01 Dicembre 2020

Quello che conta

Rubrica Comunicazione consapevole

Michele Cassetta

Ogni giorno facciamo migliaia di scel­te, dalle quali dipende la nostra vita e quella delle persone che ci sono vici­ne. Molto spesso scegliamo seguendo programmi di comportamento auto­matici o convinzioni personali che non siamo abituati a mettere in discussio­ne, perché se ogni momento dovessi­mo pensare a cosa fare, non faremmo più niente.

Così ci comportiamo in modo incon­sapevole e tendiamo a essere ripetitivi e abitudinari, perché centinaia di migliaia di anni fa avevamo solo biso­gni primari e vivevamo per difenderci, alimentarci e riprodurci. Tutto quello che permetteva di soddisfare questi bisogni andava bene e programmi di comportamento e convinzioni erano piuttosto semplici e basilari e serviva­no a tenerci in vita.

Ci portiamo dietro questa esigenza del cervello a giudicare nel minor tempo possibile le situazioni nelle quali ci tro­viamo e siamo portati a comportarci ge­neralizzando gli eventi e cancellando molti particolari, rischiando però così di avere una visione distorta della realtà.

In questo senso è come se noi esseri umani fossimo macchine che creano la realtà nella quale vivono, perché sono le nostre convinzioni che generano le espe­rienze che facciamo e non il contrario.

Ogni giorno noi odontoiatri entriamo in contatto con pazienti che ci giudicano sulla base delle loro convinzioni e ne creano nuove in funzione della qualità della relazione che instauriamo con lo­ro. Esiste il rischio di trascurare gli ele­menti che i pazienti utilizzano, spesso inconsapevolmente, per creare giudizi e convinzioni e questo può accadere soprattutto nel corso della prima visita, quando ci giochiamo tutta la nostra credibilità e autorevolezza.

Il momento della prima visita è impor­tantissimo in quanto qualunque detta­glio contribuisce a rafforzare, confer­mare o indebolire le convinzioni del pa­ziente e a formare i giudizi che egli esprime sull’odontoiatra e il team. Alcune situazioni meritano una partico­lare attenzione e consapevolezza.

Le prime domande e l’ascolto
Nonostante il paternalismo sia stato sostituito da una reciprocità di rappor­to, la relazione tra odontoiatra e pa­ziente resta asimmetrica e richiede che sia l’odontoiatra a fare da guida. Ogni paziente rappresenta un mondo unico fatto di comportamenti abituali e con­vinzioni che è necessario conoscere per poterlo guidare responsabilmente.

Le prime domande sono indispensa­bili a instaurare un clima di fiducia e servono ad acquisire le informazioni fondamentali a motivare il paziente in modo personalizzato, perché solo co­noscendo le sue convinzioni si può essere in grado di suggerirgli il percor­so più adatto. Dal punto di vista prati­co può essere utile confrontarsi su pri­me domande generiche non esclusi­vamente attinenti alla sfera odontoia­trica, per sondare la disponibilità da parte del paziente a dare informazioni su se stesso.

Studi che hanno fatto scuola dimostra­no che la tendenza da parte dei medici a interrompere il paziente nel corso della prima visita è piuttosto spiccata e questo atteggiamento non consente di acquisire tutte le informazioni che inve­ce sarebbero utili per comprendere quali sono le sue convinzioni e i pro­grammi di comportamento abituali.

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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.10.2020.11




 
 
 
 
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