La dott.ssa Maria Lorena Trecate indica i punti principali da considerare e formalizzare in particolare in tema di fatturazione e contratto di collaborazione
Per un titolare di studio dentistico, avvalersi di un collaboratore con partita IVA è una delle forme di aggregazione professionale più semplici. La dott.ssa Maria Lorena Trecate (nella foto), dottore commercialista in Gallarate consulente ANDI Como, Novara e Nazionale è stata protagonista della 5° Giornata Odontoiatrica Astigiana organizzata dalla CAO di Asti affrontando il tema delle tipologie di aggregazioni possibili l’attività odontoiatrica.
In questo approfondimento cerchiamo di sintetizzare quanto approfondito sul tema della collaborazione in particolare sugli aspetti fiscali e contrattuali.
Collaborazione che la dott.ssa Trecate indica come prima forma di aggregazione, quella più semplice ma che necessita di attenzioni ed accorgimenti, oltre la rispetto della normativa vigente, per evitare questioni tra le parti ed incorrere in sanzioni o verifiche.
Aspetti fiscali e fatturazione
La collaborazione si basa su rapporto tra titolare di studio ed odontoiatria –laureato, abilitato ed iscritto all’Albo degli odontoiatri- che presta la propria opera verso i pazienti dello studio. A seguito della prestazione svolta emetterà una fattura al titolare dello studio (o allo Studio associato o alla Società) per le prestazioni eseguite sui pazienti. Successivamente, sarà lo studio ad emettere la fattura direttamente al paziente. È fondamentale ricordare, dice la dott.ssa Trecate, che entrambe le fatture, quella dal collaboratore al titolare e quella dal titolare al paziente, sono in esenzione IVA. L'esenzione IVA, sottolinea, “si applica perché le prestazioni riguardano la cura o la prevenzione del paziente. Non si tratta di un'esenzione legata alla professione in sé: ad esempio, se un dentista tenesse una relazione, tale attività sarebbe soggetta a IVA, in quanto non rientra nell'ambito della cura della persona”.
Un consiglio importante per la gestione fiscale è di tenere un elenco dettagliato delle prestazioni eseguite sui pazienti. Questo elenco non deve essere allegato alla fattura inviata al titolare, ma deve essere conservato da entrambe le parti. La legge IVA richiede che vengano indicate la natura, la quantità e la qualità delle prestazioni. Pertanto, una descrizione generica come "prestazioni eseguite presso il vostro studio mese di..." non è sufficiente. “Avere un prospetto dettagliato permette di dimostrare in modo inequivocabile le prestazioni svolte e la percentuale di compenso concordata in caso di verifica da parte dell'Agenzia delle Entrate”, indica la dott.ssa Trecate.
Il contratto di collaborazione
Sebbene la legge non ne preveda l'obbligatorietà, il contratto di collaborazione è il primo documento che gli organi di accertamento chiedono durante un accesso allo studio.
“Avere un contratto completo e ben redatto è cruciale per dimostrare che i costi sostenuti per il collaboratore corrispondono ai pagamenti effettuati”, sottolinea la dott.ssa Trecate.
Ecco le caratteristiche e i consigli principali per redigere un contratto di collaborazione ottimale:
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