La terapia parodontale non chirurgica deve essere sempre preceduta da un’accurata diagnosi per programmare un intervento terapeutico, specifico e personalizzato alle esigenze individuali di ciascun paziente.
L’obiettivo della terapia parodontale è essenzialmente quello di mantenere il più a lungo possibile la dentizione naturale, o eventuali impianti dentali, conservando o migliorando la salute orale, la funzione masticatoria, la fonazione nonché l’estetica, soprattutto preservando anche i relativi tessuti di supporto.
L’utilizzo del laser nel trattamento delle lesioni parodontali placca-indotte è tuttora motivo di accese controversie. Nel documento di consenso, Best Evidence Consensus (BEC), gli esperti convocati dall’Accademia Americana di Parodontologia (AAP) concludono che non esistono sufficienti indicazioni della letteratura scientifica internazionale al fine di elaborare linee guida per un trattamento parodontale laser-assistito.
Sulla base di recenti studi istologici umani si è comunque dimostrata una possibile rigenerazione dei tessuti parodontali dopo trattamento laser-assistito, sia su denti naturali che attorno agli impianti. I laser ablativi cosiddetti chirurgici, come i laser Er,Cr:YSGG 2780 nm ed Er:YAG 2940 nm, con lunghezze d’onda ad alto assorbimento da parte dell’acqua tissutale, rappresentano attualmente strumenti sofisticati e con specifiche indicazioni per numerose applicazioni intraorali.
Caso clinico
Marcello, di 48 anni, visitato per la prima volta nell’ottobre 2018, riferiva di essersi recato dal cugino dentista che aveva riscontrato una situazione particolarmente compromessa. Il collega aveva eseguito l’estrazione del 2º molare mascellare di sinistra, con una prognosi evidentemente infausta, estesa anche all’antagonista, cioè al 2º molare mandibolare di sinistra, ma lo refertava all’ambulatorio dell’autore per uno specifico trattamento parodontale non chirurgico di tutti gli elementi dentali.
Il paziente ammetteva di avere trascurato le proprie condizioni di salute orale per molti anni. La raccolta degli indici parodontali biometrici accertava una diagnosi di malattia parodontale di Stadio III e Grado B secondo la nuova classificazione. Inoltre, in più del 40% dei siti erano presenti valori di sondaggio ≥5 mm, associati a sanguinamento al sondaggio, indicativo di patologia generalizzata. Le condizioni di salute generale erano buone, il paziente non assumeva alcun farmaco e fumava occasionalmente (4-5 sigarette/al giorno).
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.03.2021.11
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