Il riassorbimento cervicale invasivo (ICR) è un tipo di riassorbimento cervicale la cui incidenza è spesso sottostimata e le cui diagnosi e gestione rappresentano per il clinico una vera e propria sfida. Il sempre più frequente uso di sistemi di ingrandimento e l’utilizzo di metodiche di radiografia tridimensionale come la CBCT hanno fornito al clinico gli strumenti per eseguire una corretta diagnosi differenziale con le lesioni cariose e consentono spesso il mantenimento dell’elemento nel medio periodo.
Purtroppo, a oggi non vi è un protocollo ben definito sul trattamento seppur siano presenti più di una classificazione. L’European Society of Endodontology (ESE) ha pubblicato nel 2018 il proprio “position statement” per cercare di offrire alcune linee guida e suggerimenti in modo da fare chiarezza sulle varie soluzioni cliniche.
Introduzione Il riassorbimento cervicale invasivo (ICR) è spesso descritto come una forma piuttosto rara di riassorbimento cervicale. Questo dato è un po’ in controtendenza rispetto all’esperienza clinica quotidiana in cui, se ben investigata, la diagnosi di un ICR sembra avvenire piuttosto frequentemente. Probabilmente una maggiore conoscenza da parte del clinico e la disponibilità di strumenti diagnostici più performanti, quali ingrandimenti e CBCT, hanno consentito un maggiore reperimento di questo tipo di lesioni.
Nel 1994 Heithersay ha introdotto il termine di ICR per definire questo tipo di riassorbimento cervicale; in base alla sua classificazione riconosciamo:
Nei primi due, l’eliminazione della causa inducente arresta il processo di riassorbimento, mentre nell’ICR è necessario eliminare lo strato di tessuto iperplastico per scongiurare la possibilità di una recidiva. La lesione si manifesta solitamente sotto l’attacco epiteliale nella regione cervicale a seguito di un processo di riassorbimento causato da odontoblasti e osteoclasti attivati da uno stimolo di cui ancora non si conosce la natura. Intervengono a questo processo anche cellule infiammatorie come linfociti, macrofagi e fibroblasti.
Si ritiene che il processo di riassorbimento sia dovuto a uno scompenso tra stimoli che promuovono il riassorbimento e fattori contenuti nella polpa e nel legamento parodontale che lo ostacolano. Il tessuto iperplastico si infiltra nello spessore della dentina senza coinvolgere il canale radicolare. Sebbene le cause primarie rimangano sconosciute, negli anni sono stati identificati potenziali fattori predisponenti quali traumi pregressi, trattamenti ortodontici, sbiancamenti interni che potrebbero, da soli o combinati insieme, aumentare il rischio di insorgenza di ICR.
Va comunque precisato che questi fattori da soli non spiegano l’insorgenza di tutti i casi di ICR in quanto vengono descritti eventi in pazienti senza una storia clinica a essi correlata. L’aspetto clinico dell’ICR può essere molto variabile da un caso a un altro, andando da una piccola depressione a una colorazione rosea del margine cervicale del dente quando il tessuto granulomatoso infiltrato traspare attraverso lo smalto residuo. Anche in radiografia può avere margini netti oppure un aspetto più frastagliato.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.04.2020.07
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