Cohen: la nostra è un’azienda assolutamente solida e in salute, non esiste un rischio Dentix. La soluzione non sono le StP ma rendere più trasparenti i bilanci delle strutture odontoiatriche
Tutti i movimenti dei Gruppi finanziari legati alle Catene odontoiatriche provocano dibattiti e polemiche nel settore. Dopo aver avanzato alcune considerazioni sul tema anche in un recente DiDomenica, abbiamo sentito l’Amministratore Delegato del Gruppo DentalPro Michel Cohen, partendo proprio dalla notizia dell’acquisizione di Vitaldent.
Dott. Cohen, per DentalPro è una opportunità finanziaria che toglie dal mercato un competitor o anche di sistema? L’acquisizione comporterà anche una riorganizzazione della rete degli studi?
La recente unione tra Vitaldent e DentalPro nasce con l’obiettivo di creare un gruppo ancora più solido, anche economicamente, e al tempo stesso con una presenza diversificata, meglio distribuita sul territorio, nei centri commerciali e, ora, anche sulle strade delle principali città italiane. Un’integrazione in linea con la nostra strategia, che finora si è rivelata vincente ed è stata apprezzata dai pazienti: avvicinare i cittadini alle cure dentali, portandole direttamente nei luoghi di maggior passaggio e aggregazione. Non solo, questa operazione testimonia anche la volontà degli azionisti di continuare a investire nel settore odontoiatrico e va nella direzione di un ulteriore consolidamento del mercato, che garantirà maggiore sicurezza sia ai pazienti, sia ai collaboratori e dipendenti. La presenza di un prestigioso investitore istituzionale come BC Partners nella compagine societaria, le dimensioni del gruppo, la sua capacità organizzativa e un bilancio “sano” saranno un'ulteriore garanzia per chi deciderà di affidarsi alle nostre cure.Nei prossimi mesi, le priorità di DentalPro saranno l’integrazione dei processi tra le due realtà e l’allineamento dei protocolli operativi. Abbiamo sempre puntato sulla professionalità del servizio e sull’attenzione al paziente - prima, durante e dopo il trattamento -, sulla qualità delle cure e l’impiego delle più moderne tecnologie: continueremo a farlo, con il vantaggio che diventare più grandi ci consentirà anche di ottenere utili sinergie sui costi ed essere più competitivi, offrendo migliori condizioni ai pazienti.
Può dirci il valore economico dell’operazione? Secondo lei, JB Capital acquisendo 5 anni fa Vitaldent, ed ora rivendendola, ci ha guadagnato o perso?
Non è prassi di mercato commentare il valore delle transazioni. Quello che sappiamo è che JB Capital, dopo aver acquisito 5 anni fa Vitaldent Spagna e Vitaldent Italia, ha fatto un ottimo lavoro di ristrutturazione dell'attività e sicuramente, considerando nel loro complesso i due Paesi, ha generato valore per i dipendenti, i pazienti e gli azionisti.
Nel 2020 avete festeggiato il decimo anno di vita. In un interessante post il segretario sindacale AIO dott. Savini ricorda che di fatto avete iniziato come se foste una Stp. Lei, il capitale, e due odontoiatri come soci: i dottori Samuele Baruch e Paolo Tonveronachi. Ora invece come è strutturata DentalPro dal punto di vista societario?
Non ho il piacere di conoscere il dottor Savini ma, se lo desidera, lo invito molto volentieri a venirci a trovare, per illustrargli la storia del nostro gruppo e l'attenzione che da sempre dedichiamo ai protocolli clinici. Su questi vigila costantemente un autorevole Comitato Medico Scientifico, coadiuvato da 20 Direttori Medico Scientifici di area, con l’obiettivo di assicurare standard di cura elevati e omogenei in ogni nostra sede. Il milione di pazienti che DentalPro ha complessivamente gestito in questi primi 10 anni ci conferma che il nostro approccio alle cure dentali non solo ha saputo guadagnarsi la loro fiducia ma ha anche soddisfatto, nel tempo, le loro aspettative. Per quanto riguarda la compagine societaria, gli azionisti sono diversificati. DentalPro è attualmente guidata da un gruppo di soci storici - il sottoscritto e i due odontoiatri che con me l'hanno fondata, il dottor Baruch e il dottor Tonveronachi - oltre che da un fondo di investimento molto solido e strutturato come BC Partners, che detiene la maggioranza delle quote ma non interviene nell'attività quotidiana di gestione dell'azienda.
