Alberto Battistelli (CIOd), ripercorre la questione profilo odontotecnico evidenziando come le continue divisioni ed i continui distinguo abbiamo impedito il cambiamento
Caro direttore, le scrivo non tanto per rispondere al proliferare di dichiarazioni sui 2 DDL per un nuovo profilo degli odontotecnici, privi di ogni legittimazione sulle questioni attuali. A me interessa dire agli odontotecnici come stanno le cose, considerato il fatto che ero presente tanto nel passato come oggi, e non c’è nessuno che può mettere in campo questa prerogativa.
Scrivo a nome mio, ma posso affermare che la mia associazione, il CIOd e non solo, è in perfetto accordo con me.
Andiamo ai fatti.
Dopo il referendum andato male per noi odontotecnici, circa l’abolizione del Titolo V della costituzione, siamo entrati in una specie di sconforto e immobilismo, tutto era finito!
Gli assessori regionali ormai erano un muro invalicabile. Tutto si è spento. Strada chiusa.
Le associazioni sono rimaste immobili (e forse qualcuno al nostro interno ne ha anche goduto), tanto è vero che fino a poco tempo fa l’unico argomento delle associazioni era l’applicazione del nuovo regolamento europeo sui dispositivi medici con tanto di convegni, servizi da offrire e software vari.
Poi accade qualcosa.
Il tanto vituperato “piccolo” CIOd su cui non si perde occasione di sparlare, chiama tutti i presidenti delle altre associazioni per informare che esiste una “nuova” possibilità (offrendo tutto a tutti!) per il profilo degli odontotecnici: un disegno di legge che potrebbe essere presentato dalla Senatrice Paola Boldrini.
Tutti sembrano felici e si aprono le porte della condivisione. Si arriva a fare un incontro con la Senatrice su piattaforma e incaricano addirittura me di fare da portavoce per tutti.
Tutto fila liscio, ci vengono dati dei compiti, CIOd e ANTLO in due giorni sono pronti, le altre la prendono lunga, atteggiamenti da burocrati statali che intasano e fanno perdere tempo prezioso. Alla fine si decide e si firma, all’unanimità, un documento che ricalca in modo perfetto quello già approvato dal Consiglio Superiore di Sanità nel 2001, valorizzando in tutto e per tutto anche il grande lavoro fatto in precedenza. Ci fu un serio dibattitto sul paragrafo 3, quello sulla prova di congruità- sostanzialmente fummo tutti d’accordo che quel tema è trattato nel testo in modo ambiguo e che lo si potrebbe addirittura eliminare guadagnandoci, si decide di lasciarlo e tenerlo come eventuale elemento di trattativa.
Fino qui tutto bene anche se con difficoltà.
Poi arriva la questione vaccini, io stesso chiamo i presidenti con entusiasmo chiedendo di fare qualcosa insieme per coloro che si volessero vaccinare, ma qui accade qualcosa di stucchevole: l’insofferenza verso questo “piccolo” Ciod che prende troppe iniziative, raggiunge i massimi livelli e, senza fare ora la cronaca, inizia una pantomima che finisce con la CNA che spara allarmi che non si possono commentare sui media. Ho provato a spiegare le cose di persona, niente di niente, da una parte entrava dall’altra usciva.
Ho capito che la paura che si stesse facendo sul serio, per loro era diventata tanta, altrimenti non si spiegherebbe tanta veemenza.
Per chi giocano questi giocatori?
Per nessuno. Vogliono solo che niente accada finchè essi sono in vita. Degli odontotecnici non gli frega niente. Torniamo a noi - nelle riunioni alla presenza anche dell’alta figura del dott. Saverio Proia - la persona che al servizio dello stato si è più prodigata nella scrittura di leggi per le nuove professioni sanitarie - si decide che è necessario sostenere il Disegno di Legge Boldrini e quindi seguire non più la via chiusa delle regioni ma quella parlamentare, forse erroneamente troppo poco considerata in passato, e allo stesso modo si decide di cercare tutti insieme altri senatori firmatari o disposti a presentare disegni di legge simili per sostenere la nostra causa.
