HOME - SPECIALI - Speciale chirurgia orale
 
 
15 Novembre 2016

Complicanze in chirurgia orale: sanguinamento


La gestione del sanguinamento orale, per quanto facilmente controllabile attraverso misure locali, è affidata principalmente a valutazioni precedenti all'intervento, con l'identificazione, attraverso un'accurata anamnesi, dei pazienti con un rischio maggiore. Le patologie che portano ad una riduzione del numero di piastrine circolanti possono causare difficoltà nell'emostasi e rappresentare un problema nella gestione degli interventi chirurgici. Sono considerati "sicuri" per interventi di chirurgia minore, come quelli odontoiatrici, valori di piastrine =50.000/mm3. In caso di piastrinopenie più marcate, è opportuno svolgere gli interventi in una struttura ospedaliera attrezzata alla gestione di eventuali complicanze. Alcuni farmaci, definiti antitrombotici, sono utilizzati come terapie in disordini cardiocircolatori grazie alla loro capacità d'interferire con i processi di emostasi. Di questi, quelli che l'odontoiatra deve conoscere meglio sono gli antiaggreganti e gli anticoagulanti orali. I primi non richiedono esami di monitoraggio per valutarne l'efficacia, mentre l'effetto degli anticoagulanti orali deve essere periodicamente valutato, misurando un indice di coagulazione: l'INR. Più l'INR è elevato, minore è la capacità coagulativa del sangue del paziente. Il range terapeutico di questo parametro è compreso tra 2 e 3,5 e dipende dalla malattia per la quale il farmaco viene assunto. Le procedure odontoiatriche che causano sanguinamento possono essere effettuate se il valore di INR della giornata è = 3,5. Numerosi studi hanno indagato l'effetto di eventuali modifiche delle terapie antitrombotiche durante le procedure odontoiatriche, evidenziando un maggior rischio di sanguinamento postoperatorio in caso di mantenimento della terapia in atto, a fronte di un incremento di eventi tromboembolici conseguenti alla sospensione. Un'accurata analisi della letteratura ha però evidenziato come solo raramente il sanguinamento non sia stato gestibile attraverso semplici manovre emostatiche locali, mentre il verificarsi di tromboembolie, anche se raro, si sia rivelato sporadicamente fatale. Negli ultimi anni si sono resi disponibili nuovi farmaci anticoagulanti orali, che non richiedono monitoraggio e il cui effetto non è misurabile con i test normalmente usati per i farmaci tradizionali (INR). Benché non siano disponibili studi clinici sulla gestione chirurgica di questi pazienti, rimane sempre valida l'indicazione di non modificare la terapia antitrombotica, dal momento che la letteratura mostra inequivocabilmente che le conseguenze di un evento trombotico sono molto più gravi di quelle di una qualsiasi emorragia alveolare.

 
 
 
 

Il Podcast
dell'Innovazione
Odontoiatrica

TUTTI GLI EPISODI
 
 

Iscriviti alla Newsletter

 
 

Corsi ECM

 
 
 
 
 
 

I più letti

 
 

Corsi, Convegni, Eventi

 
 
 
 
 
 

Guarda i nostri video

Guarda i nostri video

La lezione di storia dell’odontoiatria del prof. Guastamacchia

 
 
 
 
 
 
 
 
chiudi