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alla sezione audio/video è possibile ascoltare tutti gli interventi dei partecipanti alla tavola rotonda moderata dal professor Carlo Guastamacchia.
Gli stessi sono organizzati in sequenza.
“Tesi-antitesi, opinioni a confronto. La libera professione tra terzo pagante, fondi integrativi e turismo odontoiatrico: quale futuro?”
Questo il titolo della tavola rotonda organizzata a conclusione del III Expo d’autunno; un argomento di quelli da far “smuovere le masse” intese come dentisti, igienisti, odontotecnici, industriali del dentale. In realtà, la sala non era strapiena, neppure piena, ma soprattutto poche le facce nuove, molti dirigenti delle associazioni coinvolte e questo nonostante i nomi chiamati a portare il loro contributo fossero “pezzi da novanta”: il segretario del Collegio dei docenti per l’università, professor Roberto Di Lenarda; per la professione, il presidente Aio, dottor Salvatore Rampulla e il presidente Andi, dottor Roberto Callioni; il dottor Roberto Mazzanti per Adi e Oci; il dottor Pio Attanasi del Sumai in rappresentanza dei dentisti che lavorano nel pubblico; il dottor Michele Nardone e il professor Enrico Gherlone - anche nella veste di organizzatore - a rappresentare il ministero della Salute; l’istituzione ordinistica rappresentata dal presidente della Cao, Giuseppe Renzo; il rappresentante dell’Ansoc, Walter di Fulvio, associazione che cerca di promuovere il convenzionamento nel settore odontoiatrico. Diciamo subito che le attese non sono andate deluse; i relatori “controllati” dal moderatore, quel professor Carlo Guastamacchia che sicuramente sul tema poteva dire la sua, hanno portato il loro modo di vedere i cambiamenti che stanno interessando l’odontoiatria italiana avanzando le possibili soluzioni. Anche se su quest’ultimo punto qualche autorevole relatore ha disatteso le aspettative, preferendo elencare solo i problemi senza indicare le soluzioni.
L’Università
Certamente è il settore più consapevole dei cambianti in atto ma anche quello che più di altri ha in mente dove si deve andare e come fare per andarci. Se è vero che le sfide lanciate dallo sviluppo dell’offerta odontoiatrica si vincono con la qualità, l’università è indubbiamente il luogo dove questa deve essere insegnata. “Un neolaureato non preparato - ha detto il professor Di Lenarda - è schiavo dei corsi, delle aziende, ma soprattutto deve scendere a compromessi per lavorare e questo lo limita nelle opportunità e nelle scelte.” Ma per fare questo l’università deve poter preparare i suoi studenti soprattutto per quanto riguarda la pratica: le cliniche universitarie non possono offrire solo prestazioni Lea, ma devono fornire tutte le prestazioni odontoiatriche. Però, come ha ricordato il professor Gherlone, lo dovrà fare solo ai fini formativi, pur sopperendo in parte alle carenze del Ssn.
La professione
L’intervento del presidente Andi è improntato sulla realtà. Partendo dalla crisi che sta ancora di più allontanando i pazienti dagli studi odontoiatrici, il dottor Callioni, utilizzando recenti ritagli di giornale, fotografa una professione accerchiata non solo dai fondi integrativi, dalle società di capitale che organizzano cliniche odontoiatriche low-cost, ma anche dal pubblico che per finanziarsi offre prestazioni extra Lea a pagamento. Sbagliato, sostiene il presidente dell’Andi, trincerarsi dietro ai “no” a priori, bisogna cercare di governare il cambiamento sul terreno del dialogo per evitare di essere tagliati fuori dalla partita. “Con o senza di noi l’offerta si sta comunque organizzando” dice.
Per il presidente Aio, bisogna convincere i cittadini che prevenire è l’unica fonte possibile di risparmio in odontoiatria. Per questo si deve attivare una campagna di comunicazione volta a promuovere la prevenzione odontoiatrica. Sui fondi integrativi, il dottor Rampulla dice che l’unica forma di rimborso su cui si può dialogare è quella indiretta, mentre propone, per potenziare l’odontoiatria pubblica, di destinare le attrezzature sequestrate agli abusivi alle Asl.
Roberto Mazzanti, rappresentante di Adi e Oci, ricorda come la troppa conflittualità tra le varie sigle del settore dentale sia dannosa per la professione, impedendo l’avvio di un progetto comune. Tra le varie necessità, Mazzanti evidenzia quella di ricostruire l’immagine del dentista ancora troppo spesso visto con connotazioni negative da parte dei cittadini.
Gli odontoiatri pubblici
Lo Snami rivendica l’impegno dei dentisti che lavorano nel pubblico nel cercare di dare risposte di qualità ai cittadini. Non è corretto, dice il dottor Attanasi, generalizzare sostenendo che l’odontoiatria pubblica non funziona.
L’Ordine
Il presidente Cao ricorda come oggi chi ha accettato i fondi integrativi (l’intero panorama della medicina, ndr) se ne sia pentito. I fondi, dice, dovrebbero essere uno strumento per migliorare la salute dei cittadini invece puntano solo al risparmio penalizzando la qualità. È sbagliato parlare di tariffe, spiega il dottor Renzo, “si deve parlare di qualità offerta, di cura della persona, si deve contrastare la mercificazione della professione”. Sbagliato, secondo il presidente Cao, imputare la carenza di pazienti negli studi odontoiatrici alla crisi economica attuale: “non è da sempre che indichiamo che nei nostri studi viene solo il 30% degli italiani”, chiede.
Il Ministero
Per il referente del settore odontoiatrico presso il ministero della Salute, il professor Gherlone, è necessario guardare con attenzione ai cambiamenti che stanno toccando la professione. Inserire nei fondi integrativi anche le prestazioni odontoiatriche è una richiesta che arriva principalmente dai cittadini. Bisogna sedersi a un tavolo con tutte le parti in causa e disegnare uno scenario sostenibile per tutti, ricordando, però, che sono i pazienti a chiedere risposte sostenibili per le cure odontoiatriche e lo Stato non può non essere attento a queste richieste. Annunciando importanti novità per il settore odontoiatrico, il professor Gherlone conferma l’intenzione del Ministero di continuare a discutere con la professione sulla base di proposte serie e costruttive.
GdO 2009;18
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