Gent.mo Direttore,
Leggo il suo intervento “Fondi integrativi ed il coltello dalla parte del manico” le non posso non rilevare che, ancora una volta, si assiste a una sofisticazione del linguaggio, immagino inconsapevole, che confonde i termini “assistenza diretta e indiretta e “convenzione diretta e indiretta”.
Facciamo un passo indietro: come viene gestito un fondo sanitario?
Il paziente iscritto a un fondo sanitario usufruisce dell’assistenza diretta quando si rivolge a una struttura sanitaria gestita dal fondo medesimo o quando si rivolge a un medico che ha stabilito un contratto (convenzione) con il fondo. Il contenuto di questo contratto (convenzione) prevede una o più delle seguenti voci: modalità di pagamento, onorario, nomenclatore, gestionale, iter burocratico, tempario, sconti, penalità. Nell’ambito di questo contratto (convenzione), la modalità di rimborsodetermina la suddivisione della convenzione in diretta e indiretta. Si definisce convenzione diretta il contratto che prevede che sia il terzo pagante a saldare l’onorario direttamente al medico. Si definisce convenzione indiretta il contratto che stabilisce che sia il paziente a saldare l’onorario al medico. A sua volta il paziente sarà rimborsato dal terzo pagante.
Altre cosa è l’assistenza indiretta: essa prevede la libera scelta del medico. L’unico requisito è quello di essere iscritto in una “rete”: l’iscrizione all’albo! Il medico non sottoscrive alcun contratto con il terzo pagante. Un esempio sulla confusione che esiste nell’utilizzo dei termini lo si evince nell’articolo pubblicato su Odontoiatria33 il 23 novembre. Nel titolo dell’articolo si legge: “no a convenzioni dirette”. Tuttavia, leggendolo, si comprende che il titolo è fuorviante. Il concetto espresso dal dott. Fiorile è un no all’assistenza diretta che è un concetto più ampio di “no alle convenzioni dirette” riportato nel titolo. Infatti, se si analizza il virgolettato dell’articolo, e cioè quanto realmente espresso dall’intervistato, si legge: “Siamo contrari al sistema delle convenzioni, dirette o indirette che siano! Il paziente deve poter scegliere e non sentirsi obbligato a cambiare dentista solo perché il proprio professionista di fiducia non è convenzionato.” e “Per questi motivi AIO continua a sconsigliare ai propri Soci di aderire a qualsivoglia convenzione”.
Ne deduco, per logica, che se le convenzioni dirette e indirette sono parte integrante dell’assistenza diretta, il titolo dell’articolo doveva essere “no all’assistenza diretta” e nel sottotitolo “no alle convenzioni dirette e indirette”.
Gentilissimo Direttore, nel suo DiDomenica mi sembra che non si utilizzi la terminologia corretta rendendo di fatto confusi i concetti. L’introduzione dell’articolo -“riaperto il dibattito sui Fondi integrativi e sul convenzionamento diretto e indiretto”- e la successiva frase -“Da una parte AIO, ANDI ed anche CAO che ritengono che la formula più corretta sia quella di permettere ai cittadini di rivolgersi al dentista che preferiscono, rimborsando poi al paziente la cifra che gli spetta secondo quanto previsto dal proprio Fondo.”- confondono i termini della questione.
Il problema del rimborso (convenzione diretta e indiretta) è un sotto problema dell’aspetto più importante, rappresentato dalla libertà di scelta del medico curante, libertà non prevista dall’assistenza diretta. Il nodo cruciale è legato alla questione della contrattualizzazione del rapporto fra fondo e medico (assistenza diretta), come sopra già espresso e come si evince dalla lettura dell’articolo del dott. Fiorile.
E’ la contrattualizzazione che condiziona l’attività del medico perché pone dei paletti in un regime di asimmetria di potere contrattuale. Il tutto in un contesto dove il rischio d’impresa è a esclusivo carico del libero (non più libero) professionista. Concludo commentando un’altra informazione del suo articolo che meriterebbe un approfondimento: se è vero che un’indagine Andi ha evidenziato che il 30% dei dentisti è convenzionato, con ampie variazioni a seconda delle regioni, è altrettanto vero che manca il dato più importante: quante convenzioni hanno stipulato questi dentisti, ma soprattutto, quanto incidono le convenzioni sul fatturato globale e sul numero di pazienti degli studi che aderiscono alle convenzioni. Senza questi dati è impossibile quantificare il condizionamento sulla professione determinato dai terzi paganti.
Nick Sandro Miranda
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