Come avrà letto nel mio DiDomenica, ho dato un’occhiata al vostro bilancio 2018. Sinceramente di bilanci ne capisco poco, risulta una perdita di 18 milioni di euro, ma sappiamo come funzionano i bilanci. Quale è lo stato di salute di DentalPro?
DentalPro ha un margine assolutamente positivo e, dal 2013, ha i bilanci certificati. Fin dai primi anni dell’attività del Gruppo, l'utile operativo pre-ammortamenti è sempre stato in attivo e in costante crescita. Tutto ciò dimostra che l’azienda è sana, con ampi margini di sviluppo.
La vicenda Dentix e i problemi dei pazienti lasciati con le cure da terminare è ancora presente nelle cronache locali. Se BC Partners, il fondo vostro maggiore azionista decide di vendere le sue quote e non trovate nuovi finanziatori, che fine fanno i pazienti che sono in cura? Servono tutele specifiche, e non solo per i vostri pazienti ma per tutte le società che operano nel settore odontoiatrico, anche quelle in mano agli odontoiatri?
Per quanto ci riguarda, non vedo alcun rischio che il nostro maggiore azionista decida di non sostenere in futuro DentalPro anche perché, ribadisco, la nostra è un’azienda assolutamente solida e in salute. L'ultimo importante investimento di BC Partners per l'acquisizione di Vitaldent lo dimostra ulteriormente. Il rischio Dentix, dunque, per un gruppo come DentalPro non si pone.La crescita delle dimensioni va nella direzione di una maggiore sicurezza per tutti: una società piccola è certamente più fragile di una grande. Tutte poi, che lo si voglia riconoscere o no, hanno interesse a che la loro attività sia profittevole e nessuna è una ONLUS: società di capitali, StP e studi tradizionali. Essere una realtà strutturata o supportata da un fondo non significa sacrificare la qualità delle cure e il rapporto di vicinanza con il paziente. Del resto, il capitale fa già parte a pieno titolo di molte grandi e note realtà della sanità privata, non si capisce perché non debba entrare nell’odontoiatria, considerando anche che le dotazioni tecnologiche oggi necessarie richiedono investimenti notevoli, difficilmente sostenibili dai singoli professionisti. Il problema delle tutele in ambito sanitario e dell'affidabilità a lungo termine di un operatore, inoltre, non riguarda solo le cure odontoiatriche, per via dei lunghi tempi che queste richiedono; può essere altrettanto rilevante, o ancora di più, se è un ospedale a fallire. La storia recente riporta casi di realtà private che, se non fossero state salvate da grandi gruppi ospedalieri, avrebbero molto probabilmente causato non pochi disagi ai pazienti lungodegenti ricoverati.
Certo, una società sana difficilmente fallisce, ma chi controlla se una società sana continua ad esserlo? Dentix, iDental ed altre piccole società che hanno chiuso, anche in Italia, ed i pazienti lasciati senza cure dimostrano che il problema è reale.
Qualunque impresa può fallire, un gruppo organizzato ma anche un dentista individuale: sicuramente, però, nell’ipotesi in cui DentalPro chiudesse uno dei suoi centri, ce ne sarebbero altri 260 per proseguire le cure. In Italia, ANCOD riunisce i migliori gruppi odontoiatrici, strutturati e diffusi sul territorio, in grado di assicurare la continuità delle terapie nel lungo periodo, pur mantenendo il necessario rapporto individuale medico-assistito. Nell’interesse dei pazienti e a salvaguardia di tutto il mercato, come ANCOD siamo i primi a sostenere l’importanza di avere un ente terzo che controlli e attesti l’affidabilità delle società che operano nell’ambito dell’odontoiatria. E questo terzo c’è già, perché tutte le società ANCOD (DentalPro dal 2013) hanno bilanci certificati ogni anno e ciò garantisce la continuità delle cure. Io, che invece di bilanci ne capisco un po’, le assicuro che è così.
