Nei giorni scorsi l'AISO, sul proprio sito internet, ha pubblicato una dura nota accusando le associazioni odontoiatriche e la CAO di immobilismo verso il problema degli italiani che studiano all'estero. Critiche ribadite dal referente Commissione Lauree Estere dell'AISO Andrea Mazzero nell'intervista rilasciata ad Odontoiatria33.
Abbiamo chiesto un commento a Gianfranco Prada, presidente nazionale ANDI, chiamato in causa durante l'intervista.
Dott. Prada, gli studenti sembrano chiedervi meno parole e più fatti sulla questione delle lauree estere. Siete davvero immobili sulla questione?
Mi sembra semplicistico e sminuente pensare che i problemi degli odontoiatri che cercano di entrare nel mondo del lavoro sia solo quello degli italiani che si laureano in Spagna. Peraltro stiamo parlando di una cosa legale e possibile per tutte le professioni, non solo per i dentisti, determinata dal principio fondamentale dell'Unione Europea sulla libera circolazione delle persone.
Con questo non voglio dire che i timori non siano reali, ovvio che gli studenti che scelgono di andare a studiare all'estero lo fanno perchè in Italia non sono riusciti a superare il test ma, ripeto, è una possibilità prevista dalle leggi sovranazionali contro la quale non è possibile fare nulla. Figuriamoci, poi come proporrebbe l'AISO, se la Comunità Europea potesse accettare che l'Italia faccia una norma che impone ai soli cittadini italiani che si sono laureati in odontoiatria all'estero di sostenere un esame di stato per verificare la loro preparazione o ancora di permettere che all'Albo degli odontoiatri si possano iscrivere un numero di dentisti uguale a quanti si sono iscritti alle università italiane!
Da anni con i nostri rappresentanti all'interno del CED e degli altri organismi europei ci battiamo per far riconoscere la valenza dell'Ordine dei Medici, che molti Paesi Ue vorrebbero addirittura abolire.
Però, anche durante il vostro congresso elettivo del maggio scorso avete promesso all'AISO un impegno su questi temi.
Noi come ANDI abbiamo promesso a tutti gli studenti in odontoiatria ed ai giovani dentisti italiani un impegno a sostenere le loro istanze, a favorire il loro ingresso nel mondo del lavoro, a migliorare il loro aggiornamento professionale, a far si che in Italia possano esercitare solo coloro che hanno i requisiti per farlo. La battaglia, vinta, per impedire che una università estera (la Pessoa) aprisse una succursale in Italia ne è la prova concreta e tangibile. Senza gli avvocati di ANDI, e quindi i soldi dei soci ANDI, oggi, molto probabilmente il nostro paese sarebbe sede non solo di una succursale di una università portoghese in odontoiatria ma anche spagnola, ungherese, e chissà di quante altre nazioni.
Quindi le lauree estere non sono un problema?
Certo che sono un problema, un problema paragonabile a quello del turismo odontoiatrico. Possiamo impedire ai nostri concittadini di andarsi a fare visitare all'estero? Altrettanto non possiamo fare per i ragazzi che vanno a studiare odontoiatria in altri Paesi dell'Unione Europea, così come vanno a studiare e laurearsi in ingegneria, economia ed altre discipline.
Anche io sono convinto che chi sceglie quel percorso lo fa per aggirare la norma italiana ma non possiamo, purtroppo, farci nulla. La battaglia del Consiglio nazionale forense ne è la prova.
Discorso diverso è la proposta per un numero programmato europeo. Su questo siamo in sintonia con la CAO nazionale e stiamo lavorando sulle altre associazioni europee per trovare consenso su una proposta in tal senso.
Però sulle lauree estere, anche in termini numerici, mi sembra che il problema della pletora non derivi da questi dentisti. Stando ai dati che avete pubblicato voi di Odontoiatria33 nel 2013 sono stati 154 gli italiani laureati all'estero iscritti all'Ordine. Dite che però sono solo i primi, bene diciamo che in tutti gli atenei europei ci sono 2mila cittadini italiani che nei prossimi 5 anni torneranno, laureati, in Italia. Ma ricordiamoci che solo nel 2013 il MIUR ha imposto agli atenei italiani di iscrivere in sovrannumero gli studenti che sarebbero entrato con il bonus maturità portando ad oltre 1.200 i posti disponibili per l'anno accademico in corso ed è di questi giorni la notizia dei duemila ricorsisti ammessi a medicina ed odontoiatria che potrebbero arrivare a 5mila e che si sommano a tutti quelli che negli ultimi anni, grazie alla bravura degli avvocati, si sono iscritti vincendo i ricorsi.
