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17 Ottobre 2018

Fatturazione elettronica: ma la PA è strutturata per ricevere ‘’la mole’’ di fatture?

Lo chiede Renato Mele che dice: ‘’il rischio è che la burocrazia non perdoni neanche se stessa‘’


Egregio Direttore, 

Il suo recentissimo DiDomenica dedicato alla fatturazione elettronica rende l’idea che chi giudica negativamente questa novità sia un po’ troppo lamentone e, nella migliore delle ipotesi, non consapevole dei vantaggi che ne potrebbero derivare. Sembra quasi che oggi, di fronte ad un’idea veramente felice della Pubblica Amministrazione, non ne se voglia cogliere il senso, né come cittadini, né come professionisti.  

A mio giudizio le cose non stanno così. 

E’ legittimo immaginare che il paese al 25° posto su 28 in UE nell’evoluzione digitale, e che per primo rende obbligatoria la fatturazione elettronica, potrà avere difficoltà nella sua attuazione pratica? Su chi verranno scaricate le conseguenti difficoltà ed addebitati gli impedimenti?

Eppure i dati a nostra disposizione parlano chiaro: il livello della digitalizzazione della nostra Pubblica Amministrazione è sotto la media europea ed il suo trend è in peggioramento. L’età media degli statali è di 52 anni, 56 per i dirigenti. E’ un’età in cui le novità non si vivono ma si sopportano, tanto che il Ministro della Pubblica Amministrazione ha recentemente affermato che questo, per un paese che vuole fare la riforma digitale, “è un problema”. I cittadini italiani sono in fondo alla classifica nelle conoscenze e competenze digitali (appena il  44% degli italiani contro il 56% degli europei risulta in possesso di capacità basilari per muoversi online).  E non vogliamo ragionevolmente immaginare che questo mix di impreparazione Stato/cittadini non risulti esplosivo? 

E’ vero che la fatturazione elettronica è già praticata nei confronti della PA da molte categorie di professionisti e lavoratori, ma la mole di dati è infinitamente più modesta. Se poi ci domandiamo quanto sia loro servita per essere pagati più celermente, che è la cosa più importante, basti sapere che nel 2018 il ritardo medio nei pagamenti è di 104 giorni quando nel 2017 era di 95, con un debito dello Stato nei confronti delle imprese fornitrici arrivato a 30 miliardi. La media europea è di 42 giorni, eppure nessuno in Europa ha la fatturazione elettronica! E’ inutile avere una Ferrari se si sa andare solo in bicicletta! E’ legittimo domandarsi perchè, dopo le tante precedenti diavolerie che ci hanno coinvolto con le stesse dichiarate finalità, proprio questa dovrebbe funzionare?In più dovremo tutti, o quasi, caricare sul nostro “stato di famiglia professionale” nuove categorie di professionisti del superfluo che già aleggiano sulle nostre teste proponendoci le loro soluzioni, come se non bastassero quelli necessari per la privacy. 

Anch’io sono convinto che non ci sarà nessuna proroga, semmai qualche modifica, che finirà paradossalmente per ridurre ulteriormente la già dubbia efficacia del provvedimento. Come tutte le leggi Finanziarie italiane anche questa vorrà fare affidamento su “presunte” maggiori entrate e non può fare a meno di inserire la voce “fatturazione elettronica” tra le maggiori entrate 2019. 

Poi ci sono in alcuni casi le vere buone idee, ma sono quelle che durano meno. Da poco tempo l’INPS aveva attivato nei suoi uffici un algoritmo in grado di valutare il rischio di certificati di malattia “sospetti” e così indirizzare le visite di controllo in maniera meno casuale e con maggiori risultati. A breve si accingeva ad applicarlo anche nel settore pubblico. Ebbene, il Garante della privacy, altra realtà di cui quotidianamente ci domandiamo l’utilità, ne ha ordinato l’immediata sospensione.

Come si vede la nostra Pubblica Amministrazione non solo non gode di buona salute, ma soffre anche di una grave forma di malattia autoimmune. La burocrazia non perdona neanche se stessa. 

Dottor Renato Mele: Rappresentante toscano nella Consulta ENPAM della libera professione

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