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27 Aprile 2021

Variazioni della capacità filtrante di respiratori FFP2 in ambiente odontoiatrico: uno studio pilota


Prof. Luigi ChecchiProf. Luigi Checchi

La contaminazione da aerosol di un ambiente odontoiatrico è un fattore da tenere sempre sotto controllo al fine di minimizzare quanto possibile i rischi per il personale sanitario e per il paziente stesso. La nebulizzazione causata, infatti, da turbine e ultrasuoni solleva nell’aria particelle contaminate di piccolissime dimensioni che possono raggiungere i bronchioli terminali dell’apparato respiratorio. L’aerosol creato, a seconda della sua grandezza, è infatti in grado di rimanere sospeso nell’aria per numerose ore.

In questo contesto appare evidente l’importanza di indossare una protezione oro-nasale adatta ed efficace. Rispetto alle mascherine chirurgiche, i respiratori FFP (Filtering Face Piece - Protezione Facciale Filtrante) hanno dimostrato una protezione maggiore in entrambi i sensi respiratori.

In accordo con lo Standard Europeo EN 149:2001, questi dispositivi sono classificati in tre classi, a seconda della capacità filtrante nei confronti di polveri con granulometria tra gli 0,02 e i 2 µm: FFP1 (capacità filtrante totale di almeno 80%), FFP2 (94%) e FFP3 (99%).

Questi filtranti vengono considerati non-riutilizzabili (NR) ed è quindi consuetudine sostituirli dopo ogni singola prestazione o, in caso di utilizzo di doppia mascherina, al termine della giornata lavorativa.

L’obiettivo di questo studio pilota è quello di indagare, mediante un test di Efficienza di Filtrazione Batterica (BFE), le variazioni di capacità filtrante di respiratori FFP2 dopo più giornate lavorative di utilizzo.  

Materiali e metodi
Per questo studio sono stati selezionati sei respiratori FFP2 (3M Aura FFP2 1862+ NR-D; St. Paul, MN, USA). Cinque di questi sono stati indossati da uno stesso operatore continuativamente durante l’attività clinica e tra una prestazione e quella successiva. A fine giornata il respiratore veniva posizionato nella sua confezione originale e mantenuto chiuso in un contenitore. Una FFP2 non è stata indossata ed è stata esaminata come controllo negativo (tab. 1).

Tab. 1

FFP2 Tempo di utilizzo
FFP2-A 8 ore
FFP2-B 16 ore
FFP2-C 24 ore
FFP2-D 32 ore
FFP2-E 40 ore
FFP2-F Controllo (non utilizzata)


Le prestazioni odontoiatriche consistevano prevalentemente in terapia parodontale chirurgica e non chirurgica; l’operatore indossava uno schermo facciale, le finestre erano tenute aperte a vasistas durante le procedure parodontali e poi completamente aperte per 15’ tra un paziente e il successivo.

Seguendo le normative europee UNI EN 14683:2019 + AC:2019, su tutti i respiratori è stato eseguito il test BFE. Questo esame, eseguito al centro della mascherina (figg.1, 2) e il cui esito viene espresso in percentuale, è indicativo di quanta parte della mascherina rappresenti una barriera efficace ed effettiva per l’operatore nei confronti di un aerosol.


Figura 1



Figura 2


Risultati
I risultati sono rappresentati nella tab. 2. Non sono state evidenziate differenze statisticamente significative in termini di BFE tra i respiratori analizzati e tra questi ed il campione di controllo.  

Tab. 2

FFP2 BFE
FFP2-A 99,9%
FFP2-B 99,5%
FFP2-C 99,7%
FFP2-D 99,2%
FFP2-E 99,5%
FFP2-F 99,5%


Discussione
Durante l’attuale pandemia da COVID-19 si è assistito a una richiesta sempre maggiore di mascherine chirurgiche e di FFP2. Spesso ci sono stati momenti in cui la disponibilità è risultata ridotta e probabilmente sono stati utilizzati dispositivi non a norma.

Fino a oggi in letteratura non c’erano indicazioni certe su quale fosse il tempo di utilizzo massimo per un respiratore, prima che questo iniziasse a deteriorarsi e a perdere la propria efficacia. Poiché le case produttrici forniscono questi dispositivi come non-riutilizzabili, fino a oggi si è assistito a un consumo eccessivo ed esasperato di mascherine e respiratori, con ingenti costi e problematiche di inquinamento ambientale.

È di uso comune poi l’utilizzo di una mascherina chirurgica sopra alla FFP2 per poter indossare quest’ultima almeno per un’intera giornata lavorativa.

Conclusioni
I dati ottenuti da questo studio pilota sottolineano l’importante capacità di un respiratore FFP2
nel mantenere stabile la capacità di filtrazione batterica per lungo tempo, mantenendola costante per almeno 40 ore. Di conseguenza, la possibilità di indossare un respiratore per più turni lavorativi appare accettabile e di competenza del singolo operatore, stante l’assenza di normativa.


Autori: Vittorio Checchi1*, Marco Montevecchi2, Luigi Checchi2

1Dipartimento Chirurgico, Medico, Odontoiatrico e di Scienze Morfologiche - Struttura Complessa di Odontoiatria e Chirurgia Oro-Maxillo-Facciale; Università di Modena e Reggio Emilia

2Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie - Unità di Odontoiatria, Università di Bologna

A questo link il lavoro orgininale

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