Negli ultimi anni l’odontoiatria restaurativa, sulla spinta delle esigenze quotidiane del clinico, è stata al centro di molti cambiamenti. Questi si sono manifestati non solo nell’introduzione di nuove tecniche ricostruttive volte alla semplificazione dei restauri, ma anche con la comparsa di prodotti studiati in modo mirato dalle aziende operanti nel dentale.
In tale ottica nel 2011 sono state introdotte sul mercato le “veneers” in resina ad alto grado di conversione, capaci di coniugare due caratteristiche fondamentali per il loro uso quotidiano: semplicità d’impiego con performance di risultato e stabilità di forma e colore a distanza.
Riguardo al primo punto, la semplicità d’impiego deriva soprattutto dall’opportunità di eseguire il veneering in una sola seduta e senza l’intervento del tecnico.
L’aspetto fondamentale del risultato estetico è invece connesso principalmente alle qualità intrinseche della sistematica: alto grado di conversione e possibilità di modificazione dei gusci in resina, sia in dimensioni sia in tessitura.
Ed è probabilmente la possibilità di personalizzare i restauri, adattandoli a ogni singolo paziente, a rappresentare un concetto nuovo in odontoiatria restaurativa.
Il termine “faccetta” tuttavia mal si presta a un tale tipo di restauro, poiché potrebbe fuorviare il clinico e indurlo a credere di dover preparare la superficie dentale come per una tradizionale faccetta indiretta.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.2016.07.11
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