I molari privi di antagonista erompono continuamente nel corso del tempo mentre non sempre tendono a inclinarsi mesialmente se hanno perso il dente adiacente; questo il risultato di uno studio durato ben 12 anni svolto presso l'università di Goteborg (B. Lindskog-Stokland et al. Journal of Oral Rehabilitation 2012 39; 136-143). E' stato un dogma per generazioni di dentisti quello dell'eruzione continua e della mesializzazione dei molari privi di antagonisti ma, come spesso succede, la verifica scientifica impone correzioni più o meno importanti alle verità tramandate di camice in camice.
La ricerca svedese ha interessato 292 persone seguite nel corso di 12 anni e ha valutato i movimenti dentali mediante ortopantomografie scattate a intervalli di tempo, cercando di capire anche se esiste una relazione tra l'eruzione continua e l'inclinazione mesiale. Sul totale del campione erano circa il 35% le persone con un molare senza antagonista o con uno spazio edentulo in posizione mesiale. I risultati dimostrano che è l'arcata superiore quella dove i molari rimangono più spesso senza antagonisti e, in questi casi, l'eruzione continua a manifestarsi alla velocità di 0,9 mm per anno (mentre per i molari con antagonista la velocità è di 0,4 mm/anno). Tale movimento subisce un'accelerazione se si riduce il sostegno osseo intorno al dente. E' interessante notare, però, che ai lati di questo valore medio si pongono due fasce estreme di grandezza non trascurabile. Infatti, un molare su 5 non subiva alcuna eruzione continua anche in mancanza del suo antagonista mentre un altro 20% di molari si "allungava" di 2 mm o più. Questo significa che in alcuni soggetti c'è un rischio maggiore di gravi interferenze occlusali se non viene sostituito un molare; sarebbe quindi utile proseguire le ricerche per poterli individuare in anticipo e agire tempestivamente.
All'arcata inferiore, invece, va il "record" di molari con spazio edentulo mesiale ma la tendenza a inclinarsi mesialmente è bassa: il movimento medio è risultato di 0,8° nell'arco dei 12 anni di osservazione e soltanto il 18 % dei denti si è inclinato più di 5°. Questi dati confermano ricerche precedenti e il fatto che la mesioinclinazione di un molare non è un movimento così automatico come ancora si sente dire. Inoltre, a differenza dell'eruzione continua, il livello di osso alveolare non si è dimostrato in relazione col grado di inclinazione subita nel tempo mentre si è evidenziata una relazione positiva tra i due movimenti studiati. Vale a dire che se un dente estrude sensibilmente è molto più facile che subisca anche un'inclinazione mesiale. Infine, se è l'arcata inferiore quella più colpita, è invece quella superiore dove si registrano i movimenti di maggiore ampiezza.
B. Lindskog-Stokland et al. Journal of Oral Rehabilitation 2012;39;136-143
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