I Sindacati odontoiatrici, per dare più garanzie ai pazienti, chiedono che venga limitato il potere decisionale dei finanziatori autorizzando all’esercizio dell’odontoiatria in forma societaria le sole StP. Io ho proposto un fondo di garanzia. Lei?
All'interno di ANCOD ci siamo spesso confrontati su come garantire ai pazienti le necessarie tutele ed evitare, nell'interesse di tutti, il ripetersi di casi come la vicenda Dentix, che peraltro non è mai stata nostra associata. Non mi soffermo sull’annosa diatriba fra le ipotetiche garanzie offerte dalle StP piuttosto che dalle società di capitali, querelle che qualcuno si ostina strumentalmente a riproporre, come dimostra il fatto che nessuno ne parli in settori della sanità diversi dall’odontoiatria. Il punto è un altro: occorre verificare la solidità della struttura, grande società o piccolo studio professionale che sia. L’ipotesi del fondo di garanzia a nostro giudizio è poco percorribile, sia perché complicata da attuare - e dovrebbe valere per i gruppi organizzati tanto quanto per i singoli studi - sia perché non avrebbe necessità di esistere, nel momento in cui vi fosse una certificazione chiara dei bilanci. È questa la proposta di ANCOD: rendere più trasparenti i bilanci delle strutture odontoiatriche e consentire l’accesso ai contratti di finanziamento soltanto alle società o ai professionisti a Partita IVA che certifichino il proprio bilancio, tramite una società di consulenza esterna super partes.Oltre a rappresentare una reale garanzia di continuità aziendale per il paziente – che sia cliente di un singolo professionista, di una StP o di un grande gruppo organizzato – questa soluzione consentirebbe di tutelarlo da spiacevoli sorprese, difendendo al tempo stesso l'immagine dell’intero settore.
Il 2020 è stato un anno difficile per tutti. Per gli studi odontoiatrici, nonostante la sospensione delle attività per oltre due mesi, sembra che il bilancio non sia così negativo. Alla fine le cure sono una necessità e i pazienti continuano ad andare dal dentista. Voi avete anche dovuto subire la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana, che bilancio tracciate?
Sicuramente il 2020 è stato un anno complesso, che ci ha visto molto impegnati sugli aspetti relativi alla sicurezza, con un protocollo ancora più rigido rispetto alle indicazioni ministeriali, stilato ad hoc dai nostri referenti scientifici e validato anche attraverso la consulenza del Gruppo San Donato e di E&Y. Dopo il primo lockdown, i pazienti sono tornati e abbiamo anche avuto segnali positivi di ripresa ma sicuramente, per noi come per tutti, l'anno si è chiuso un po’ in sordina rispetto al precedente. Non ritengo che i gruppi organizzati abbiano usufruito di maggiori agevolazioni rispetto ad altri player dell’odontoiatria: siamo ricorsi alla cassa integrazione soltanto nei mesi di chiusura totale, a marzo e aprile, come peraltro hanno scelto di fare anche diversi studi dentistici tradizionali. Anzi, la decisione, in certe regioni, di mantenere chiuse nel fine settimana alcune attività all’interno dei centri commerciali ha penalizzato maggiormente i nostri studi odontoiatrici aperti al loro interno.Complessivamente, comunque, DentalPro si sta dimostrando resiliente a un periodo storico così drammatico come quello attuale.
Quali sono i nuovi progetti per il 2021? Avete annunciato 10 nuove aperture. Saranno nuovi studi o acquisizioni di studi già esistenti?
Abbiamo diversi progetti, su entrambi fronti. Per quanto riguarda la crescita organica, nel 2021 prevediamo di inaugurare 10 nuovi centri, uno dei quali propri in questi giorni, in provincia di Milano. Abbiamo inoltre ricevuto oltre cento richieste da parte di studi dentistici già avviati, interessati a cedere la loro attività a DentalPro, anche con l’opzione di poter continuare a collaborare con noi. Evidentemente il nostro gruppo ispira fiducia e affidabilità non solo ai pazienti ma a molti professionisti dell'odontoiatria. Stiamo valutando con attenzione queste richieste: sicuramente nei prossimi mesi concluderemo diverse acquisizioni di singoli studi, in continuità con il dentista e senza arrecare disagi ai pazienti.
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