I restauri adesivi diretti dei settori posteriori rappresentano la terapia di prima scelta nel trattamento dei processi cariosi di piccole e medie dimensioni. Attraverso l’applicazione di procedure cliniche rigorose, sono possibili buoni risultati a lungo termine comprovati dalla letteratura[1-3].
Una meta-analisi di Opdam del 2014 sulla longevità dei restauri diretti, ha riportato un fallimento per anno stimabile nell’ordine del 2,4% in un periodo di osservazione di 10 anni[4].
I restauri diretti in composito, quando eseguiti correttamente, si presentano come alternativa conservativa ed economica ai restauri indiretti. Mentre alcuni studi, comparando restauri eseguiti con tecnica diretta e indiretta in cavità di classe II, hanno dimostrato una migliore qualità del sigillo marginale dei restauri indiretti in virtù della minore contrazione del composito[5,6], da uno studio clinico di Pallesen (2003) è emerso che non vi sono differenze cliniche statisticamente significative tra restauri diretti e indiretti, che i restauri indiretti non mostrano una migliore integrità del sigillo marginale e che nella configurazione cavitaria “inlay vs classe II diretta” non sono emerse motivazioni rilevanti tali da giustificare la scelta di un trattamento più complesso e costoso come un restauro indiretto[7].
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.09.2018.09
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