Per l’Autority “non è la pubblicità a garantire la sicurezza dei trattamenti sanitari, quanto piuttosto le misure in tal senso concretamente adottate dai professionisti nell’esercizio della propria attività”
Mentre il Dl Concorrenza dovrebbe cominciare il suo iter parlamentare, nei giorni scorsi il decreto licenziato dal Governo a fine di aprile è stato firmato dal Capo dello Stato, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato interviene con alcune proposte per la Legge sulla Concorrenza 2023 toccando anche alcuni temi di interesse sanitario, tra cui la pubblicità.<
In particolare, l’Authority punta il dito contro la norma Boldi, l’articolo 525 della legge n. 145/2018 che “ha reintrodotto delle ingiustificate limitazioni all’utilizzo della pubblicità nel settore delle professioni sanitarie, in controtendenza rispetto al trend di liberalizzazione che ha contraddistinto l’evoluzione del settore, peraltro non motivate né proporzionate all’interesse generale di tutelare il consumatore”.
In particolare l’AGCM critica il divieto di poter inserire nel messaggio pubblicitario “qualsiasi elemento di carattere promozionale o suggestivo” mentre la norma di liberalizzazione, ricorda l’Autority, “aveva proprio inteso legittimare l’utilizzo dello strumento pubblicitario nel settore, al punto da richiedere che i codici deontologici fossero modificati in tal senso”.
Tra l’altro, rileva l’AGCM, “circoscrivere il contenuto legittimo di una ‘comunicazione informativa’ all’unico fine di ‘garantire la sicurezza dei trattamenti sanitari’ rende inefficace lo strumento pubblicitario”.
Per l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, “non è la pubblicità a garantire la sicurezza dei trattamenti sanitari, quanto piuttosto le misure in tal senso concretamente adottate dai professionisti nell’esercizio della propria attività, misure peraltro imposte dalla disciplina di settore e dalla dovuta diligenza professionale”.
“Inoltre –continua l’AGCM- il suddetto riferimento (“garantire la sicurezza dei trattamenti sanitari”), quale parametro vincolante di valutazione delle comunicazioni informative, risulta talmente vago nella sua effettiva applicazione da generare incertezza nei professionisti circa la legittimità dell’impiego dello strumento promozionale”.
AGCM che chiede al Parlamento di prevedere nella Legge sulla Concorrenza la modifica del comma 525 della legge n. 145/2018 eliminando l’inciso “funzionali a garantire la sicurezza dei trattamenti sanitari, escluso qualsiasi elemento di carattere promozionale o suggestivo” riferito alle comunicazioni informative nel settore.
AGCM che, però, nella richiesta non sembra considerare (almeno non la cita) la modifica apportata dal Decreto che interviene su alcune Leggi in attuazione di obblighi derivanti da attività dell’Unione Europea proprio in merito al comma 525 della Legge n. 145/2018 sostituendo la parola “promozionale” con “attrattivo”.
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