Si è da pochi giorni conclusa la ventunesima edizione delle Giornate milanesi di implantologia e Implantotecnica, abbiamo chiesto al dottor Aurelio Cazzaniga di parlarci di questo importante evento che ha avuto luogo il 7 e l’8 novembre presso l’Atahotel Executive di Milano.
Il dottor Cazzaniga è il presidente del Cenacolo odontostomatologico milanese, che ha organizzato l’evento.
Dopo due anni di mandato è stato naturale allargare il discorso dal convegno milanese al Cenacolo (Coi-Aiog, Cenacolo odontostomatologico italiano – Associazione italiana di odontoiatria generali), una delle realtà più interessanti del panorama associazionistico italiano.
L'obiettivo primario è quello di favorire una costante informazione e un continuo aggiornamento a costi contenuti.
Sono stati progressivamente allacciati rapporti con quelle strutture istituzionali che potessero favorire l’attività “senza fine di lucro” del Cenacolo e, nel corso degli anni si sono moltiplicate le iniziative che, sia su scala locale che a livello nazionale, hanno approfondito tematiche di grande impatto sociale come gli ultimi simposi su “Aids in oral cavity” e “Patologia da fumo e odontoiatria”.
Anche le giornate milanesi di questo novembre hanno affrontato un argomento di importanza basilare, il titolo del congresso è stato: “Impianto o mantenimento del dente naturale? Attuali orientamenti”.
Dottor Cazzaniga, ci parli di quest’ultima vostra iniziativa.
Le XXI Giornate di implantologia che il Cenacolo odontostomatologico milanese ha presentato il 7 e 8 novembre 2008 sono state l’evento culturale più importante da noi organizzato nell’anno in corso. Il congresso è un momento di incontro con tutti i soci e l’occasione, per chi ancora non lo è, di conoscere la nostra associazione nata in Milano e che oggi si è radicata in tutto il territorio nazionale.
Poiché al centro della nostra attività culturale c’è da sempre l’odontoiatra di base e la sua équipe, il tema del congresso non poteva non trattare di una realtà clinica che frequentemente si presenta alla nostra osservazione e che ci pone spesso di fronte a una scelta: mantenere un dente naturale compromesso, soprattutto per motivi parodontali, oppure estrarlo e sostituirlo con un impianto
osteointegrato? È un quesito apparentemente banale, ma che implica una notevole preparazione odontoiatrica interdisciplinare e che non deve mai essere risolto senza tener conto della situazione degli altri elementi dentali presenti nel cavo orale.
A dibattere sul tema sono stati chiamati alcuni dei più capaci clinici che operano nella realtà universitaria milanese.
L’organizzazione di questo evento è avvenuta dopo un biennio ai vertici del Cenacolo milanese, un’esperienza certamente significativa in un periodo di grandi trasformazioni.
La mia esperienza come Presidente del Com si è svolta in un momento di importanti mutamenti della nostra professione, caratterizzato dalla continua evoluzione di strumenti e materiali che la ricerca e l’industria ci mette a disposizione, dall’introduzione dell’Ecm obbligatoria per gli odontoiatri, dall’introduzione di nuove norme per la sicurezza e per obblighi fiscali, dalla concorrenza dei service e delle cliniche straniere e dal momento di crisi dei consumi che coinvolge anche la nostra professione.
Di fronte a questa trasformazione i nostri colleghi spesso non si trovano a essere sufficientemente preparati, soprattutto perché la stragrande maggioranza degli odontoiatri svolge la propria attività in studi monoprofessio-nali ed è impensabile che il singolo sia in grado di affrontare il mutamento con le sole proprie capacità. La risposta è una struttura odontoiatrica dove collaborano professionisti con competenze diversificate che siano in condizione di soddisfare le sempre crescenti richieste, sia funzionali sia estetiche dei pazienti.
Qual è a suo avviso l’atteggiamento vincente?
In questi momenti di crisi il singolo odontoiatra deve investire anche in cultura e aggiornamento. Il Cenacolo è lo strumento adeguato ad accompagnarlo in questo compito perché è sempre stato l’interfaccia fra l’università, dove si fa ricerca, e l’odontoiatra di base, con il preciso obiettivo di favorire in quest’ultimo un accrescimento delle conoscenze e capacità e soprattutto di aiutarlo a mantenerle nel tempo, con i necessari aggiornamenti.
Purtroppo non sempre questo avviene, a tal punto che neanche l’Ecm introdotta, mancando di sanzioni, è stata in grado di stimolare quei colleghi che non si aggiornano in maniera sufficiente. Per aiutare l’odontoiatra a raggiungere questi obiettivi il Com ha dato maggior impulso ai corsi pratici e continuerà a farlo nel prossimo biennio in collaborazione con l’Università che presenta a Milano dei poli di assoluta eccellenza.
L’aggiornamento continuo riguarda gli odontoiatri esperti o interessa anche coloro che si affacciano alla professione?
Si cercherà di coinvolgere i neolaureati, che rappresentano un gap nei partecipanti ai corsi, sia perché hanno necessità di lavorare – è il momento in cui molti di loro mettono su famiglia – sia perché ancora non si sono resi conto che la pratica odontoiatrica richiede un impegno di aggiornamento costante e la capacità di rimettersi in discussione.
GdO 2008; 14
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