L’antibioticoresistenza è un fenomeno ben noto per la sua pericolosità e la sua costante crescita. Eppure, nonostante i ripetuti allarmi e le raccomandazioni per un uso più accorto degli antibiotici, sembra quasi che tutti, medici e pazienti, continuino a utilizzare questo tipo di farmaci come sempre, convinti di una loro immutata efficacia. La questione coinvolge in pieno il setting odontoiatrico, nel quale l’uso empirico degli antibiotici rappresenta la norma.
Su questi aspetti abbiamo sentito il parere del prof. Roberto Mattina, docente di Microbiologia all’Università degli Studi di Milano, con specifica competenza in ambito odontostomatologico.
Professor Mattina, perché è così grave l'antibioticoresistenza?
Attualmente è una vera e propria emergenza di sanità pubblica che non riguarda soltanto il nostro Paese ma interessa tutto il mondo. Il fenomeno è in continuo aumento a causa delle mutazioni e degli adattamenti dei batteri agli antibiotici e anno dopo anno si nota un innalzamento delle percentuali di antibioticoresistenza.
Il quadro è aggravato dal fatto che da circa vent’anni non si scoprono nuove molecole antibiotiche. Il fenomeno sta diventando addirittura drammatico: sono state fatte previsioni secondo cui, se le resistenze dovessero continuare ad aumentare come adesso, nel 2050 la mortalità supererà i 10 milioni di individui.
Regrediremmo, cioè, a un’era preantibiotica e si tornerebbe a morire per polmonite, tifo, tubercolosi: malattie che oggi sono sotto controllo medico.
Quindi è dovere di tutti, innanzitutto della classe medica, utilizzare gli antibiotici in maniera appropriata e prudente, evitando errori eclatanti come la diffusa prescrizione rilevata sul territorio per influenza o riniti, patologie virali su cui l’antibiotico non ha alcuna efficacia.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.02.2017.03
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