Sul tavolo la proposta elaborata dal CSS. Intervista al prof. Gherlone, consigliere del Ministro: queste le priorità sulle quali si lavorerà per il settore odontoiatrico
Nella settimana in cui il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha formalizzato le prime nomine e conferme, tra queste il Segretario Generale del Ministero, il Direttore dell’AIFA, il Presidente dell’AGENAS, è arrivato anche il documento ufficiale di nomina del prof. Enrico Gherlone a consigliere per l’odontoiatria del Ministro, come Odontoiatria33 aveva anticipato.
Il prof. Gherlone, Rettore dell’Università Vita e Salute del San Raffaele di Milano, componente del Consiglio superiore di sanità e di altri tavoli ministeriali, aveva già ricoperto precedentemente questo incarico negli anni con diversi Ministri.
Professore, il Ministro Schillaci l’ha riportata ad occuparsi del settore odontoiatrico?
Personalmente non ho mai cessato di occuparmi del settore odontoiatrico, anche se i vari incarichi istituzionali negli ultimi anni mi hanno indirizzato prevalentemente nel mondo universitario e nell’ambito medico, ma l’odontoiatria è sempre nel mio cuore. Per questo, quando, a pochi giorni dalla sua nomina, ho avuto occasione di confrontarmi con il neoministro della Salute, parlando di questa tematica, ho accettato di dare, come sempre, il mio contributo con sincero entusiasmo.
Mi permetta di ringraziare pubblicamente la CAO nazionale, le Associazioni professionali e l’amico di una vita l’On. Matteo Rosso per il suo indiscutibile sostegno che mi ha dato in questa vicenda e non solo. Tutto questo ritengo possa essere un buon auspicio per una collaborazione fattiva e costruttiva.
Chi mi conosce sa che condivisione e coinvolgimento di tutti i soggetti del settore (Ordine, Associazioni, Sindacati, Società Scientifiche, Università) sono i principi su cui mi sono sempre mosso (vedi progetto raccomandazioni cliniche), così come è giusto ricordare che l’odontoiatria non è solo il dentista, ma tutte le professionalità che, nel rispetto dei propri ambiti, concorrono alla salute del paziente, come gli igienisti dentali, gli ASO, gli odontotecnici, l’industria, l’Università, la formazione.
Con il Ministro Schillaci avete già parlato di quali saranno i primi temi in agenda che affronterete?
Con il Signor Ministro abbiamo avuto già diversi incontri. La prima indicazione che mi è stata data è quella di individuare un modello di odontoiatria pubblica sostenibile che possa dare delle risposte concrete alle persone in difficoltà sociale e sanitaria, peraltro era uno dei punti del programma della coalizione di governo.E su questo siamo già avanti, dato che in Consiglio Superiore di Sanità avevamo istituito un Gruppo di lavoro in cui vi erano tutte le principali componenti dell’Odontoiatria, che ha elaborato una proposta concreta e sostenibile già sul tavolo del Ministro. Per la prima volta si è riusciti, anche e soprattutto con la collaborazione sia del Ministero della Salute che dell’Università Bocconi, ad avere una idea chiara dei costi e della sostenibilità di qualunque cosa si intenda mettere in atto. Sono proposte che implementeremo coinvolgendo le strutture della nuova sanità del territorio.
I dentisti privati saranno coinvolti?
Non si tratta di sostenere i dentisti pubblici o dentisti privati, l’indicazione ricevuta dal Ministro è chiara, l’obiettivo è tutelare la salute dei cittadini utilizzando strumenti e risorse che garantiscano efficienza ed efficacia delle cure garantendo quindi qualità e sostenibilità economica. Servono programmi di prevenzione ed assistenza per i giovani in età evolutiva e per gli anziani. Detto questo, qualsiasi strada che ci permetterà di raggiungere quell’obbiettivo sarà percorsa. Non esiste una salute pubblica ed una privata, esiste la salute del cittadino.Sicuramente servono risorse, ma ancor prima serve utilizzare meglio quelle disponibili.
Oltre all’odontoiatria sociale, il settore da tempo attende interventi su molte altre questioni, sembra inutile elencarle. Quali saranno le priorità?
