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26 Maggio 2009

Aghi utili… ma non per l’anestesia

di Debora Bellinzani


Le cure alternative possono aiutare i pazienti, e lo possono fare proprio nel trattamento dei disturbi “contro” i quali la medicina contemporanea ha poche armi. L’argomento è stato affrontato da uno studio recente che ha preso in considerazione il dolore temporomandibolare, un disturbo cronico che causa sofferenza e peggiora notevolmente la qualità di vita dei pazienti. La revisione di questo studio, pubblicata dal Journal of Evidence-based Dental Practice, ne ha valutato la credibilità giungendo alla conclusione che alcuni tipi di cure alternative come l’agopuntura, eseguite in modo serio e controllato, possono davvero aiutare coloro che soffrono a causa di questa patologia debilitante.
“Lo studio che ho preso in esame, pubblicato nel 2008 dal Journal of Alternative and Complementary Medicine, aveva coinvolto 128 donne di età compresa tra 25 e 55 anni in cura presso un centro specializzato per disturbi temporomandibolari e che soffrivano contemporaneamente di disturbi sistemici cronici, sindrome da fatica cronica o fibromialgia” descrive il revisore Mike John, docente presso la Divisione del dolore temporomandibolare e orofacciale presso la University of Minnesota di Minneapolis, negli Stati Uniti. “Queste pazienti, che a causa del loro stato di salute soffrivano anche di una forma più o meno severa di depressione, sono state divise in tre gruppi e assegnate a tipologie differenti di cure alternative”.
Quali cure per i disturbi temporomandibolari?
John fa poi un’accurata descrizione dei trattamenti alternativi, utile per capire cosa esattamente ha avuto effetto sul dolore cronico. “Le pazienti del primo gruppo sono state trattate con gli strumenti offerti dalla medicina tradizionale cinese e, dopo una visita della durata di un’ora che ha messo a fuoco le esigenze individuali, sono state sottoposte a sedute di agopuntura di mezz’ora due volte alla settimana nelle prime sei settimane, e una volta ogni sette giorni nelle successive otto settimane di trattamento. Oltre all’agopuntura, che ha previsto la stimolazione di circa 20 punti in ciascuna seduta, le pazienti hanno assunto un rimedio derivato dalle erbe, hanno ascoltato registrazioni che favoriscono il rilassamento e hanno ricevuto il massaggio tuina, anch’esso tipico della medicina tradizionale cinese e che, come tutti gli altri trattamenti, è stato eseguito da operatori esperti con più di 5 anni di esperienza nel trattamento specifico dei disturbi temporomandibolari” prosegue il revisore. “Le pazienti del secondo gruppo sono state abbinate invece alla medicina naturopatica, una pratica che mira a ristabilire l’equilibrio dell’organismo attraverso diversi tipi di interventi scelti in base alle specifiche esigenze di ciascun paziente. Tutte le pazienti hanno sostenuto nove visite di un’ora circa, all’interno delle quali però il trattamento è stato differente a seconda dei sintomi e della storia di ciascuna: sostanzialmente due operatori esperti, con più 4 anni di esperienza specifica, hanno consigliato un regime alimentare specifico e strategie mirate per la riduzione dello stress e della tensione”.
I risultati: l’efficacia valutata dalle pazienti
Entrambi i trattamenti, quello che ha usato gli strumenti propri della medicina tradizionale cinese e quello che si è basato sui principi della naturopatia, hanno portato a risultati confermati anche dalla revisione. “Dopo tre mesi di trattamento, adottando una scala da 0 a 10 per la misurazione del dolore temporomandibolare più intenso percepito dalle pazienti, sia la medicina tradizionale cinese sia la naturopatia avevano ridotto l’intensità del dolore per un valore compreso tra mezzo punto e un punto, non poco per pazienti che ne soffrono da 5-9 anni e che hanno in prima persona percepito il miglioramento” spiega il revisore. “Ciò che invece non ha funzionato, o meglio ha aiutato le pazienti solo in misura molto minore, è il trattamento riservato al terzo gruppo denominato ‘educazione del paziente e cura’. Volendo sperimentare se la piena consapevolezza della patologia potesse essere d’aiuto, le pazienti sono state invitate a frequentare una lezione di due ore sulle conoscenze mediche attuali riguardo ai disturbi temporomandibolari. La cura per queste donne è consistita poi nell’utilizzo di un bite e nella disponibilità dei consigli di due esperti riguardo ai metodi di auto-cura e alle strategie di contenimento del dolore”.
I risultati del terzo gruppo, dunque, non sono stati altrettanto soddisfacenti. “La massima riduzione dell’intensità del dolore ottenuta da questo trattamento, a detta delle pazienti, è stata al massimo di mezzo punto sulla medesima scala” conclude John. “L’attenzione va quindi rivolta alle cure complementari che hanno dimostrato maggiore efficacia, perché i loro effetti possano essere approfonditi ma soprattutto perché possano essere messe a disposizione dei pazienti. Come è già stato riconosciuto qualche anno fa anche da una rivista rigorosa come JADA (Myers CD. JADA 2202;133(9):1189-96), la diffusione delle medicine complementari per la cura dei disturbi temporomandibolari non può essere ignorata e anzi, se eseguita da persone qualificate con una preparazione e un’esperienza adeguate, può essere d’aiuto a pazienti che non riescono a ridurre il dolore in altro modo”.

“Complementary and alternative medicine may be effective for reducing TMD pain”
J Evid Based Dent Pract 2009;9(1):18-20.

GdO 2009; 7

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