01 Settembre 2018

Utilizzo del composito nei settori posteriori per la sostituzione di restauri in amalgama

Rubrica AIC

Gabriella Romano

L’odontoiatria restaurativa adesiva permette il ripristino morfo-funzionale ed estetico di elementi dentali tramite l’utilizzo di restauri diretti e indiretti in composito. L’analisi delle strutture dentali residue consente di scegliere il corretto disegno cavitario in base alle diverse situazioni cliniche e di ottenere un’integrazione biologica, funzionale, meccanica ed estetica degli elementi da restaurare.

In generale, l’utilizzo delle tecniche dirette è indicato in cavità piccole e medie di prima e seconda classe. Le tecniche indirette, invece, sono vantaggiose in restauri di grandi cavità dove è necessario ricoprire una o più cuspidi in quanto consentono un maggior controllo nel ripristino morfo-funzionale dell’elemento dentario.

Il vantaggio principale dei restauri adesivi è rappresentato dal risparmio di struttura dentale perché non è richiesta una cavità con caratteristiche tali da garantire una forma di resistenza alla dislocazione del restauro (pareti convergenti, coulisse o pin ritentivi) e questo consente di garantire maggiori possibilità di preservare la vitalità pulpare anche in denti strutturalmente compromessi.

I vantaggi nell’utilizzo del composito come materiale per il restauro diretto e indiretto sono diversi. La possibilità di ottenere un’integrazione estetica ottimale del restauro è sicuramente quello più evidente. Il modulo elastico, molto vicino a quello della dentina, consente una migliore distribuzione degli stress durante la funzione evitando una concentrazione di forze a carico del complesso dente-restauro e riducendo il rischio di fallimento meccanico dello stesso.

Inoltre, i moderni compositi hanno dimostrato caratteristiche di resistenza all’usura e stabilità occlusale mantenute nel lungo termine. Non vanno dimenticate le possibilità di reintervento nel tempo e la predicibilità del risultato quando viene applicato un protocollo corretto e scrupoloso durante le procedure cliniche e di laboratorio.

Per continuare la lettura scaricare l'allegato.

doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.07.2018.11




 
 
 
 
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