Obiettivi Nell’ambito della riabilitazione protesica su impianti nella zona estetica è indispensabile un’adeguata ricostruzione dei tessuti duri e molli.
Tale ricostruzione si ottiene attraverso la rigenerazione ossea guidata (GBR), che prevede il posizionamento di una membrana fra i tessuti molli e l’innesto osteoconduttore, che a sua volta appoggia sul sito osseo ricevente.
La membrana funge da barriera meccanica tra le cellule che andranno a rigenerare il tessuto osseo e quelle che invece ripareranno i tessuti gengivali.
Essa ha lo scopo di proteggere i difetti ossei e di impedire che il sito alveolare venga invaso da tessuto connettivo. Inoltre, stabilizza l’innesto e impedisce micromovimenti che potrebbero ostacolare il processo di rigenerazione ossea.
In passato alcuni autori hanno impiegato con successo membrane ossee, di origine omologa, costituite da sottili lamine ossee parzialmente demineralizzate. Nonostante gli esiti clinici favorevoli, esse non sono state più impiegate, probabilmente a causa della loro origine omologa e ai conseguenti problemi di reperibilità e costi.
Gli autori stanno impiegando da tempo una membrana simile, di origine equina, sulla quale ad oggi esiste solo evidenza aneddotica. Questo studio presenta i risultati di un’analisi retrospettiva a medio termine dell’impiego di questa tipologia di membrana in interventi di posizionamento implantare e contestuale rigenerazione ossea guidata.
Materiali e metodi Sono state selezionate le cartelle cliniche di pazienti ai quali è stato inserito almeno un impianto contestualmente a un intervento di rigenerazione ossea guidata. Il successo implantare è stato valutato attraverso i criteri di Albrektsson e Zarb. Se disponibili, si sono analizzati qualitativamente anche eventuali dati istologici e tomografici (CBCT).
Risultati I risultati si riferiscono a 17 pazienti di età compresa tra 36 e 67 anni, media 53,7 ± 9,2 anni, a cui sono stati posizionati 24 impianti. Il follow-up medio era di 38,1±3,7 mesi. Due impianti sono falliti, per un tasso di successo implantare pari all’87,5%.
Sono stati analizzati istologicamente 7 campioni di membrana, a un tempo medio dalla chirurgia di 4,3±1,2 mesi: tutte le porzioni considerate erano ancora occlusive.
Sei scansioni CBCT mostravano tutte, in corrispondenza della zona di innesto, la formazione di uno strato osseo corticale.
Conclusioni Le membrane corticali equine appaiono possedere una lunga permanenza ed effetto barriera e rimodellamento a medio termine consentendo la formazione di uno strato di tessuto corticale non dissimile da quello fisiologicamente presente nel processo alveolare.
Significato clinico Qualora un difetto osseo presenti caratteristiche anatomiche (dimensioni maggiori, numero ridotto di pareti ossee) tali da far ritenere che la sua rigenerazione attraverso tecniche di GBR necessiti di una membrana a lunga permanenza causa la maggiore difficoltà biologica di rimaneggiamento, il chirurgo potrà scegliere di impiegare la membrana descritta in questo studio, data la sua lunga permanenza e il prolungato effetto barriera.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.10.2020.06
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