Alcuni delle “grandi” sigle si vantavano di avere agganci parlamentari importanti da contattare, ma come è andata a finire? Che l’unico altro disegno di legge, quello del Senatore Giancarlo Serafini lo ha portato ancora una volta il piccolo e vituperato CIOd.
Qui la CNA in una riunione di presidenti prende le distanze (il motivo era oggettivamente risibile!) dal 2°DDL come se, invece che sostenerlo, questo DDl andasse contro quello della Sen. Boldrini.
In altri comunicati hanno addirittura messo in dubbio anche quello della Boldrini stessa, questo almeno è parso a me e qui metto una faccina emoticon di sgomento perché mi sento sul tagatà.
Sui contenuti del Disegno di Legge Serafini questi esperti associativi o chi per loro, dovrebbero sapere che i DDL sulla stesso argomento vengono accorpati in commissione e che quindi non vi è nulla che cambia la sostanza della cose.
Quindi dove sta il problema?
Non importa ciò se si fa. Conta chi lo fa, e se non lo fanno loro non va bene a prescindere.
Noi non abbiamo mai rivendicato nulla e abbiamo offerto tutto a tutti nel silenzio; ora ci siamo stufati. Abbiamo assistito a dei dietro front e delle argomentazioni che sono stucchevoli: prima non andava bene la legge in deroga, poi la via parlamentare, poi il paragrafo 3, poi il DDL Serafini, poi il profilo stesso non servirebbe, poi le bioingegnerie e balle varie.
Ecco la verità semplice semplice detta da “chi le leggi le scrive e non da chi le leggi le legge”: tutto ciò che è stato intrapreso è stato scritto e portato avanti dagli uffici legislativi e dai tecnici che fanno capo ai due senatori e dai dagli uffici legislativi dei loro rispettivi partiti, tutto poi è passato al vaglio dell’ufficio Drafting del Senato. Serve altro?
Ho parlato io stesso per ore con questi veri esperti della materia che mi hanno manifestato tutta la loro sorpresa quando ho mostrato loro le cose che si scrivono nel nostro settore, (deroga, costituzionalità ecc ecc) e qualcuno è rimasto anche indispettito nel vedere con quale sufficienza e saccenza si da degli incompetenti a queste persone che scrivono leggi ogni giorno.
La verità è che questo percorso parlamentare è molto più fattibile del vecchio, un conto è andare a chiedere alle Regioni senza una legge fatta - un conto è andarci dopo che la legge è stata istituita, esattamente come dice la Costituzione - chi ha i dubbi se li tolga!, Se non ci fosse stata una seria possibilità questi personaggi non si sarebbero così agitati.
Ora questa gente sa anche che presentare un DDL non significa nulla se il Senatore di riferimento non sente tutta l’energia e tutto il sostegno unitario della categoria. Se un senatore va su internet e legge che siamo divisi e dubbiosi si dedica ad altro dove potrà ricavare più voti senza scocciature.
Ora cari lettori vi sarà chiaro il disegno di chi mette zizzania: scoraggiare i senatori e far fallire tutto sotto lo slogan: “o siamo noi a farlo o non lo farà nessuno”.
Oppure, ancor peggio, curano interessi di chi non vuole il bene dell’odontotecnico. Stavolta però non si potrà dire è “colpa delle lobby dei dentisti”.
L’odontotecnico del futuro ha la sua casa naturale e la sua forza politica nelle professioni sanitarie, siamo sicuri che a certe sigle questo piaccia davvero?
L’esclusività della produzione di protesi poi è inserita nel profilo da sempre, ma senza un salto del livello di istruzione l’odontotecnico rimarrà schiacciato e sempre più umiliato. I giovani devono prendere in mano la difesa politica della professione attraverso la partecipazione e non dipendere più da nessuna forma di funzionariato associativo. Partecipare alla nostra scuola di politica dentale SLPD è il primo passo per capirci qualcosa e andare verso una nuova dignità professionale.
Alberto Battistelli
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