Sicuramente si dovrà fare una riflessione sul numero di igienisti dentali e degli ASO. Il mercato richiede laureati e ASO qualificati che oggi sono numericamente carenti, anche e soprattutto in previsione di un loro coinvolgimento nel pubblico. Riguardo all’odontotecnico, la sua formazione non può più essere legata ad un profilo normato da un regio decreto e sono anche e soprattutto gli stessi odontoiatri che richiedono competenze e preparazione legate alle nuove tecnologie, soprattutto digitali, ai nuovi materiali, alle responsabilità. L’Odontoiatria è cambiata: quello che una volta sembrava futuro è diventato presente e quindi anche la formazione e le curve di apprendimento, sia per gli odontoiatri ma anche per gli odontotecnici, richiedono percorsi modificati. Quello che attualmente stiamo facendo per l’odontoiatra dovrà per forza, a cascata, avvenire per tutta la filiera odontoiatrica. Vi è poi la questione delle scuole di specialità per gli odontoiatri su cui l’Osservatorio sulla Formazione sanitaria specialistica di cui faccio parte sta lavorando ed anche qui cercando soluzioni. Una tra tutte l’attivazione della Scuola di Specializzazione in Odontoiatria Generale con i vari indirizzi settoriali (protesico, forense, conservativo, parodontale, ecc.).
Ovviamente il settore ed i Colleghi delle Associazioni professionali, dell’Ordine, dell’Accademia, tutta la filiera odontoiatrica, ogni volta che avrà da porre una questione al Ministro, mi troverà pronto e disponibile come sempre alla più completa collaborazione.
E sulla questione Catene e fondi integrativi?
Sui fondi è stato attivato un Gruppo di lavoro parlamentare, se serviranno pareri ed indicazioni saremo pronti a darle.
In merito alle Catene, credo che negli ultimi anni (ma questo è un parere personale) si sia verificata in maniera, alle volte giustificata ma altre volte meno, una frattura tra l’offerta odontoiatrica dei singoli professionisti e delle Catene. Questo ha determinato confronti, discussioni od azioni talvolta in modo scomposto con conseguenti ricadute sulla soddisfazione dei pazienti.
Va ricordato che tutti gli operatori hanno seguito il medesimo percorso formativo fatto di sacrifici ed obiettivi, il cui fine ultimo deve essere la professionalità e la salute del paziente. Talvolta, in certi network, ha prevalso in maniera esasperata la deriva economica, altre volte si è utilizzata questa keyword per contrastare quello che viene visto un concorrente sleale ed alle volte solo perché più organizzato. Qui non si tratta di dare ragione o torto a qualcuno. I professionisti sono gli stessi, che lavorano, in molte occasioni, sia nel loro studio che nei network e non si tratta di novelli Dr. Jekyll e Mr. Hyde, oltretutto rispondendo di persona a ciò che fanno. Il problema vero è che servono regole chiare, precise, semplici, condivise, che tutelino pazienti ed operatori, sia dal punto di vista della qualità delle prestazioni che da quello economico, evitando eventualiepisodi antipatici avvenuti anche di recente.
Queste regole, sia di natura gestionale che di natura operativa, devono trovare dei meccanismi di controllo da parte del legislatore, in modo che vi siano le tutele sopra citate. Sicuramente è più facile trovare casi di overtreatment nell’odontoiatria organizzata. Sulla qualità dei materiali utilizzati, invece, le differenze sono poco significative e dipendono dai singoli casi, quindi un argomento tutto da dibattere. Certamente non si possono mandare a casa da un giorno all’altro circa 8.000 persone con un fatturato medio di 750 milioni di euro, con una quota del mercato dell’8%, 900 studi, 50 insegne: quindi anche qui andrà trovata una soluzione che tuteli professionisti, pazienti e qualità.Tornando alle linee di indirizzo discusse con il Ministro, efficienza, efficacia e sostenibilità si possono ottenere uniformando percorso e protocolli con controlli della qualità, dei materiali utilizzati e dei risultati.
Infine la questione pletora e numero chiuso.
Avendo avuto modo di colloquiare nei giorni scorsi con il Ministro Anna Maria Bernini, le ho fatto i complimenti per l’attivazione del Gruppo di Lavoro che dovrà definire le regole per un modello di accesso a medicina più efficace, un panel di professionisti di altissimo livello. Certamente si dovrà lavorare sulla programmazione per garantire il numero di personale sanitario necessario al nostro SSN. Un dibattito che quindi coinvolgerà certamente anche l’odontoiatria.
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