06 Aprile 2017

Siamo tutti olobionti

Editoriale

Giovanni Lodi

La microbiologia come la conosciamo nasce quando Antoni van Leeuwenhoek, alla fine del XVII secolo, osserva al microscopio gli animalcules presenti nelle bocche di due suoi concittadini che non si erano mai spazzolati i denti.

Dopo tre secoli di ricerca fatta attraverso lenti ingrandenti e studiando una specie alla volta, il punto di vista sui microrganismi che abitano il corpo umano e il loro ruolo nella salute e nella malattia sta cambiando radicalmente grazie ai progressi nelle tecniche di sequenziamento e nella bioinformatica. Al punto che oggi le cellule umane e i microrganismi che con esse convivono sono considerati un'entità unica, definita olobionte, il cui patrimonio genetico è al 99% non umano. Come dire che ognuno di noi è una chimera, in parte uomo (o donna), in parte aggregato di organismi monocellulari.

Organismi monocellulari che tutti insieme potremmo considerare come un vero e proprio organo con funzioni specifiche, come il cervello o il fegato, dal cui funzionamento, corretto (simbiosi) o meno (disbiosi), dipendono diversi aspetti della nostra salute.

Alcuni esempi? Se non stupisce che la funzionalità del nostro sistema digerente dipenda dai batteri che lo colonizzano, forse è meno scontato quanto suggerito da studi che trasferendo la flora intestinale di animali obesi in animali magri, determinavano in questi ultimi un imponente aumento di peso. E che dire dell'asse intestino-cervello, ovvero della capacità dei batteri di influenzare i nostri comportamenti e la nostra psiche? Avete capito bene, è ipotizzabile che malattie di cui sappiamo molto poco, come depressione e autismo, siano determinate da alterazioni del contenuto del nostro intestino, anziché del nostro spirito, e che in un futuro prossimo possano essere risolte grazie a trapianti di feci. Poco chic, ma verosimile.

La bocca, dopo l'intestino, è probabilmente la sede più interessante grazie ai suoi 50-100 miliardi di batteri di oltre 600 specie, in gran parte ancora sconosciute, che si modificano con l'età e l'alimentazione. Prepariamoci a scoperte capaci di minare le nostre convinzioni sulle malattie di denti e gengive, e forse di fornire una chiave di lettura delle molte relazioni tra condizioni orali e malattie sistemiche, così spesso notate negli ultimi dieci anni.

Buona lettura

Prof. Giovanni Lodi, Direttore Scientifico Dental Cadmos

doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.04.2017.01


 
 
 
 
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