Il prof. Giovani Lodi illustra le procedure per arrivare ad una diagnosi “serena” e come mettere in patica la regola dei 14 giorni
Il carcinoma squamocellulare della testa e del collo (internazionalmente conosciuto con Head and Neck Squamous Cell Carcinoma – HNSCC), e di cui il cancro della bocca rappresenta oltre il 90% dei riscontri diagnostici, è tuttora una malattia largamente e frequentemente sconosciuta.Nonostante ciò, il cancro della bocca è nella realtà dei fatti un reperto piuttosto frequente nella pratica clinica e non può pertanto essere considerato alla stregua di una malattia rara.
Ma il clinico, e in particolar modo l’odontoiatra, quando deve preoccuparsi per una lesione che riguarda le mucose orali? Lo abbimao chiasto al prof. Giovanni Lodi (nella foto), direttore scientifico di Dental Cadmos, docente dell’Università degli Studi di Milano e uno dei massimi esperti a livello internazionale in patologia orale.
“Bisogna in realtà preoccuparsi sempre, finché non si ha una certezza diagnostica. L’obiettivo, infatti, è sempre quello di arrivare a una diagnosi”, ci dice il prof. Lodi. Con “preoccupazione” ovviamente non intende semplicemente lo stato emotivo ansioso, ma si rivolge più che altro a tutte quelle procedure che devono essere utilizzate per arrivare a una diagnosi.
“È necessario”, consiglia, “in prima battuta, saper porre le giuste domande al paziente: Quando è insorta la lesione? Si è modificata nel corso del tempo? Ci sono dei sintomi?Possono poi ovviamente essere di notevole aiuto eventuali esami strumentali o di immagine”.
Ci sono lesioni che possono preoccupare più di altre: è il caso di lesioni che perdurano nel tempo e che tendono a peggiorare nel corso di poche settimane o mesi. Un fatto molto importante su cui Lodi pone l’accento è che il turnover della mucosa orale è molto rapido, intorno ai 14 giorni.
“Esiste quindi una regola chiamata ‘dei 14 giorni’ –spiega- secondo la quale si può a buona ragione avere il sospetto di una lesione maligna se dopo 14 giorni dalla rimozione di eventuali fattori traumatici e/o opportuno trattamento terapico della lesione non si sono avuti miglioramenti significativi”.
Si tratta ovviamente di una regola molto semplice, che non sempre viene seguita alla lettera. “Lesioni che clinicamente presentano un aspetto indicativo di una possibile neoplasia – dice il professor Lodi – possono essere immediatamente sottoposte a un’indagine strumentale, nella fattispecie la biopsia, in particolare la biopsia incisionale che ha uno scopo prettamente diagnostico”.
Esiste solo un tipo di biopsia?
“No, oltre alla biopsia incisionale, tramite la quale viene raccolta una porzione della lesione che viene poi analizzata dall’anatomopatologo, esiste poi anche un altro tipo di biopsia, quella escissionale, che svolge un duplice ruolo, diagnostico e terapeutico”. “Questa tipologia di biopsia deve però essere effettuata quando si è certi che la terapia corretta sia l’escissione chirurgica”, chiarisce il prof. Lodi aggiungendo.
“L’odontoiatra ha un ruolo fondamentale nella diagnosi delle neoplasie del cavo orale. È fondamentale quindi che i professionisti del cavo orale siano adeguatamente formati sotto questo aspetto, in quanto spesso sono i primi a intercettare eventuali quadri di malignità”. Secondo il professor Lodi, tuttavia, “è necessario che l’odontoiatra, oltre a saper fare diagnosi, poi debba essere anche in grado di comunicarla e di indirizzare il paziente nell’iter che dovrà seguire successivamente”.
Il trattamento di lesioni maligne del cavo orale (e del distretto testa-collo in generale) è infatti di tipo multidisciplinare, andando a coinvolgere diversi professionisti, quali anatomopatologi, oncologi, chirurghi maxillo-facciali oppure otorinolaringoiatri e radioterapisti. A tal proposito, il professor Lodi cita il “Gruppo Oncologico Interdisciplinare” (GOI) dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano che settimanalmente riunisce diversi specialisti, odontoiatri compresi, per discutere il trattamento dei casi più complessi.
Ma la diagnosi di una lesione maligna non è l’unico ruolo che spetta all’odontoiatra.
“Terminate le terapie necessarie alla risoluzione del caso –spiega il direttore scientifico di Dental Cadmos- gli specialisti del cavo orale (odontoiatri ma anche igienisti dentali) svolgono infatti un’importante funzione in relazione al mantenimento della salute – e quindi della qualità di vita – dei soggetti che sono stati trattati per neoplasie del distretto-testa collo”
"Risulta quindi di fondamentale importanza –conclude- una formazione e un aggiornamento continuo, perché l’odontoiatra non si deve occupare solo degli elementi dentari ma anche di tutto ciò che sta loro intorno”.
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