01 Ottobre 2020

Disinclusione chirurgico ortodontica con laser: caso clinico

Rubrica SILO

Annalisa Viola, Paolo Riva, Maria Francesca Sfondrini, Andrea Scribante, Marina Consuelo Vitale

L’inclusione dentaria è una problematica frequente nella pratica odontoiatrica; col­pisce dal 5,6 al 18,8% della popolazione generale ed è spesso motivo di trattamen­ti ortodontici. I denti che più frequente­mente vanno incontro a inclusione sono sicuramente i terzi molari, a causa del fat­to che sono gli ultimi denti a erompere e trovano quindi minor spazio in arcata.

Escludendo i terzi molari, il canino supe­riore è il dente che più frequentemente va incontro a inclusione, seguito dal secondo premolare inferiore, dal secondo molare inferiore e dagli incisivi centrali superiori. Per poter fare una diagnosi di inclusione dentaria è fondamentale conoscere il normale sviluppo della dentizione e le tempistiche fisiologiche di eruzione e permuta di ciascun elemento dentario. Un dente si definisce, infatti, incluso quando non è presente nel cavo orale una volta conclusa l’epoca della fisiologi­ca eruzione e si presume che non erom­perà spontaneamente in quanto non ha ormai più spinta propulsiva.

L’eziologia delle inclusioni dentarie è multifattoriale: sono riconosciuti fattori eziologici generali, locali e strutturali. Tra i fattori eziologici generali vi sono condizioni sistemiche predisponenti qua­li ereditarietà, patologie dismetaboliche o infettive, disendocrinie come l’ipotiroidi­smo, trattamenti di radioterapia. I fattori eziologici locali sono più frequenti ri­spetto ai generali. Possono essere correlati alla dentizione decidua – in particolare, a una persistenza o a una perdita precoce di un elemento deciduo – e a quella perma­nente, legati al fatto che l’elemento incluso potrebbe avere anomalie di forma o di vo­lume corono-radicolari, un decorso eruttivo sfavorevole o un’anomalia di posizione op­pure, infine, essere correlati a un ostacolo meccanico all’eruzione.

Quest’ultimo caso è rappresentato da ostacoli eruttivi quali denti soprannumerari, neoformazioni odontogene, cisti, tumori, esiti cicatriziali in seguito per esempio a labio-palato-schisi, traumatismi. Per quanto riguarda invece i fattori strutturali parliamo di alterazioni del­le ossa basali, come per esempio un’ipo­plasia del mascellare superiore, o condizio­ni patologiche congenite ereditarie. Nel caso di sospetto di inclusione denta­ria la diagnosi si basa sull’anamnesi e su un approfondito esame clinico che pre­vede anche radiografie che diano una conferma della diagnosi clinica.

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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.08.2020.10




 
 
 
 

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