“Restavo orfana di due madri viventi. Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l’altra mi aveva restituito a tredici anni. Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute, distanze. Non sapevo più da chi provenivo. In fondo non lo so neanche adesso.”
La voce narrante è quella de L’Arminuta, la protagonista che dà il titolo al romanzo di Donatella Di Pietrantonio, dentista pediatrico, con studio a Penne in provincia di Pescara, e vincitrice con quest’opera dell’ultima edizione del Premio Campiello.
L’autrice ricorre alla parola dialettale abruzzese, l’arminuta, “la ritornata”, per raccontare la storia carica di umanità - e insieme feroce - di un’adolescente che, improvvisamente e senza conoscerne le ragioni ,viene restituita alla sua famiglia biologica.
Siamo a metà degli anni Settanta, nell’entroterra abruzzese, in una condizione di povertà estrema. Donatella Di Pietrantonio seleziona parole e fatti per indagare le pieghe psicologiche di un doppio abbandono, della maternità, del rapporto madre-figlio.
L’Arminuta è libro di solitudini e insieme di coralità, e ci porta dentro il mondo dell’infanzia, tra bambini e adolescenti. Alla sua uscita, la scrittrice Michela Murgia ha definito l’autrice abruzzese “una delle voci più rilevanti, significative, letterarie del panorama italiano contemporaneo”.
Noi l’abbiamo intervistata per conoscere più da vicino le sue storie, la sua scrittura, il suo rapporto con i bambini, tra le pagine dei suoi libri e tra i suoi piccoli pazienti nello studio alle porte di Pescara.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.10.2017.02
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