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03 Novembre 2022

Livia Ottolenghi Chief Dental Officer italiana

Grazie al recente incarico, da quest’anno rappresenterà l’Italia nei maggiori contesti europei e internazionali. Tra i primi impegni, l'agenda recentemente approvata dall'OMS relativa alla salute orale da sviluppare nei diversi paesi europei tra il 2023 e il 2030



di Lorena Origo


Livia OttolenghiLivia Ottolenghi

Docente e Vicepresidente vicario della Facoltà di Medicina e Odontoiatria de La Sapienza di Roma, Livia Ottolenghi lo scorso marzo è stata designata Chief Dental Officer per l’Italia.

Ma quali responsabilità comporta questo incarico e quali sono le sue funzioni?

La figura del Chief Dental Officer in ambito europeo varia da paese a paese” esordisce la professoressa Ottolenghi. “In alcuni, infatti, questi sono funzionari del governo, mentre in altri come in Italia si tratta di un ruolo consultivo.

Tutti gli Chief Dental Officer europei fanno capo al Council of European Chief Dental Officer-CEDCO, di cui abbiamo festeggiato i 30 anni dalla fondazione nella riunione del 7 settembre a Montpellier.

Il Consiglio raccoglie gli stati membri dell'Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo (SEE); ha un ruolo di coordinamento tra i vari paesi, con l’obiettivo di avere scambi e armonizzare le diverse politiche nazionali, e si relaziona anche a livello internazionale.”  

I compiti che aspettano la professoressa Ottolenghi sono legati a temi inseriti in un percorso personale già consolidato, perché si è sempre occupata di queste tematiche sia in ambito didattico che nella vita professionale.

Siamo già al lavoro su un importante e impegnativo progetto. Infatti, dopo molti anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente approvato un’agenda – con obiettivi strategici molto precisi – relativa alla salute orale da sviluppare nei diversi paesi europei tra il 2023 e il 2030.

Nello specifico l’Action Plan dell’OMS ha lo scopo di facilitare la promozione della salute orale attraverso politiche preventive con particolare enfasi sulla riduzione delle disuguaglianze, sull’integrazione e attuazione della salute orale nelle politiche sanitarie e sociali generali, sull’accesso universale per tutte le persone a servizi sanitari, sulla pianificazione della forza lavoro per i professionisti della salute orale e sul miglioramento della qualità dei dati.

Ciascun paese viene pertanto invitato a sviluppare delle politiche nazionali specifiche per raggiungere tali target, chiaramente nel rispetto delle singole autonomie dei diversi stati, ma con l’obiettivo di convergere su dei minimi comuni denominatori su cui intervenire e lavorare.

Ad oggi, il ministero italiano ha reagito molto attivamente al progetto e dimostrato forte interesse e disponibilità: l’Italia, infatti, è uno dei pochi paesi che ha inserito all’interno dei suoi statement sulle malattie non trasmissibili un passaggio specifico dedicato alla salute orale.”

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