Di seguito l'editoriale del prof. Giovanni Lodi del numero di Maggio di Dental Cadmos
Classifiche e rape
In occasione del recente congresso che ha riunito i docenti di discipline odontostomatologiche ho voluto verificare lo stato di salute della ricerca odontoiatrica in Italia.
Per farlo, ho utilizzato lo SCImago Journal & Country Rank, uno strumento che permette di confrontare la produzione scientifica di riviste, settori disciplinari e nazioni.
Nelle classifiche che si basano sul numero di articoli pubblicati e citazioni ricevute, la ricerca odontoiatrica del nostro Paese è al settimo posto dietro giganti come Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Brasile, Germania e India. Mica male. Anche perché, se invece di far riferimento alla quantità proviamo a misurare la qualità, contando il numero medio di citazioni ricevute dagli articoli, allora facciamo un grande balzo in avanti fino a precedere tutte queste nazioni.
Gli odontoiatri italiani pubblicano molto e pubblicano bene. Sono risultati simili a quelli della ricerca italiana nel suo insieme, che si piazza all'ottavo posto per tutti gli indicatori a cui abbiamo appena accennato.
Qualcuno a questo punto potrà pensare che allora le continue lamentazioni di ricercatori e scienziati sulla poca attenzione e lo scarso sostegno dati dal nostro Paese alla ricerca siano ingiustificate. È vero l'esatto contrario.
Continuate a leggere, prego.
Qualche tempo fa il governo del Regno Unito ha reso disponibile un documento che non si limita a confrontare i numeri assoluti dei diversi Paesi ma ne misura la produttività mettendo in relazione i risultati della ricerca con ciò che si è investito, in termini sia di economie sia di personale (International Comparative Performance of the UK Research Base). Ebbene, l'Italia è sul podio insieme a Regno Unito e Canada nella classifica del numero di articoli e citazioni per milione di dollari investiti, e raggiunge il primo posto assoluto, staccando tutti gli altri Paesi, quando si considera il rapporto tra prodotti della ricerca e numero di ricercatori impiegati.
Buone notizie? Non saprei. Queste classifiche ci dicono che i ricercatori italiani sono bravi, molto bravi, e che continuano a svolgere un ottimo lavoro nonostante l'intero sistema università (personale, studenti, fondi) si sia ridotto in pochi anni del 20%.
Avete letto bene, un quinto dell'università italiana è andato in fumo (questa volta la fonte è un rapporto della Fondazione Res pubblicato quest'anno). Cavare sangue dalle rape, ecco la missione della ricerca italiana. Difficile che duri.
Buona lettura.
Prof. Giovanni Lodi, Direttore Scientifico Dental Cadmos