Una metodica per affrontare con sicurezza e con minore invasività la chirurgia orale e implantare. Ne abbiamo parlato con il dott. Angelo Cardarelli
La tecnologia piezoelettrica è stata introdotta quasi vent’anni fa per superare alcuni limiti della strumentazione chirurgica tradizionale; questa metodica sfrutta le vibrazioni ultrasoniche per tagliare l’osso, risparmiando il tessuto molle e minimizzando così l’invasività dell’intervento e i traumi a esso associati. Affiancando la pratica privata al suo insegnamento, Angelo Cardarelli (nella foto) ha sviluppato negli anni una tecnica predicibile per l’estrazione dei denti impattati attraverso l’utilizzo di uno strumento piezoelettrico. Da questa sua esperienza nasce “Chirurgia piezoelettrica dei denti inclusi”, il nuovo libro – edito da Edra – nel quale l’autore accompagna il lettore lungo tutti i passaggi di questo protocollo unico: partendo da un’esaustiva rassegna dell’anatomia dentale, il testo tratta l’imaging, lo strumentario, l’anestesia (locale ed endovenosa), il disegno e la sutura del lembo, la farmacologia pre- e post-operatoria e le potenziali complicanze associate a questo specialissimo approccio.
Quali sono le indicazioni per l’impiego della chirurgia piezoelettrica dottor Cardarelli?
La chirurgia piezoelettrica rappresenta un approccio innovativo nel panorama della chirurgia orale e implantare il cui fine ultimo è quello di ridurre l'invasività degli interventi, migliorandone predicibilità e precisione. L'utilizzo dello strumentario piezoelettrico permette, infatti, di preservare i tessuti molli, in modo particolare quelli vascolari e nervosi, ma anche di accedere a quelle aree che altrimenti sarebbero difficili da trattare con gli strumenti rotanti. Il clinico, pertanto, può lavorare in maniera sicura con una riduzione per i pazienti dell’edema post-operatorio, del dolore e con una maggiore compliance.
Si tratta di una tecnica per il chirurgo esperto oppure anche per il neofita?
Ritengo che come tutte le tecniche richieda un'adeguata curva di apprendimento, più che altro nel dosare la forza che noi applichiamo al manipolo piezoelettrico. Basta pensare che nell’usare il tradizionale manipolo per strumenti rotanti è necessario applicare una forza di 2-3kg, al contrario l'utilizzo del manipolo piezoelettrio richiede una forza nettamente minore e una sensibilità maggiore nell'utilizzo degli inserti che sfruttando le micro vibrazioni permettono di ottenere un taglio micrometrico, preciso ed esangue. Personalmente utilizzo lo strumentario piezoelettrico da circa 10 anni ed è divenuto ormai parte integrante della mia attività clinica, dalle semplici estrazioni di radici anchilotiche fino agli interventi più complessi, prelievo di blocchi ossei ecc.
Il taglio sonico, o ultrasonico, ha vantaggi assimilabili alla strumentazione tradizionale?
L’azione del taglio piezoelettrico è il risultato di microvibrazioni lineari di natura ultrasonica, dell’ampiezza di soli 20-60 μm in senso longitudinale che consentono il controllo del campo chirurgico in tutte le situazioni anatomiche.Da queste peculiarità fisiche derivano le tre caratteristiche cliniche del taglio piezoelettrico:
Le frese da osso tradizionali, invece, producono un’azione di taglio solo se è possibile utilizzare la forza della rotazione: questo “torque” produce l’azione di taglio solo se viene esercitata un’elevata pressione sul manipolo, ed è proprio questa pressione che rende la manovra chirurgica meno controllabile e quindi più insicura.In questa situazione, infatti, la notevole pressione produce un’istantanea perdita di controllo dello strumento chirurgico, che può essere pericolosa in contiguità con strutture anatomiche delicate quali fasci vascolari o tessuto nervoso. Inoltre, gli strumenti motorizzati tradizionali, nel produrre l’azione di taglio, generano macrovibrazioni che a loro volta riducono la sicurezza chirurgica.
Ci sono situazioni in cui è sconsigliata ed è preferibile la tecnica tradizionale?
Direi che non esistono situazioni in cui è sconsigliata l'utilizzo della chirurgia piezoelettrica; piuttosto esistono situazioni in cui è opportuno usare in maniera complementare le due tecniche: per esempio, per sezionare la corona del dente è consigliabile in termini di velocità utilizzare lo strumentario rotante tradizionale al fine di preservare anche l'usura degli inserti piezoelettrici.
L’uso combinato in chirurgia parodontale può essere un elemento fondamentale per la migliore guarigione del tessuto?
Credo che il rispetto e la guarigione dei tessuti parodontali sia uno di punti di forza della chirurgia piezoelettrica. Di recente, infatti, sono stati introdotti anche degli inserti dedicati che sostituiscono il tradizionale scollaperiostio permettendo di ottenere uno scollamento preciso preservando l'integrità dei tessuti e della vascolarizzazione e questo si traduce in una migliore guarigione dei tessuti.
In implantologia, l’impiego della chirurgia piezoelettrica porta a successi a lungo termine più elevati?
L'applicazione in implantologia credo rappresenti un importante ausilio nella gestione di casi complessi – che richiedono, per esempio, l'espansione della cresta ossea per l'inserimento implantare o anche nei casi di rialzo del seno mascellare dove l'utilizzo di uno strumentario preciso e sicuro permette di ottenere risultati predicibili – ma anche nei casi semplici, quali ad esempio l'estrazione di una radice achilotica e il simultaneo inserimento dell'impianto, oppure ancora quando ci troviamo in prossimità di strutture anatomiche nobili quali nervo alveolare nei casi di riassorbimento osseo.Inoltre, sono stati condotti diversi studi che mostrano una guarigione più rapida dell'osso nei siti preparati con lo strumentario piezoelettrico
Il suo libro è indirizzato a chi già utilizza la tecnica oppure si rivela utile anche per coloro che vogliono avvicinarsi per la prima volta alla piezochirurgia?
Questo libro nasce dall'idea di fornire un metodo razionale e predicibile nell'affrontare la chirurgia degli elementi dentari inclusi rivisitando le basi scientifiche della chirurgia orale in modo da permettere di affrontare i singoli casi nella loro varietà, guidati da principi chiari e da un ordine razionale delle manovre da eseguire.Accanto quindi alle nozioni di base ho incentrato il testo sull'utilizzo delle tecniche piezoelettriche nella quotidianità clinica e in tal senso il testo è rivolto a tutti coloro che vogliono superare la “paura” per la chirurgia dei denti inclusi che spesso viene demandata ai chirurghi maxilla-facciali, ma che come si evince dal libro può essere affrontata con sicurezza e predicibilità nei propri studi.A differenza dell’implantologia, branca oramai ampiamente diffusa tra gli odontoiatri, la chirurgia estrattiva rappresenta ancora un “tabù” per molti colleghi che preferiscono demandarla ai chirurghi maxillo-facciali od orali, ritenendola un intervento di maggiore complessità. Questo è uno dei motivi che mi ha portato a elaborare un testo in grado di fornire un approccio e un metodo ripetibili e predicibili per l’avulsione degli elementi dentari inclusi.
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