01 Ottobre 2019

Mini-rialzo: empiema del seno mascellare

Articolo originale

Marco Brady Bucci, Maria Sofia Rini, Enrico Prataiola, Dario Brady Bucci

Obiettivi  Gli autori, presentando l’analisi di un caso di contenzioso medico-le­gale odontoiatrico legato a migra­zione di un impianto nel seno ma­scellare, si pongono l’obiettivo di individuare gli elementi fondamen­tali nella conduzione della diagnosi pre-operatoria nel piccolo rialzo del seno mascellare e di eviden­ziare l’importanza, nella lite, di av­valersi di consulenti competenti e di legali esperti in responsabilità professionale odontoiatrica.

Materiali e metodi  Viene analizzato un caso di pene­trazione di impianto nel seno ma­scellare a seguito di infezione post-chirurgica. L’errore non è le­gato alla progettazione o all’ese­cuzione tecnica della chirurgia im­plantare, bensì a un’incongrua gestione del periodo post-chirur­gico e della complicanza infettiva insorta. Paziente di sesso femminile, di anni 31, con frattura del dente 15, sottopostasi a un intervento di inserzione post-estrattiva im­mediata di un impianto con tec­nica di mini-rialzo. La radice di 15 è in stretto rapporto con il se­no mascellare. L’intervento si protrae più a lungo di quanto preventivato, a detta del chirurgo a causa di una lacerazione della membrana sinusale che ha reso necessarie ulteriori manovre chi­rurgiche.

Alla comparsa di un do­lore lancinante nei giorni succes­sivi all’intervento, viene prescritta dal curante terapia antibiotica senza risultati. La paziente viene quindi inviata da neurologo e otorinolaringoiatra. È presente un empiema del seno mascellare di destra.

La signora si sottopone a visite mediche e spe­cialistiche che concordano nel ri­tenere necessaria la rimozione dell’impianto in struttura protetta. Vengono incisi gli ascessi con grande gemizio di pus e viene programmato un intervento d’ur­genza (Caldwell-Luc) con conte­stuale rimozione dell’impianto dentale, in regime di ricovero ospedaliero.

Durante il periodo di convalescen­za post-chirurgica la signora è ri­masta allettata per circa 60 giorni. La TC di controllo, eseguita a di­stanza di un mese, mostra la mancata rimarginazione ossea nella zona dove era presente l’im­pianto, con mancata formazione della parete del seno mascellare e accumulo di materiale di granula­zione all’interno dello stesso. Rientrata al lavoro pur non essen­do guarita, la signora si è resa conto di non essere più in grado di svolgere le normali mansioni di magazziniera come in precedenza per la presenza di vertigini, fuoriu­scita di muco e l’insorgenza di cri­si dolorose. L’estrema difficoltà ad alimentarsi ha comportato un calo di peso pa­ri al 20% della massa corporea globale.

Al momento della visita di consu­lenza al fine dell’analisi e della va­lutazione medico-legale circa set­te mesi dopo l’intervento di im­plantologia, si riscontrano:

  • assenza del pavimento del seno mascellare destro in corrispon­denza di 15, dove è evidente un’ampia breccia del processo alveolare sul versante alveolare;
  • ispessimento della mucosa del seno mascellare destro che posteriormente appare comple­tamente occupato da materiale denso. Il riscontro clinico della citata diagnosi radiologica è caratterizzato da un quadro di sinusite cronica con episodi in­tercorrenti di patologia acuta;
  • nevralgia severa da deafferenta­zione dei rami nervosi zonali;
  • gonfiore residuo del volto a de­stra con asimmetria facciale;
  • alterazione della mimica facciale per paralisi di rami terminali del nervo facciale;
  • necrosi degli elementi dentali 14 e 16;
  • intraoralmente, presenza di una fovea verticale mucogengivale in zona 15 per la mancanza ossea alveolare e basale di sostegno.

Risultati e conclusioni  Il nesso di causalità materiale tra l’operato del curante e le conse­guenze riportate dalla visitata per consulenza appare assolutamente certo. Il caso si è concluso senza adire la via giudiziaria, con un ri­sarcimento complessivo, in via transattiva, di euro 97.000,00.

Possiamo considerare la risoluzio­ne transattiva una forma di pre­venzione secondaria del conten­zioso nel caso esaminato in cui, acclarato l’“an” (responsabilità professionale in implantologia per errata gestione della complicanza) vi è stato accordo sulla proposta ri­sarcitoria, evitando inutili aggravi di tempi e di costi che il percorso giudiziario avrebbe comportato.

Significato clinico  Il caso presentato è caratterizzato dalla migrazione dell’impianto nel seno mascellare con errata gestio­ne della complicanza e insorgenza di grave quadro infettivo con em­piema massivo.

La competenza del consulente di parte e la buona gestione stragiudiziale da parte dei legali hanno consentito la soluzio­ne transattiva della controversia.

Per continuare la lettura scaricare l'allegato.

doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.08.2019.06



 
 
 
 
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