'insorgenza delle resistenze batteriche che l'odontoiatra informi il paziente sulla corretta assunzione dell'antibiotico soprattutto per quanto riguarda la durata del trattamento (non va sospeso in anticipo rispetto alle indicazioni dell'odontoiatra anche se si è raggiunta la guarigione clinica reale o presunta perché spesso guarigione clinica non coincide con l'eradicazione batterica) e l'intervallo puntuale tra le dosi.
Ci possono essere della alternative all'antibiotico?
In odontoiatria è possibile utilizzare per via topica efficaci disinfettanti come la clorexidina o antibiotici presenti in "striscette" o in gel a condizione che il farmaco rimanga a contatto nella sede dell'infezione per un tempo congruo per espletare la sua azione antibatterica.
Andrebbe a mio parere ribadito il corretto uso dell'antibiotico in profilassi, sottolineando che l'antibiotico, da prescrivere sempre a dose piena e a volte doppia, venga somministrato 1-2 ore prima dell'intervento in modo tale che il farmaco si trovi ad una concentrazione tale da contrastare efficacemente i batteri che penetrano nel tessuto e nel torrente circolatorio.
Nor.Mac.
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