Quindi un intervento sbagliato quello di AISO.
Assolutamente no. Ogni critica serve per dialogare e confrontarsi. Serve, comunque, a pungolare noi sindacati. Dell'intervista che avete fatto a Mazzero ho particolarmente apprezzato il passaggio sulla qualità formativa. Ha ragione quando dice che i giovani studenti che si laureano in Italia devono pretendere una formazione di qualità sopratutto dal punto di vista pratico e se alcuni atenei questa formazione non la riescono a fornire devono chiudere. Anche perché in molti atenei spagnoli la formazione pratica comincia già dal primo anno.
Quindi chiederete una riduzione del numero di università in Italia?
Non mi sembra una novità. Certamente non sta a noi entrare nel merito della qualità formativa, peraltro i sindacati non sono neppure chiamati a verificare la formazione con un proprio rappresentante nelle sessioni di esame di abilitazione. Esame che ricordo ha un puro valore simbolico, visto che abilita l'98% di chi lo sostiene.
Per favorire l'ingresso nel mondo del lavoro dei futuri dentisti, come ANDI abbiamo da qualche anno attivato una collaborazione con le università sede di corso di laurea in odontoiatria insegnando come si gestisce uno studio, come è l'odontoiatria al di fuori delle aule universitarie. Abbiamo anche dato la nostra disponibilità per fare effettuare parte della formazione pratica del sesto anno negli studi dei dentisti ANDI, ma su questo punto ci sono state molte reticenze anche per questioni normative. Poi da qualche anno abbiamo attivato il progetto ANDI Young attivando una serie di servizi ed opportunità esclusive per i soci ANDI under 35.
Progetto criticato da AISO in quanto permette anche agli studenti all'estero di iscriversi e partecipare.
Nel programma elettorale, citato nella lettera AISO, va precisato che la possibilità di iscrizione come Soci ANDI uditori, che è gratuita, si riferisce agli studenti iscritti alle Facoltà di Odontoiatria dei Paesi UE
Ricordiamoci, poi, che il riconoscimento del titolo di studio estero non è automatico come si dice. Per quelli laureati in un ateneo europeo c'è una doppia verifica: prima da parte del Ministero italiano sentendo l'università straniera e poi da parte dell'Ordine che deve accettare il laureato. Per quelli provenienti da università extracomunitarie è poi quasi impossibile vedere riconosciuto il proprio titolo.
Salvo per quelli albanesi.
Non tocchiamo quel tasto. Questa è un'altra battaglia che, insieme alla CAO nazionale, cercheremo di vincere; come avvenuto con la Pessoa. Sarà dura ma finalmente il Miur sembra voler vedere la questione dal punto di vista giusto.
Torniamo al progetto ANDI Young, ma ai giovani dentisti non pensa che non serva solo saper lavorare, ma serva avere un futuro lavorativo serio e non fatto di collaborazioni?
Guardi che ANDI Young non è solo una serie di servizi e benefit per i soci under 35 ma un progetto che cerca di dare un valore concreto alla definizione di patto generazionale. Abbiamo attivato una serie di opportunità per i giovani laureati per entrare negli studi dei dentisti prossimi alla pensione, abbiamo realizzato contratti di lavoro ad hoc per chi intende svolgere la professione come collaboratore o iniziare seguendo questa strada. Da sindacato di professionisti, ANDI sta diventando un vero e proprio sindacato degli odontoiatri tutelando studenti, giovani odontoiatri, liberi professionisti, collaboratori, dipendenti.
Poi non sminuiamo l'aspetto culturale. Prima di attivare i benefit da attivare abbiamo sondato tra i giovani under 35 iscritti ad ANDI le loro necessità. E i giovani dentisti ad ANDI non sono pochi. Ad oggi sono 4.812 (744 studenti e 4.068 laureati); più della metà del totale degli iscritti dichiarati da AIO, per fare un paragone. Giovani soci che hanno chiesto di poter accedere ad un percorso formativo dedicato su argomenti specifici, argomenti che spesso non sono trattati nei corsi, nei congressi. Come ANDI ci siamo attivati ed in un anno e mezzo abbiamo organizzato una serie di corsi specifici, una sezione ad hoc del Congresso scientifico, due libri regalati agli iscritti e a giugno è partita la formazione multimediale con il webinar sull'endodonzia.
Anche per questi motivi ritengo che lo sfogo di AISO, pur legittimo, non sia motivato dai fatti. Almeno per quanto riguarda gli sforzi di ANDI e l'invito che rivolgiamo a tutti gli studenti in Europa ad iscriversi gratuitamente ad ANDI.
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