Obiettivi Delineare vantaggi e limiti delle linee guida e dei riferimenti alle buone pratiche nella valutazione della condotta professionale dell’odontoiatra. Definire tipologie di pazienti e contesti operativi nei quali esse non risultano applicabili. Quest’obiettivo è coerente con i recenti sviluppi giurisprudenziali della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del dicembre 2017 in tema di colpa e responsabilità dei sanitari.
Materiali e metodi Si analizzano i riferimenti contenuti nella Legge 24/2017; quindi, in riferimento alla metodologia della responsabilità medico/odontoiatrica, si individuano i contesti della pratica clinica nei quali è più opportuno cercare di sviluppare buone pratiche assistenziali, non essendo le linee guida codificate adatte alle criticità e vulnerabilità specifiche di un paziente.
Risultati e conclusioni Le linee guida non assurgono al rango di fonti di regole cautelari codificate, non essendo né tassative né vincolanti, e comunque non possono prevalere sulla libertà del medico, sempre tenuto a scegliere la soluzione migliore per il paziente. Pur rappresentando un utile parametro nell’accertamento dei profili di colpa medica, esse non eliminano la discrezionalità giudiziale, poiché il Giudice è libero di valutare se le circostanze del caso concreto esigano una condotta diversa da quella prescritta.
Nella revisione critica effettuata, gli autori delineano quattro contesti clinici odontoiatrici nei quali è opportuno utilizzare il riferimento a buone pratiche assistenziali più che a linee guida, non adattabili alle caratteristiche dei pazienti e al contesto standard di cure.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.08.2018.07
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