Gentile direttore
le sue riflessioni sulla pubblicità sanitaria sono uno stimolo che non si può lasciar cadere.Anche perché le sue interpretazioni, nell'analizzare le varie iniziative, portano alla vera domanda conclusiva che Lei correttamente pone: regolamentarla o vietarla? Con la capacità di sintesi di cui La ringraziamo ci porta alla vera essenza del problema, troppe volte toccato, forse, non in modo chiaro: vietare completamente o no la pubblicità delle prestazioni sanitarie/odontoiatriche.
Lei dice facendosi portavoce del comune sentire: "Non per limitare la concorrenza tra i professionisti (questo era lo spirito della Bersani), ma perché una cura non è un servizio da promuovere ma una necessità. La pubblicità crea un bisogno, suggerisce una soluzione, la più conveniente per chi vende il servizio o il prodotto pubblicizzato".
Come non concordare? Siamo perfettamente in linea. Siamo contro tutti i tentativi esperiti per ingannare il paziente. Condividiamo ancora la logicità e l’utilità, da ella richiamate, del dialogo e della convergenza su una proposta unitaria da rappresentare.
Qualche breve ulteriore riflessione e precisazione non marginale: CAO C’è è spontaneamente nato da tempo quale gruppo di liberi pensatori, concretizzatosi agli inizi del 2017, aperto a tutti e con il proposito di sviluppare analisi e proposte su tematiche importanti.Proposte che sono e saranno messe a disposizione di tutti ed in primo luogo a disposizione della rappresentanza apicale. Un laboratorio di liberi pensatori, quindi, che provano ad affrontare tematiche che spesso, troppo spesso, vengono rimosse o non valutate con la attenzione dovuta.
La questione pubblicità in campo odontoiatrico è un caso emblematico. Su questo tema i quasi 40 presidenti CAO facenti parte del gruppo hanno sviluppato documenti e proposte contribuendo all'analisi e ponendo possibili risoluzioni del problema. Questi documenti con relative proposte sono state conferite alla CAO nazionale ed ai referenti regionali già dal mese di maggio 2018. In merito alle successive collegate iniziative (invio di una petizione e documenti al ministro della Salute e successiva sottoscrizione della petizione aperta a tutti) desideriamo affermare, attraverso il suo apprezzato giornale, che il nostro obiettivo, porre al centro dell'attenzione della politica, della professione e dei cittadini/pazienti la inaccettabile deriva sulla pubblicità, ci sembra ampiamente raggiunto. Infatti, in soli 3 giorni più di 2500 sottoscrizioni si sono registrate, e un'ampia maggioranza dei 106 presidenti CAO ha sottoscritto o condiviso. Il nostro scopo non è la ricerca del facile consenso (un modo strano per ottenerlo: non le pare?), oppure stupide e deprecabili rivalse (come a qualcuno interessa fare credere).
Abbiamo ritenuto necessario continuare a svolgere appieno quello che prevede il nostro mandato, stimolando il dibattito e ponendo all'attenzione di tutti quelli che sono i temi su cui è necessario prendere posizione. Rappresentiamo, è risaputo tra gli addetti ai lavori, in termini di autonomia riconosciuta, gli iscritti ai nostri albi e a loro dobbiamo rispondere. Siamo per primi rispettosi della rappresentanza democraticamente eletta e che è anche la nostra dirigenza nazionale. I compiti di indirizzo e coordinamento nazionali, anche quando non fossero applicati, non ci competono. I nostri colleghi iscritti hanno noi come punto di riferimento e chiedono di ricevere risposte su nuove e vecchie problematiche, sia inerenti la categoria, sia soprattutto la popolazione in generale, dando pieno significato al ruolo che gli Ordini professionali sono tenuti a rappresentare e difendere.
Riteniamo che affrontare la complessità dei temi con cui ci si deve misurare richieda un costante, continuo e proficuo confronto, stimolo e apporto di idee; e che questa complessità, per essere interpretata, necessiti di tutte le energie disponibili.
Questo, e solo questo, è lo spirito che ha ispirato la nostra azione. Non lasciando alcuno spazio a polemiche che talvolta appaiono strumentali.
Segreteria CAO C’è
Nota della redazione: la nota ci è giunta dalla segreteria della Cao C'è, per dovere d'informazione ricordiamo come il sito Cao C'è era stato presentato dall'allora presidente nazionale Cao, Giuseppe Renzo, "come contenitore di informazioni e collettore delle varie CAO provinciali". Anche se al tempo l'avevamo inteso, a quanto pare sbagliando, come il sito della CAO nazionale. Cercheremo di approfondire anche per cercare di dare anche un volto al "gruppo di liberi pensatori".
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