L'avulsione dei terzi molari è una pratica estremamente comune in chirurgia orale, poiché riguarda elementi frequentemente associati all'insorgenza di problematiche di varia natura, quali pericoroniti, difetti parodontali, cisti, tumori odontogeni e dolori neurologici. Attualmente non esistono linee guida sull'indicazione all'estrazione o al mantenimento di questi elementi, motivo per cui rimane una procedura la cui decisione è fortemente operatore dipendente, specialmente nei casi asintomatici. Infatti, in letteratura il consenso all'avulsione è unanime in caso di elementi associati a sintomi o segni clinici, mentre l'avulsione profilattica di elementi asintomatici resta un argomento fortemente discusso.
A supporto dell'avulsione preventiva dei terzi molari nei pazienti giovani vi è l'intento di ridurre futuri disturbi, minimizzando il rischio chirurgico. Infatti un soggetto giovane risponde meglio alla chirurgia, sviluppa meno complicanze e, nei pazienti di età inferiore ai 21 anni, la mancata formazione dell'apice radicolare, comporta una notevole riduzione della frequenza di lesioni nervose. Tuttavia, gli studi che raccolgono dati riguardo l'avulsione profilattica non possono essere ritenuti sufficientemente solidi per elaborare definite indicazioni che guidino l'odontoiatra nel processo decisionale.
L'estrazione profilattica, non solo dei terzi molari, può rivelarsi una valida strategia nei pazienti che dovranno sottoporsi a trattamenti oncologici o trapianti. In questo caso la manovra chirurgica preventiva può impedire l'insorgenza di gravi complicanze legate a questi trattamenti, che potrebbero verificarsi nel caso in cui la chirurgia venisse effettuata nel corso o successivamente a queste terapie.
Frequentemente l'estrazione di elementi asintomatici avviene in risposta a una richiesta ortodontica. Questa decisione è giustificata quando permette la facilitazione dei movimenti degli elementi dentari o il recupero di spazio in arcata, ma non come prevenzione dell'affollamento del gruppo frontale inferiore, poiché la causa dell'affollamento è da ricercare nella crescita mandibolare residua e non nella spinta dei terzi molari inferiori contro gli elementi adiacenti. I terzi molari possono anche costituire una barriera verso strutture anatomiche confinanti. La loro avulsione può rendersi necessaria nel caso in cui l'elemento sia posizionato nella zona d'accesso utile alla rimozione di una lesione ossea o impedisca un corretto trattamento conservativo dell'elemento adiacente. Infine, l'indicazione all'avulsione può derivare dalla presenza di sondaggio patologico distale al secondo molare, al fine di prevenire un danno parodontale a carico di quest'ultimo.
Sicuramente un punto chiave del percorso decisionale è rappresentato dalla discussione con il paziente e dall'accurato bilancio tra i vantaggi che comporta la procedura e i rischi ai quali espone il paziente.